Le disuguaglianze sociali influiscono sulla mortalità per tumore

Le disuguaglianze sociali influiscono sulla mortalità per tumore

  • di Redazione
  • 9 Dicembre 2022
  • Italia ed estero

Se è vero che il tumore colpisce indipendentemente dal ceto e dal grado sociale le disuguaglianze socio-economiche influiscono nella mortalità del cancro.
Il rischio di morte aumenta al diminuire dello status socio-economico. Ad affermarlo è la prima mappatura delle disuguaglianze socioeconomiche nei tumori in Europa guidata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro IARC di Lione, che ha condotto un’analisi comparativa  tra i paesi europei su vari tipi di tumori.

Lo studio, apparso su The Lancet Regional Health – Europe, conferma e quantifica la correlazione tra differenze socioeconomiche e mortalità oncologica: «Diffondere questi dati è importante perché quantificano per la prima volta in maniera chiara l’importanza dei fattori sociali nello spiegare i pattern di cancro a livello individuale, nazionale e continentale, tema piuttosto trascurato rispetto ad altri più gettonati come ad esempio l’innovazione e le cure» commenta Salvatore Vaccarella, epidemiologo dei tumori allo Iarc e responsabile del lavoro che ha raccolto, analizzato e collegato i dati sulla mortalità dell'intera popolazione di diciotto paesi europei con dati relativi al livello di istruzione derivati dal censimento nel periodo 1990–2015. Purtroppo per l’Italia erano a disposizione del team di ricercatori solo i dati del Piemonte.

Dall’analisi emerge che il tumore che maggiormente risente in valore assoluto delle differenze socioeconomiche è il tumore del polmone, per il quale la probabilità di decesso negli uomini a bassa scolarità è superiore del 50% rispetto a chi ha un elevato livello di istruzione. Seguono il tumore del colon-retto, della faringe, dello stomaco e della cervice uterina.  

Lo studio mostra anche che per vari tipi di tumore per gli individui di alto livello socio-economico non fa molta differenza il Paese di residenza, avendo tutti una buona protezione dalla morte per cancro. Non si può dire lo stesso invece di chi appartiene a una classe svantaggiata, che ha un rischio di morire per questi tumori molto variabile da paese a paese. L’esempio più chiaro è quello del tumore alla cervice, dove «in alcuni paesi si vede bene che le differenze tra paesi sono in larga parte spiegate dall'alto livello di mortalità nelle donne di basso livello socioeconomico». Per esempio, mentre i tassi di mortalità di tumore della cervice per le donne con istruzione alta non sono mai superiori a 7 decessi per 100.000 donne in alcun paese Europeo, per le donne con istruzione bassa i tassi oltrepassano 40 morti per 100.000 in certi paesi dell’Europa dell’Est, arrivando a livelli simili a quelli di aree, tipo l’Africa Sub-Sahariana, con la più alta mortalità al mondo.

Una fetta considerevole di morti per cancro in Europa, circa il 32% negli uomini e il 16% nelle donne, e fino al 46% e al 24% nell'Europa baltica/centrale/orientale, è stata associata alle disuguaglianze di cui parliamo. Inoltre, anche se la mortalità per la maggior parte dei tipi di cancro sta diminuendo in tutte le fasce di popolazione, lo fa in misura inferiore tra i meno istruiti.  

Quali sono le ragioni? L’epidemiologo ricorda che «gli effetti di salute delle differenze socioeconomiche si spiegano con la maggior esposizione a fattori di rischio per il cancro, ma anche con la minore disponibilità e accesso alla diagnosi precoce, a programmi di screening e a trattamenti efficaci, progressivamente man mano che diminuisce il livello socioeconomico e con particolare impatto per le fasce più deboli della popolazione».

L’Italia, come altri paesi Mediterranei, sembra soffrire meno delle disuguaglianze sociali nei tumori. «I paesi dell'Europa meridionale se la cavano piuttosto bene, per motivi – non molto chiari ma – certamente non per le politiche sociali o sanitarie egualitarie, che non sono particolarmente forti in questi paesi.».