Tumore del polmone, prosegue la ricerca per i non fumatori

Tumore del polmone, prosegue la ricerca per i non fumatori

  • di Redazione
  • 4 Gennaio 2022
  • Italia ed estero

Uno studio statunitense, da poco pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Genetics, ha analizzato le caratteristiche genetiche del tumore al polmone aprendo la strada a nuovi trattamenti di maggiore precisione.
La ricerca si riferisce a 232 casi di cancro del polmone diagnosticati in persone che non avevano mai fumato. I campioni ottenuti sono stati analizzati dal punto di vista genetico e molecolare,  un tipo di indagine che finora  non era stata condotta in modo preciso dal punto di vista genomico.
"Sappiamo che la maggior parte dei tumori del polmone si presenta nei fumatori e che il fumo è un fattore di rischio noto per questa malattia, ma nel 10-20% dei casi anche nei polmoni di chi non ha mai fumato si può sviluppare un cancro" spiegano gli autori, coordinati da Maria Teresa Landi, del National Cancer Institute di Bethesda, negli Stati Uniti. 
Si tratta di uno studio di "whole-genome sequencing", o di sequenziamento completo del genoma di questi tumori, alla ricerca di caratteristiche specifiche che possano migliorare sia la diagnosi sia la terapia personalizzata.
I ricercatori hanno così identificato alcune "firme molecolari" tipiche di questa neoplasia e diverse da quelle che si osservano nei tumori del polmone dei fumatori, come gruppi di mutazioni legate a processi specifici, per esempio problemi nella riparazione del DNA. "Il risultato fornisce già importanti informazioni sui processi che portano allo sviluppo di questa malattia" dicono i ricercatori, che hanno messo in luce soprattutto processi di tipo endogeno, cioè che si verificano naturalmente nell’organismo.
Non solo! Il gruppo di ricercatori ha studiato tre diversi tipi di tumore del polmone nei non fumatori. Si va quindi dal "piano" per indicare i tumori con il numero più basso di mutazioni e a crescita lenta, al "mezzo-forte" nel quale si riscontrano amplificazioni specifiche e mutazioni del gene EGFR, e infine al "forte" nel quale l’intero genoma è duplicato.
"Stiamo imparando a conoscere e distinguere questi tre diversi sottotipi per i quali potrebbero essere utilizzate strategie mirate di prevenzione e trattamento" conclude Landi.