L’attività fisica è una fortissima medicina contro il cancro

L’attività fisica è una fortissima medicina contro il cancro

  • di Redazione
  • 9 Gennaio 2019
  • Italia ed estero

L’esercizio fisico è ormai visto come una terapia per migliorare la prognosi per alcuni tipi di tumori e un salutare modo di contrastare gli effetti collaterali dei farmaci che tendono a indebolire il corpo.

Per chi è stato operato di tumore, trenta minuti di esercizio al giorno aumentano le probabilità di sopravvivenza oltre a contrastare il rischio di recidiva. La scienza non è ancora in grado di stabilire se questo sia vero per tutti tipi di tumore anche se ormai è assodato che sia assolutamente salutare per chi è stato operato di tumore al colon, alla prostata e al seno.

Sia l'American Cancer Society, sia l'American College of Sport Medicine, sia il National Comprehensive Cancer Network Guidelines for Survivorship infatti forniscono ormai da anni ai medici indicazioni su esercizi alternativi da introdurre nei piani terapeutici.

"Sappiamo già da tempo che l'attività fisica è in grado di avere un effetto quasi equivalente a un trattamento precauzionale, come quello ormonoterapico per il carcinoma della mammella o chemioterapico per il cancro del colon. Quanto detto vale soprattutto per la riduzione del tasso di recidive nei pazienti operati, sebbene stiano cominciando a emergere dati sulla malattia metastatica. In questo caso, però, è più difficile capire se l’attività fisica migliori realmente la sopravvivenza o se i pazienti che stanno meglio, e che quindi avranno una maggiore sopravvivenza, sono quelli che fanno più movimento. Va certamente sottolineato che l'attività fisica non può in alcun modo sostituire le terapie, ma oggi i medici non possono prescrivere un trattamento e tralasciare di dire che l'esercizio gioca una grande ruolo: sono due aspetti della cura", ha dichiarato Giordano Beretta, Segretario nazionale dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e Responsabile dell’Oncologia Medica di Humanitas Gavazzeni a Bergamo.

Da uno studio effettuato dall'Health Professionals Follow-Up Study (uno studio di popolazione condotto dall'Harvard School of Public Health), dopo la diagnosi, gli uomini che praticano un'attività fisica intensa per tre ore a settimana vedono la probabilità di morire di cancro alla prostata ridursi di ben il 61%, rispetto a chi si allena per meno di un'ora a settimana.

Tesi confermata anche al meeting annuale dell'American Association for Cancer Research, in cui sono stati presentati i dati di un'ampia ricerca epidemiologica (condotta su una coorte di oltre 10 mila uomini) in cui è risultato che gli uomini più attivi (prima e dopo la diagnosi) hanno avuto una mortalità inferiore del 34% rispetto ai meno inclini all'attività fisica.  

Per quanto riguarda il colon-retto, al Gastrointestinal Cancers Symposium a San Francisco è stato presentato un ampio studio clinico su oltre 1.200 pazienti con tumore in fase metastatica, condotto dal Brigham & Women’s Hospital di Boston. La mortalità è risultata ridotta del 19% e la progressione della malattia del 16% nei pazienti che sono riusciti a sostenere 30 minuti di attività fisica moderata (passeggiate, pulizie domestiche o giardinaggio) al giorno.

I dati indicano quindi che più tempo si sta in movimento, più i benefici sembrano aumentare: nei pazienti che hanno dedicato all'attività fisica cinque ore o più a settimana, la mortalità si è ridotta del 25%.

Questa tesi è stata ampliamente studiata e confermata nel 2012 dal Journal of the National Cancer Institute che aveva pubblicato una meta-analisi su 27 studi osservazionali che mostravano un'associazione tra attività fisica e riduzione della mortalità per il tumore al colon-retto (circa 52 mila nuovi casi ogni anno in Italia) e al seno (circa 50 mila donne colpite ogni anno in Italia).

Risultati confermati anche da un'altra meta-analisi pubblicata nel 2014 su Annals of Oncology. Per il carcinoma della mammella, però, va fatta una distinzione: l'esercizio regolare ridurrebbe il rischio di recidiva di ben il 50% nelle donne con tumori ormono-dipendenti (le cui cellule, cioè, presentano un alto numero di recettori per gli estrogeni), ma di appena il 9% nelle donne con tumori che non presentano questa caratteristica.

Tutti gli studi condotti hanno concordato nell’indicazione che l'attività fisica ha un effetto positivo su molte condizioni: riduce la fatigue (un effetto collaterale della chemio e della radioterapia), la nausea e gli stati di ansia, migliora il tono dell'umore, aumenta l'autostima oltre ad agire sul senso di benessere fisico e psicologico, con particolare importanza per le donne operate di tumore al seno, in quanto se frutto di un’attività mirata, può aiutare a contrastare l'osteoporosi (conseguenza delle terapie endocrine) e a prevenire il linfedema.

Le ricerche hanno inoltre confermato l'importanza dell'esercizio fisico per la prevenzione dei tumori. Il National Cancer Institute statunitense ha pubblicato su JAMA Internal Medicine la sua tesi definitiva, secondo cui lo sport abbatte il rischio di ammalarsi di almeno 13 tipi di tumore: adenocarcinoma dell'esofago, tumore del fegato, del polmone, del rene, dello stomaco a livello del cardias, dell'endometrio, leucemia mieloide, mieloma, di tumore del colon, di tumori della testa e del collo, del retto, della vescica e della mammella.