Il morso della vipera

Il morso della vipera

  • di Redazione
  • 15 Ottobre 2018
  • I Mille Colori di Fausta

Ritorna l’appuntamento del lunedì con la rubrica curata dalla nostra amica Fausta Giorgia Mascia

L'Estate sta aprendo la porta all'Autunno. Questo comporterà giornate più corte, più grigi, colori smorti. Certo l'aria è ancora calda e forse fino ad Ottobre ci saranno ancora belle giornate di Sole ma… già vedo le mie uscite diradarsi: un giorno per un temporale, l'altro per un ventaccio e poi, piano piano, le giornate gradevoli cederanno il passo al freddo più intenso, con me più fragile ed esposta "a beccarmi malanni".

Sto apparecchiando con cura la tavola: ci tengo! Ora le piccole cose di ogni giorno le sbrigo con notevole calma: è una conseguenza del periodo peggiore, quello della diagnosi, il dolore della ferita che rimarginava, l'inizio dell'incubo. Il rituale di apparecchiare, stendere, controllare la posta, farmi la doccia, ed altre tante "piccole cose" che negli anni trovavo monotone e ripetitive ora le apprezzo. Gradisco la routine, la prevedibilità, detesto invece gli imprevisti, che spesso sono sgradevoli "figli" della mia malattia. È così bello e riposante fare le cose con calma! Le care vecchie abitudini, il mio ruolo di madre, di moglie, senza strafare. Ora davanti all'evidenza mi arrendo e so che qualcosa non va e sto curandomi perché vada bene. Momenti sereni si alternano a giornate tristi nelle quali trovo sfogo col pianto e con la preghiera. Mentre sistemo i tovaglioli mi dico che ho avuto il privilegio di avere cinquant'anni felici insieme a chi amo e tanti anni con chi ho amato ed "è andato via", perché scaduto il suo tempo. Era tutto così bello allora senza paure: vivevo la mia quotidianità scontata, placida, ripetitiva forse, ma … così rassicurante! Poi, strisciante, subdolo, ecco arrivare il morso della vipera. La vita può cambiare improvvisamente: ti ritrovi ospedalizzata prima e a casa poi, costretta a rivoluzionare la tua esistenza partendo dalla giornata dove il ritmo monotono e ripetitivo dello stare a casa è decisamente più rassicurante che l'ospedale. Adesso scopri che c'è un altro mondo: tu che eri sana ora fai parte del mondo di chi sta male.

È profondamente diverso il vivere la malattia dal condividere la malattia. Negli anni passati ho condiviso la malattia di tanti cari, alcuni non ci sono più … Quando sei vicino ad una persona che sta male vivi un profondo senso di inutilità soprattutto quando la malattia è grave e tu non hai nessuna competenza per intervenire in modo mirato al solo fine di alleviare, magari per un breve istante, il dolore di chi, sdraiato su un letto, non ha neanche la forza di mangiare. Il dolore è sicuramente forte ma dissimile da quello che nutri quando la malattia invade i tuo corpo e ti senti tradita da te stessa nonché fonte di dolore e un peso per chi ami: diventi, di fatto, un "carico" per chi ti è vicino anche se il loro amore supera il limite che tu poni alla loro libertà …

La vipera subdola mi ha morso senza pietà ed io oggi mi sento un'ammalata soprattutto perché un tempo sono stata sana: la libertà di vivere ha ceduto il passo alla speranza di guarire.

Nelle giornate passate in ospedale ascolto spesso le storie di vita di tante donne che come me affrontano la chemio: il loro racconto del prima e dell'oggi mi porta a vedere le lacrime invisibili, celate da un rossetto rosso che vuole distrarre l'attenzione dai capelli che non ci sono più. Vedo tanta forza in queste donne i cui occhi, senza ciglia, per pochi istanti diventano rossi, facendo memoria di come erano prima e del volto che oggi vedono allo specchio. Provo una grande tenerezza, soprattutto quando sono molto giovani, perché so che sono state morse a tradimento "dalla vipera", e che il "suo veleno" può provocare danni e impedire la realizzazione di tanti sogni.

Ognuno di noi ha i propri sogni indipendentemente dall'età. Quando sono sola mi assale la paura: mi sento tradita dalla vita e di conseguenza temo sempre che qualcosa di brutto mi possa accadere. Quando esco dall'ospedale oncologico mi porto nel cuore quella "poltroncina scomoda" che per ore diviene "l'inginocchiatoio" di tante persone sofferenti che confidano nella guarigione: mi capita qualche volta di non avere parole di conforto e, mentre sbrigo in piccoli lavori domestici penso a qualcosa da dire e da fare, al prossimo incontro, per portare il sorriso a chi era triste. Spesso mi riesce più facile dare conforto agli altri che a me stessa …

In questo periodo mi sento come in un deserto alla ricerca della strada per ritornare a casa. La vipera mi ha già morso, potrebbe volerlo fare ancora, sono attenta e prudente ma soprattutto sono consapevole del fatto che il mio destino non è condizionato dal suo veleno: per la tradizione cattolica Maria schiaccia la testa del serpente; l’amore che mi circonda e la fiducia verso Chi mi ha "guidato" sino ad oggi facendomi superare tante avversità, mi condurrà alla vita, forse con ritmi più lenti, ma sempre vita…