Asco 2017: le novità sul tumore ovarico

Asco 2017: le novità sul tumore ovarico

  • di Redazione
  • 7 Giugno 2017
  • Italia ed estero

Il prestigioso meeting annuale dell’ American Society of Clinical Oncology si è chiuso ieri

Si è chiuso ieri a Chicago il meeting annuale dell’ American Society of Clinical Oncology (ASCO), giunto alla sua 53° edizione. Erano presenti oltre 30.000 studiosi e migliaia di studi scientifici. Si è parlato di tumore ovarico e della nuova frontiera raggiunta dai farmaci anti- Parp e di un'interessante novità. Le Parp (poli ADP ribosio polimerasi ) sono delle proteine che riparano i danni al DNA attraverso diversi meccanismi molecolari che sono anche responsabili dei processi di apoptosi ovvero la morte cellulare programmata. Per le donne che portano una mutazione nei geni BRCA, l'arrivo di un nuova classe di farmaci, i Parp inibitori, ha rappresentato una rivoluzione anche se tale trattamento non sembra essere la migliore terapia per tutte le pazienti.

"Nel 2014, l'Organizzazione mondiale della sanità e l'International Federation of Gynecology and Obstetrics (FIGO) hanno pubblicato una nuova classificazione dei tumori dell'ovaio, in due gradibasso e alto – ed è importante che i medici riconoscano questa distinzione, perché i due tipi rispondono in maniera diversa alla chemioterapia", ha specificato Elise C. Kohn del National Cancer Institute durante una sessione educazionale del meeting. "Quelli di alto grado rappresentano circa il 70% dei casi: le caratteristiche biologiche includono mutazioni del gene TP53 e instabilità genomica. Questi tumori rispondono bene alla chemioterapia. Altri trattamenti possono includere terapie anti-angiogeniche, farmaci che inibiscono la riparazione del Dna (come i Parp inibitori) e la radioterapia. Per quelli a basso grado e per tutti gli altri sottotipi, invece, non sono ancora stati validati trattamenti specifici".

"Le cellule del tumore non vivono isolate, ma fanno parte di un ecosistema complesso e robusto che si modifica in risposta alle terapie target", ha spiegato Gordon B. Mills, dell'University of Texas MD Anderson Cancer Center, "l'intero ambiente intracellulare si adatta allo stress causato da queste terapie e trova una via alternativa".

Un interessante studio presentato all'Asco è Inovatyon (INternational OVArian cancer patients Trial with YONdelis) che coinvolge 598 pazienti in tutta Europa.  "E’ uno studio di strategia terapeutica, per capire la capacità della trabectedina nell’aumentare la sensibilità alla tradizionale chemioterapia con il platino. L’obiettivo è dare una risposta alle donne che oggi recidivano e che noi vogliamo portare a una maggiore sopravvivenza", spiega Nicoletta Colombo, Direttore Programma Ginecologia Oncologica dello IEO in occasione del Congresso Americano di Oncologia (ASCO).  "La trabectedina ha la caratteristica unica di non avere una tossicità cumulativa, e questo la differenzia da altri chemioterapici, che vanno sospesi dopo un po’ perché non vengono più sopportati, l’alternanza della combinazione con trabectedina consente di 'smaltire' le tossicità delle terapie precedenti e potrebbe incrementare l’efficacia antitumorale della strategia terapeutica. Inoltre questo trattamento non dà neuropatia e non fa perdere i capelli", aggiunge Colombo.

Lo studio intende dimostrare l'efficacia della trabectedina, una molecola che deriva da un piccolo organismo invertebrato marino, al fianco del platino in modo da migliorare gli effetti della chemioterapia standard e quindi aumentare gli anni di vita e anche la qualità di vita delle pazienti. "La trabectedina si è rivelata efficace e ben tollerata, anche per periodi molto lunghi e ad oggi il suo utilizzo rappresenta un’opzione strategica nella terapia del cancro ovarico recidivante", specifica Domenica Lorusso, dirigente medico primo livello alla fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori di Milano.