

Tumore ovarico: lo screening non riduce la mortalità
- di Redazione
- 25 Maggio 2021
- Italia ed estero
Quanto è importante la diagnosi precoce! E quando si tratta di tumore ovarico non è così semplice ottenerla. Già, perchè il killer silenzioso, come viene chiamato, è uno dei più difficili da diagnosticare e non esiste uno screening efficace che possa ridurre la mortalità. A confermarlo è uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet, in cui i ricercatori dell’University College di Londra hanno evidenziato i risultati di un’analisi durata 16 anni. Oltre 200mila donne (dai 50 ai 75 anni) sono state monitorate a cadenza annuale attraverso tre approcci: la semplice osservazione (nessuno screening), l’ecografia transvaginale e la sua combinazione con il dosaggio del Ca-125.
Risultato? La percentuale di casi di tumore ovarico è stata la stessa in tutti e tre i gruppi (1%); nel gruppo sottoposto ad ecografia transvaginale e dosaggio del CA125 le diagnosi in stadio iniziale sono state il 47% in più rispetto al gruppo non sottoposto a screening e quelle in stadio avanzato sono diminuite del 24,5%. Un risultato incoraggiante, perché queste diagnosi sono accompagnate da una più alta percentuale di guarigione, ma nonostante questo nessun test ha portato a una riduzione del numero dei decessi.
Purtroppo, come spiega Sandro Pignata, Direttore dell’Oncologia Medica Uro-Ginecologica dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli: "Anche i tumori al primo e al secondo stadio recidivano in una percentuale del 15-30%".
"È una malattia difficile - continua Pignata - e solo una diagnosi precocissima, che avvenga prima che il tumore si sviluppi, potrà portare a una riduzione della mortalità. Per questo credo che lo screening, se ci sarà in futuro, sarà di tipo molecolare, in grado cioè di evidenziare delle mutazioni chiave nelle cellule prima che si sviluppi il tumore vero e proprio."
Il tumore dell’ovaio rimane difficile da diagnisticare per l’assenza di sintomi specifici. I più frequenti sono il gonfiore addominale, la necessità di urinare spesso, la comparsa di fitte addominali. Meno comuni sono l'inappetenza, le perdite ematiche vaginali, le variazioni delle abitudini intestinali. Di fronte a un quadro così aspecifico, la conseguenza è inevitabile: 6 diagnosi di carcinoma ovarico su 10 avvengono quando la malattia è già in fase metastatica.