

Il 93% delle pazienti operate di tumore al seno chiede più cure dopo l'intervento
- di Redazione
- 2 Dicembre 2021
- Italia ed estero
Il 93% delle pazienti con tumore del seno valuta positivamente l'estensione della terapia adiuvante, cioè successiva alla chirurgia, per ridurre il rischio di recidiva. Gli oncologi indicano infatti che una donna su cinque ha una ricaduta, per questo le terapie adiuvanti devono essere rinforzate.
Oltre l’80% teme i ritardi nella disponibilità in Italia di nuovi trattamenti in grado di migliorare la sopravvivenza. Questo è il risultato di un sondaggio condotto su circa 130 pazienti sull'assistenza sanitaria nel post Covid, presentati nell'ambito di un progetto di sensibilizzazione sulla terapia adiuvante, realizzato con il supporto incondizionato di Pierre Fabre.
"Ogni anno, in Italia, quasi 55 mila donne ricevono la diagnosi di tumore della mammella, la neoplasia più frequente in tutta la popolazione. La terapia adiuvante della malattia radicalmente operata può essere considerata uno dei maggiori successi in oncologia negli ultimi trent'anni. Anche grazie a questa, infatti, nonostante il costante aumento dei casi, la mortalità è diminuita del 6,8% rispetto al 2015", spiega Francesco Cognetti, presidente della Fondazione Insieme Contro il Cancro.
I trattamenti adiuvanti vengono proposti in base allo studio del singolo caso. Nelle pazienti con tumori caratterizzati da iperespressione della proteina HER2, il trattamento adiuvante con la chemioterapia, la terapia ormonale e un anno di terapia biologica rappresenta lo standard di cura.
"Questo ha migliorato la sopravvivenza, rendendo la malattia HER2 positiva guaribile nella grande maggioranza delle pazienti, ma non hanno eliminato il rischio di un ritorno del tumore, che avviene in circa un caso su 5. Quindi in questa popolazione, c'è un forte bisogno clinico insoddisfatto di ridurre il rischio di ricadute, di progressione e di morte. La maggior parte delle recidive ha un decorso inevitabile verso la malattia metastatica. Ecco perché il potenziamento delle terapie adiuvanti è l'unica via per ridurre le possibilità di ricaduta. Studi recenti hanno dimostrato che farmaci innovativi, aggiunti alle terapie standard in quel 15-20% delle pazienti non ancora guarite, sono in grado di ridurre ulteriormente le recidive a distanza a 5 anni", ha concluso Cognetti.