Prosegue la campagna di Aiom per garantire ai pazienti il diritto all’oblio oncologico

Prosegue la campagna di Aiom per garantire ai pazienti il diritto all’oblio oncologico

  • di Redazione
  • 22 Febbraio 2022
  • Italia ed estero

La campagna "Io non sono il mio tumore", promossa da Aiom, ha raccolto quasi ottomila firme in tutta Italia con l’obiettivo di ottenere una legge per il diritto all’oblio oncologico per evitare di dichiarare obbligatoriamente la propria malattia, cosa necessaria per molti servizi.

"In Italia, oggi, vivono 3,6 milioni di persone a cui è stato diagnosticato un tumore e circa 1 milione è guarito. Molti di loro subiscono, hanno subito o subiranno ingiustamente discriminazioni legate alla malattia", ha dichiarato Giordano Beretta, presidente della Fondazione Aiom.

"Siamo molto soddisfatti del numero di firme raggiunto in questi primi giorni perché sottolinea l’interesse delle persone verso questa legge. Per loro vogliamo impegnarci a ottenere l’approvazione della norma. Chi ha avuto una malattia oncologica si trova a vivere delle difficoltà nell’accesso ad alcuni servizi come richiedere mutui, prestiti, assicurazioni e adozioni. Per un ex paziente significa spesso fare i conti con il passato e con la patologia che si è lasciato alle spalle. Mentre un tempo il tumore era una malattia che dava poche speranze di sopravvivenza, oggi moltissime neoplasie sono curabili, e altre hanno un’aspettativa di vita lunga", ha commentato Beretta.

Diventa quindi fondamentale uniformarsi al resto d’Europa. "È necessario che il nostro Paese si unisca a quelli che hanno emanato la legge per il diritto all’oblio, garantendo ai suoi cittadini un futuro libero dallo stigma della malattia oncologica. Si tratta di una norma che permetterebbe all’ex paziente di non dichiarare la malattia, pratica oggi obbligatoria per la stipula di molti contratti e la richiesta di alcuni servizi", ha confermato Beretta.

Un paziente oncologico viene considerato guarito quando raggiunge la stessa attesa di vita della popolazione generale. Le tempistiche variano in relazione alle diverse neoplasie: meno di 5 anni per il cancro della tiroide, meno di 10 anni per il cancro del colon e il melanoma, oltre 15 anni per i tumori della vescica e del rene, linfomi non-Hodgkin (in particolare i linfomi a grandi cellule B o follicolari), mielomi e leucemie, soprattutto per le varianti croniche, intorno ai 20 anni per alcuni tumori frequenti, come quelli della mammella e della prostata, perché il rischio che la malattia si ripresenti, sebbene esiguo, si mantiene molto a lungo.

Ogni neoplasia ha diverse caratteristiche e richiede, anche in funzione della persona che ne è affetta, un diverso iter di terapie. Esistono tumori che possono essere curati in alcuni mesi, altri in pochi anni, altri ancora richiedono più tempo. Alcuni possono essere cronicizzati e garantiscono al paziente una qualità di vita quasi pari a chi non è malato. La legge per il diritto all’oblio permetterebbe di non considerare più paziente oncologico: chi ha avuto un tumore solido in età pediatrica, dopo 5 anni dal termine delle cure; chi ha avuto un tumore solido in età adulta, dopo 10 anni dal termine delle cure.

In Italia sono 3,6 milioni le persone che hanno avuto una diagnosi di cancro. Di questi, il 27%, circa 1 milione, può essere considerato guarito. Negli ultimi due anni Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo si sono attivati per dare vita alla legge che garantisca agli ex pazienti il diritto a non essere rappresentati dalla malattia e a non subire discriminazioni.

L’obiettivo dell’iniziativa è il raggiungimento di 100.000 firme, che verranno poi portate al presidente del Consiglio per chiedere l’approvazione della legge.