

Quell'abitudine a cui non ci si abitua mai
- di Redazione
- 9 Maggio 2018
- Il Diario di Rosy ... Abbi cura di splendere
Ritorna l’ appuntamento del mercoledì con la rubrica curata da Rosalbina Gencarelli
Non ci si abitua mai all’attesa dei controlli: è tutto vivido come gli esami prima dell’ incontro col signor mostro. Ho vissuto i tre mesi successivi alla fine della chemioterapia con ansia, paura e sgomento. Dopo aver ritirato i primi risultati ho letto e riletto l’esito valutando, più volte, che non fosse sfuggito nulla ai medici che leggevano. Sono negativi, ma sono stata felice di poter respirare, ma con quell’assurdo pensiero: "Ora, per un po’, trascorro i miei giorni serena, si fa per dire". Che dolore vivere a scadenza col tempo degli esami o dei sintomi che sento nuovi sotto la pelle. Ma nonostante ciò sono grata alla vita, al Signore e anche un po’ a me stessa che sopporto con dignità questo orrore. E’ incredibile la gioia di camminare con il capo scoperto con i miei capelli che stanno prendendo forma. E’ come se fossi morta e rinata tenendo gli occhi vigili su ciò che mi capita attorno, impotente nel percepire gli organi andati via. Perchè alla fine, noi , quelle malate, facciamo la guerra reagendo a tutto questo e sopportando il peso, che almeno per me, in un anno si è preso 90% di tutto ciò che ero. Ora sono come le bambine che aprono gli occhi alla vita meravigliandosi di come sia bello mangiare un gelato al latte di riso. Un anno fa, proprio nel mese di maggio, iniziò questo cammino. Come avrei voluto quella bacchetta magica che sognavo da bambina e andare indietro nel tempo, sentirmi dire che tutto va bene, che il tumore è benigno, ma non si può e con ciò alzo la testa al cielo e vado avanti