L'unione fa la forza

L'unione fa la forza

  • di Redazione
  • 18 Luglio 2019
  • Il peso della determinazione

Ritorna l'imperdibile appuntamento bisettimanale del giovedì con la rubrica "Il peso della determinazione" curata da Sonia Aresu

L'avere avuto un tumore mi ha permesso di osservare  le tantissime dinamiche e le emozioni che si innescano attorno ad esso a distanza di tempo. Dal momento della comunicazione della diagnosi, come ho scritto più volte nei racconti precedenti, che è stato uno shock, come una doccia fredda, un momento in cui ho perso completamente la lucidità, alla gioia nel sapere che il tumore era sparito. È una sensazione che accomuna tanti quella di vivere un incubo, penso sia un meccanismo di autodifesa del cervello per cercare di razionalizzare più lentamente lo spavento. Dopo aver accusato il colpo, sono rimasta come una spettatrice passiva davanti allo scorrere della vita, ferma ad osservare e capire come reagivano gli altri alla notizia del mio male. Ho ancora davanti le facce dei miei cari, terrorizzate ma allo stesso tempo, pieni di affetto cercando di celare lo spavento con delle parole rincuoranti. Non avrei voluto apparire malata davanti ai loro occhi, non lo sopportavo,  non avrei mai voluto chiedere aiuto ma l'ho fatto ed avrei voluto continuare una vita normale ma le energie non erano al top ed ho per forza dovuto rallentatare. Ho sofferto molto per gli altri che mi vedevano stare male, certe volte, ho pure finto di star bene per non destare preoccupazione.

In tutti questi anni ho conosciuto tantissime persone che combattevano contro un tumore e altrettante persone al loro fianco.  Ho vissuto sia la parte della paziente che la parte di chi sta affianco, sono due ruoli molto complessi ma l'essere impotenti davanti alla sofferenza altrui è uno tra i dolori più atroci che si possano provare. Ho visto madri sorridere alle proprie figlie spingendole su una carrozzina, mariti e mogli coccolare il proprio compagno di vita tenendolo per mano e figli imboccare i propri genitori. La malattia non si combatte da soli ma insieme a tantissimi angeli custodi in carne ed ossa ed è proprio vero che l'unione fa la forza. Bisogna ritenersi fortunati ad avere attorno persone che ci sostengono, pronte ad afferrarci quando si sta per cadere. Non smetterò mai di ringraziare, uno per uno, chi c'è stato quando ho avuto bisogno, perchè credo che da sola sarebbe stato quasi impossibile. Mi si stringe il cuore nel pensare a quanti sono costretti a vivere la malattia in solitudine, solamente con le proprie forze. Non è semplice stare accanto ad una persona che soffre, molti  infatti non riescono e cadono in depressione o si allontanano a loro volta. È molto difficile ma farsi coraggio a vicenda e lottare a prescindere dal risultato,  è una tra le dimostrazioni d'amore più belle di sempre.