Il talco non favorirebbe lo sviluppo del tumore ovarico

Il talco non favorirebbe lo sviluppo del tumore ovarico

  • di Redazione
  • 10 Aprile 2017
  • Italia ed estero

Dal 1982 si è diffusa la credenza di una stretta relazione tra il talco usato sulle parti intime e lo sviluppo del tumore ovarico. Almeno venti studi, tra cui il primo caso-controllo di un ricercatore di Boston, hanno cercato di dimostrare, senza peraltro riuscirci, l’associazione tra talco e carcinoma ovarico, l’ultimo dei quali è stato pubblicato nel dicembre del 2015.  

Attraverso questa ricerca, che ha coinvolto un campione di 2000 donne sane e 2000 donne con tumore ovarico, si è notato che nelle donne che avevano usato il talco sulla zona genitale durante un lungo periodo si era evidenziato un aumento del 30% del rischio di contrarre il carcinoma. Questo rischio inoltre si evidenziava maggiormente nelle donne in premenopausa e nelle donne in post-menopausa che assumevano una terapia ormonale sostitutiva. Secondo lo studio, il talco sarebbe in grado di risalire dai genitali esterni sino alle tube e alle ovaie causando infiammazioni croniche considerate una concausa del tumore.

Sarebbe quindi solo il suo uso diretto sui genitali, tamponi o assorbenti e non l’uso del talco in sé a scatenare questa reazione. C’è da aggiungere però che il limite degli studi caso-controllo è da attribuirsi alla tendenza da parte delle donne affette da carcinoma ovarico a utilizzare il talco in eccesso rispetto ai controlli.

Per questo motivo anche i due studi prospettici, il Nurse’s  Health Study Women’s Health Initiative (WHI), non hanno confermato la correlazione tra carcinoma ovarico ed utilizzo di talco. Nel 2006 la International Agency for Research on Cancer (IARC) ha definito la correlazione tra talco e carcinoma ovarico possibile e non probabile, ne’ tanto meno certa, sfatando quindi il falso mito, che non avrebbe quindi nessuna solida base scientifica. Otto anni dopo, nel 2014, l’American Cancer Society (ACS) ha manifestato la necessità di ulteriori studi al riguardo dichiarando che, se anche esistesse un rischio, questo è sicuramente di piccola entità; una posizione rimasta tale anche alla luce dell’ultimo studio pubblicato nel dicembre del 2015.

Fonte: Acto Onlus