

Il giorno della tac
- di Redazione
- 29 Agosto 2018
- Il Diario di Rosy ... Abbi cura di splendere
Ritorna l’appuntamento del mercoledì con la rubrica curata da Rosalbina Gencarelli
Il giorno in cui eseguo la tac mi presento in ambulatorio tra le mie ansie e la mia strana tranquillità che ho tutte le volte in cui devo sostenere un esame. Il "tubo" che viene impiegato per l’analisi non cambia, la stanza nemmeno, così come chi mi assiste. Ma sono io ad esser sempre diversa, ogni volta più consapevole e più impaurita. Quando sono sotto il macchinario oltre a trattenere l’aria prego molto, sto attenta a ogni movimento dell’apparecchio e noto se si sofferma per più tempo su una parte del corpo. Tutto finisce velocemente: una dottoressa dovrebbe dire che l’esame è andato bene in attesa del referto. Il giorno in cui ho eseguito l’ultima tac la strada del ritorno a casa non è stata molto piacevole: ho rimesso, non mi era mai capitato e ho ritrovato il corpo cosparso di puntini rossi. Risultato? Pronto soccorso e allergia al liquido di contrasto. Queste sono le turbolenze che riaprono il varco generato da quanto sia difficile accettare il tumore: tutto questo è troppo per la mente umana. Ma come si fa? Un pianto, un sospiro e vado in apnea aspettando l’esito della tac come chi aspetta la libertà.