La mortalità per tumore ovarico, diminuita del 3% negli ultimi due anni

La mortalità per tumore ovarico, diminuita del 3% negli ultimi due anni

  • di Redazione
  • 7 Marzo 2019
  • Italia ed estero

Il Ministero della Salute ha confermato che la mortalità per le pazienti colpite da tumore dell’ovaio ha subito una diminuzione del 3% negli ultimi due anni.

Un dato sicuramente confortante visti gli scenari drammatici del killer silenzioso ma che sarebbero destinati a migliorare se l’accesso al test BRCA fosse garantito a tutte le pazienti.

La Fondazione Aiom e le società scientifiche si battono affinchè tutte le pazienti abbiano accesso a questo percorso e non solo il 65% delle donne, superando tutte le attuali divergenze regionali con costi e rimborsabilità che variano a seconda della località.

Lo scorso anno il tumore dell’ovaio ha causato in Italia 5.200 nuovi casi, l’80% dei quali individuati in fase avanzata. Questa patologia rappresenta la quinta causa di morte per cancro nelle donne tra i 50 e i 69 anni di età in Italia, anche se la mortalità è diminuita.

Nel 2015 sono stati 3.186, nel 2013 ne erano stati registrati 3.302, con un calo appunto del 3% in due anni. Merito di terapie sempre più efficaci, che permettono di controllare la malattia anche nello stadio metastatico. Tra queste, i farmaci inibitori di PARP, oggi utilizzabili sia nelle pazienti BRCA mutate che non mutate.

"Le armi contro il tumore dell’ovaio spaziano dalla chirurgia alla chemioterapia fino alle terapie mirate, in cui rientrano gli inibitori di PARP. Conoscere lo stato mutazionale dei geni BRCA è sempre molto importante ed il test dovrebbe essere effettuato su tutte le pazienti al momento della diagnosi per poter definire le migliori strategie terapeutiche e iniziare il percorso familiare che potrebbe permettere l’identificazione di persone sane con mutazione BRCA, nelle quali impostare programmi di sorveglianza o di chirurgia per la riduzione del rischio di sviluppare il tumore ovarico. Ma, ancora oggi, non tutte le pazienti che dovrebbero essere sottoposte al test BRCA lo eseguono", ha dichiarato Fabrizio Nicolis, presidente Fondazione AIOM.

Se il tumore è confinato all’ovaio, la sopravvivenza a cinque anni raggiunge il 90%, mentre scende al 15-20% negli stadi avanzati. Circa il 20% delle neoplasie ovariche è ereditario, cioè causato da specifiche mutazioni genetiche. Quindi, una mutazione di BRCA1 e BRCA2 determina una predisposizione a sviluppare il tumore più frequentemente rispetto alla popolazione generale.

Per questo motivo quattro società scientifiche, AIOM, SIGU (Società Italiana di Genetica Umana), SIBioC (Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica) e SIAPEC-IAP (Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia Diagnostica), hanno firmato le ‘Raccomandazioni per l’implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma ovarico e nei familiari a rischio neoplasia’. Al loro appello si aggiunge anche quello dei pazienti.

"Chiediamo che le morti evitabili delle donne BRCA positive si avvicinino allo zero, attuando quanto suggerito dalla comunità scientifica internazionale e ribadito nel Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018. È importante che queste alterazioni genetiche siano individuate tempestivamente con possibilità di accesso al test uniformi sul territorio nazionale e percorsi dedicati. È inoltre essenziale che la presa in carico delle persone sane e delle pazienti BRCA mutate avvenga in centri altamente specializzati. Prima di decidere se sottoporsi al test, la donna deve essere adeguatamente informata delle eventuali conseguenze dell’esame, con un immediato supporto psicologico", ha dichiarato Ornella Campanella, presidente di ABRCAdaBRA Onlus.

Attualmente, il trattamento delle forme precoci è chirurgico, ma, di fronte a un rischio di recidiva del 25-30%, in molti casi viene prescritta una terapia chemioterapica precauzionale, dopo l’intervento. "Il 70-80% delle pazienti affette da neoplasia ovarica in stadio avanzato presenta una recidiva entro i primi due anni dal termine del trattamento. Da un lato vi sono i farmaci antiangiogenici che impediscono al tumore di sviluppare i vasi sanguigni che ne permetterebbero la crescita. Dall’altro lato, sono disponibili gli inibitori di PARP, efficaci sia nelle pazienti che presentano la mutazione dei geni BRCA che in quelle che ne sono prive. L’utilizzo di questi farmaci nel trattamento delle recidive di carcinoma ovarico ha prolungato in modo significativo l’intervallo libero da progressione della malattia. Queste molecole, inoltre, hanno il grande vantaggio di essere disponibili in formulazione orale e sono ben tollerate. Sono in corso studi molto promettenti che stanno valutando l’efficacia degli inibitori di PARP anche in prima linea, dopo l’intervento chirurgico, ed uno di questi ha già reso disponibili i risultati", ha confermato Domenica Lorusso, ginecologa oncologa presso la Ginecologia Oncologica, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma.

Tornando al tumore ovarico sono poche le strategie efficaci per prevenirlo ma tra i fattori protettivi sono indicati la multiparità, l’allattamento al seno e un prolungato impiego di contraccettivi orali. "Donne con pregresse gravidanze multiple presentano una riduzione del rischio di circa il 30% rispetto a coloro che non hanno partorito. Una recente indagine ha dimostrato che l’uso prolungato di anticoncezionali riduce il rischio di incidenza di tumore ovarico nella popolazione generale, in particolare nelle donne portatrici di mutazione dei geni BRCA", ha spiegato Valentina Sini, oncologa presso il Centro Oncologico ‘Santo Spirito-Nuovo Regina Margherita’ ASL Roma 1.

E come ricorda sempre Mai Più Sole "l’informazione è la prima forma di prevenzione", lo dimostra anche lo studio "Every Woman", promosso dalla World Ovarian Cancer Coalition, condotto su 1.531 pazienti di 44 Paesi che ha evidenziato che in Italia, prima della diagnosi il 56,5% delle donne non aveva mai sentito parlare di questa neoplasia e solo il 65,2% è stato sottoposto al test genetico. Per sensibilizzare i cittadini sulla malattia e sull’importanza di accedere al test, Fondazione AIOM ha pubblicato un Quaderno informativo, realizzato con il supporto non condizionato di Clovis Oncology. Questa pubblicazione, che segue le Linee Guida AIOM sul tumore dell’ovaio aggiornate nel 2018, si inserisce in una strategia complessiva di sensibilizzazione sulle diverse neoplasie che include 30 Quaderni indirizzati ai cittadini, tra i quali anche l’opuscolo su ‘Test BRCA e prevenzione del carcinoma ovarico’. Un invito alle donne a non sottovalutare i sintomi iniziali per non arrivare alla diagnosi quando la malattia è in fase già avanzata.