Il filo invisibile

Il filo invisibile

  • di Redazione
  • 3 Febbraio 2020
  • I Mille Colori di Fausta

Ritorna il profondo e appassionante appuntamento del lunedì con la rubrica "I mille colori di Fausta".

Quando sto sopra la "mia" poltroncina rossa al quinto piano del Businco, insieme a tanti, mi sento integrata con i miei compagni di "pena". Siamo lì seduti a lungo prima di venire chiamati per il prelievo e poi per la visita e/o la chemio. Siamo organizzati con piccoli spuntini, libri, riviste, telefonino o Ipod. Sembriamo tutti presi in questi nostri hobby ma poi noto ciocche di capelli mancanti, teste rasate, visi emaciati e capisco che io e loro combattiamo mister K con energia, ma lui ci lascia il segno. Qui, al quinto piano, conosco quasi tutti: c'è solidarietà e un filo silenzioso ci accomuna gli uni agli altri. In questo posto mi sento più a mio agio che fuori perché qui sono uguale, non "diversa" come accade fuori dall'ospedale. Fuori la mia zoppia, il mio viso pallido, mi creano disagio invece nel quinto piano mi sento compresa, integrata, protetta, amata e curata. Questo mio vivere ospedaliero, con amore, mi permette di capire di più l'altro, sia esso sano o malato. Siamo finiti, nati per morire ma qui al Businco, dentro queste mura di grande esperienza, noi malati viviamo tutti con amore le ore scomode dell’attesa e della chemio. C'è futuro nei nostri intenti c'è "voglia di farcela" e, gli uni con gli altri, ci trasmettiamo questo silenzioso input " forse ce la faremo, anzi quasi sicuramente!"