Tumore ovarico: si va verso un protocollo terapeutico personalizzato

Tumore ovarico: si va verso un protocollo terapeutico personalizzato

  • di Redazione
  • 13 Luglio 2020
  • Italia ed estero

Una nuova ricerca italiana che si sta svolgendo in Friuli Venezia Giulia curata dal Burlo Garofolo, Università di Trieste Dipartimento Scienze della Vita, Dipartimento Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute Anatomia Patologica, Centro Sociale Oncologico, OSARF, dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI), è stata pubblicata sulla rivista Cancers e prevede di ricreare in vitro le condizioni di coltura ottimali per coltivare le cellule di tumore ovarico in modo da studiare una cura personalizzata per ogni tipo di paziente.

Per assimilare le condizioni di coltura a quelle dell’organismo delle pazienti è opportuno far crescere le cellule su una matrice di acido ialuronico, in questo modo, le reazioni che si ottengono in vitro dalle cellule cancerose nei confronti del chemioterapico cisplatino e la risposta in vivo delle pazienti sottoposte allo stesso farmaco, il primo testato in questa ricerca, sono consistenti e paragonabili.

"Il tumore ovarico è chiamato anche ‘killer silenzioso’, perché in genere non dà sintomi evidenti se non in stadi avanzati. Da diversi anni, qui al Burlo Garofolo, stiamo investendo molto in ricerche interdisciplinari con gruppi di ricerca dell’IRCCS e dell’Università, per mettere a punto approcci nuovi e aumentare le percentuali di successo dei trattamenti. Ogni anno abbiamo circa 25-30 nuove pazienti con tumore dell’ovaio che necessitano di trattamenti mirati", ha indicato Giuseppe Ricci, direttore della struttura complessa, clinica ostetrica e ginecologica del Burlo Garofolo di Trieste e Università di Trieste.

Lo studio si inserisce nel Programma Operativo Regionale del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (POR FESR) del Friuli Venezia Giulia, con un progetto intitolato "Tecnologie innovative per la chemioterapia personalizzata". L’azienda promotrice del progetto, la I.R.S., ha trovato nel Burlo Garofolo il partner ideale per la sua realizzazione, anche se le sinergie coinvolgono altri partner importanti nella regione Friuli Venezia Giulia come il CRO di Aviano, il Dipartimento di scienze della vita e l’OSARF di ASUGI, e l’Alphagenics Biotech.

"Il tumore ovarico è così aggressivo anche a causa della formazione di cosiddetti ‘sferoidi’: agglomerati di cellule tumorali e di cellule sane che concorrono a diffondere il tumore in sedi distanti da quella principale. Le cellule tumorali si ‘nascondono’ in questi microambienti isolati, sfuggendo alle terapie. Ritrovare sferoidi nel liquido peritoneale, sede di metastasi, significa essere in presenza di uno stadio già avanzato", ha commentato Roberta Bulla, docente e ricercatrice di immunologia presso il Dipartimento di scienze della vita dell’Università di Trieste e co-coordinatrice dello studio.

I test in vitro, eseguiti da Chiara Agostinis del Burlo Garofolo e da Andrea Balduit del Dipartimento di scienze della vita dell’Ateneo giuliano, si sono focalizzati su questi agglomerati, coltivati sperimentalmente su diverse matrici. Solo in presenza di acido ialuronico è stata osservata la correlazione tra l’effetto del cisplatino in vitro, con le cellule che morivano, e in vivo, nella paziente che evidenziavano buone risposte al trattamento chemioterapico.

Inoltre, sull’acido ialuronico le cellule isolate dalle pazienti generavano sferoidi. Da qui la conclusione che l’acido ialuronico è un componente importante per mantenere in vitro le stesse caratteristiche che si osservano in vivo nella paziente. Poter automatizzare i test cellulari è il prossimo passo importante. Non a caso, nei laboratori del Burlo si stanno anche mettendo a punto macchinari innovativi con questo fine.

"Per ottenere l’automatizzazione dei test è importante disporre di condizioni colturali certe e affidabili. Una volta standardizzato questo aspetto e realizzato di conseguenza il macchinario, ne potranno beneficiare anche altri istituti, e in definitiva il sistema sanitario nazionale", ha dichiarato Giovanni Maria Severini che si sta occupando dello sviluppo del prototipo.