

Tre Parp inibitori possono rallentare la malattia nelle donne con un tumore ovarico avanzato
- di Redazione
- 5 Ottobre 2019
- Italia ed estero
Lo chiamano killer silenzioso perchè non presenta sintomi specifici e non è semplice avere una diagnosi precoce. Per questo, nella maggior parte dei casi, lo si scopre in fase avanzata. È il tumore all’ovaio, il sesto tumore più frequente nella popolazione femminile e con la più alta mortalità. Ma finalmente arriva la luce, un po’ di speranza, che è rappresentata dai Parp inibitori. Tre nuovi studi presentati al congresso annuale della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), svoltosi a Barcellona hanno dimostrato che i farmaci olaparib, niraparib e veliparib sono in grado di aumentare la sopravvivenza libera da progressione della malattia. Un risultato evidente sia nelle pazienti con la mutazione BRCA sia in coloro che non la presentano, anche se le prime hanno mostrato un beneficio maggiore.
Lo studio internazionale PAOLA, guidato da Isabelle Ray-Coquard dell'Università Claude Bernard Lyon (Francia) e pubblicato su Annals of Oncology, ha valutato la risposta di oltre 800 pazienti (con carcinoma ovarico in stadio avanzato con e senza mutazione) e gli effetti della combinazione dell’inibitore Parp olaparib associato al bevacizumab nella terapia di mantenimento dopo la chemioterapia.
Lo studio di fase PRIMA, condotto da Antonio Gonzalez, della Clinica Universidad de Navarra e pubblicato sul New England Journal of Medicine si è, invece, concentrato sul farmaco niraparib.
Infine, lo studio randomizzato VELIA, presentato da Robert Coleman dell'MD Anderson Cancer Center di Houston (Texas) e anch’esso pubblicato sul New England Journal of Medicine - ha mostrato come il trattamento iniziale con l’inibitore Parp veliparib, in combinazione con la chemioterapia a base di paclitaxel/carboplatin e somministrato poi come terapia di mantenimento, sia in grado di aumentare significativamente la sopravvivenza libera da progressione.