Una caramella gialla

Una caramella gialla

  • di Redazione
  • 9 Luglio 2018
  • Testimonianze

Vi proponiamo un nuovo racconto della nostra amica Fausta, paziente dell'Ospedale Businco di Cagliari, che parla dell'attesa e i pensieri prima delle visite.

Cari amici e amiche che leggete questa pagina, è una bellissima mattinata di Giugno quando alle ore 07.30, l’ingresso del Businco, noto Ospedale oncologico di Cagliari, mi spalanca le sue braccia. Prendo l’ascensore per il quinto piano: è un movimento – ora lo so- che apre un confine: dentro e fuori. Fuori ho lasciato lo stormire delle foglie, i rumori di strada, il vocio degli ambulanti, gli sgargianti colori di questa primavera, ormai quasi Estate e i loro profumi. Dentro trovo delle sedie e tante persone davanti a due grandi schermi.

Mi siedo e aspetto che sul dispay compaia il mio numero e questo identificarmi con un numero mi da l’impressione di essere in una bolla vuota … E’ la seconda volta, dopo l’intervento che mi ha portato via la "prima culla dei miei figli", che vengo per il trattamento chemioterapico; mille pensieri passano veloci nella mia mente: alcuni sono positivi come i camici bianchi dei medici che vedo circolare nel piano, altri neri come le bandane sul capo di tante donne che come me si trovano a vivere la malattia.

In sottofondo ai miei pensieri la voce dei parenti che cercano di sostenere i propri cari con frasi scherzose ma il cui tono trasmette il dubbio e la paura che non può non accompagnare un essere umano che assiste inerte al dolore di chi ama … Il prima e il dopo, lo stare dentro e lo stare fuori: ora mi sono ben chiari nella loro differenza. Cerco di non permettere alla tristezza di invadere il mio cuore: guardo i disegni sulle pareti, accetto una caramella gialla data con gentilezza da una volontaria, arriva anche il carrello con le riviste ma … nonostante tutti questi "gesti" gentili la situazione mi ricorda una bolgia dantesca dove regna il dolore e la mortificazione.

Il tempo passa lento, siamo in tanti ad aspettare e mi rendo conto che il lavoro del personale è immenso e tanto difficile: i medici leggono faldoni e parlano con semplicità e dolcezza comprendendo che dietro quella cartella clinica esiste una persona il cui destino ha riservato un tragitto difficile da accettare soprattutto quando si è tanto giovani con bambini piccoli come la signora vicino a me che mi parla di se' e delle domande che il figlio di 4 anni le ha fatto quando ha visto che non aveva più i capelli … Ciascuno, di noi pazienti, ha un bimbo interiore spaventato da rassicurare.

Capisco che in questo momento devo riscoprire le mie risorse interiori ma mi sento debolissima e l’unica cosa che posso fare e riorganizzare il mio pensiero: devo cercare di "amarmi". Ho letto tanti libri sull’argomento ma, vi confesso, la pratica è sempre tanto difficile soprattutto ora che mi sembra che nulla abbia senso … So però da dove partire: da quella bambina piccola che ero e che oggi mi chiede di ascoltarla … Un forte abbraccio a tutti coloro che come me condividono questo difficile percorso e un grazie speciale a chi cerca di alleviarlo con un sorriso, una parola gentile o una caramella gialla …

Fausta Giorgia Mascia