

Il blocco dell’angiogenesi migliora la prognosi per la recidiva del cancro ovarico
- di Redazione
- 23 Luglio 2018
- Italia ed estero
Lo studio internazionale indipendente MITO16b, coordinato dai ricercatori italiani dell’Istituto Tumori di Napoli IRCCS "Fondazione G. Pascale" ha riscontrato che le pazienti che presentano, anche in fase avanzata, il tumore ovarico hanno importanti vantaggi e benefici dal blocco dell’angiogenesi, che consiste nella moltiplicazione dei vasi sanguigni che alimentano il tumore.
La ricerca è stata presentata in questi giorni al Congresso della Società Americana di Oncologia Medica – ASCO e ha riscontrato che il vantaggio viene recepito dalle pazienti che sono già state sottoposte a una terapia di questo tipo.
"I dati ci dicono che aggiungere l’antiangiogenetico bevacizumab alla chemioterapia in pazienti con recidiva che avevano già ricevuto questo farmaco come primo trattamento migliora l’efficacia della terapia. Un miglioramento che si misura in una più lunga sopravvivenza libera da progressione della malattia e in un rischio di progressione dimezzato", ha affermato il Dottor Sandro Pignata, responsabile dello studio.
L’importante ricerca è frutto della stretta collaborazione tra centri italiani e stranieri. In campo italiano, il Multicenter Italiana Ovarian Cancer (MITO), gruppo cooperativo che riunisce oltre 80 centri su territorio nazionale, e che si è occupato di coordinare lo studio, si è unito al gruppo Mango, che ha come centro principale l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. A questi si sono associati centri di Francia, Svizzera e Grecia, per un totale di 405 pazienti arruolate.
Lo studio MITO è stato inserito nella sezione 'Best of ASCO', che raccoglie i migliori studi presentati al Congresso, viste le importanti ricadute sulla vita delle pazienti. I dati Mito16b sono stati talmente importanti da far decidere di modificare lo standard di cura in molti Paesi anche se tra questi ancora non figura l’Italia.
"Purtroppo nel nostro Paese il farmaco è approvato per il trattamento del tumore dell’ovaio in prima o in seconda linea ma solo nelle pazienti che non lo abbiamo assunto in precedenza. Per poter continuare a usare la terapia antiangiogenetica e ri-trattare le pazienti il farmaco dovrebbe essere inserito nell’elenco previsto dalla legge 648, fra i farmaci di uso consolidato per cui è consentito l’utilizzo anche in assenza di indicazione specifica", ha ribadito il Dottor Sandro Pignata.