Ed io magicamente resisto …

Ed io magicamente resisto …

  • di Redazione
  • 8 Aprile 2019
  • I Mille Colori di Fausta

"Non concediamo ulteriore spazio al dolore: non c’è immensità che valga quanto abbiamo vissuto” P. Neruda.

Ritorna l’imperdibile appuntamento settimanale del lunedì con la rubrica "I mille colori di Fausta" curata dall’amica Fausta Giorgia Mascia

Erano appena passate le sette quando mi svegliai. Dalla notte precedente continuava a cadere una pioggia fitta, di quelle piogge persistenti che sembrano voler pulire la città. Le auto sfrecciavano schizzando l'acqua che riempiva la strada di piccole fiumare perché le griglie erano in parte intasate di foglie e sporcizia. Le fronde degli alberi grondavano acqua che rovesciavano sui muri e sulle persone. In circolazione una coraggiosa ragazza che riparata dal cofano della sua cadente auto vendeva carciofi e bietole. Guardavo tutto questo dal mio grande binocolo: la mia portafinestra che affaccia sulla strada principale. Zoppicando lasciai il luogo delle mie inquadrature di vita quotidiana ed andai in cucina a preparare il sugo per la settimana non prima di aver organizzato la colazione per me e Carlo. Dalla portafinestra della cucina vedevo la pioggia battere sulla terrazza e tracimare dalle griglie sul marciapiede: adoro la pioggia non accompagnata dal vento; insieme mi piacciono la notte, quando io sono sotto le coperte e loro imperversano: mi portano echi di vita vissuta, storie di mia madre, tenerezze di figli stretti a me mentre gli racconto belle favole per farli addormentare, favole che vogliono insegnare loro ad amare anche il carattere della natura perché esso non è così lontano da quello di noi mortali.

Mi fermai a riflettere sulla vita: è bella e struggente. Mi ritengo fortunata a vivere in Sardegna dove posso incontrare il mare ma anche la montagna con i loro colori, profumi e particolarità. La natura qui sembra ogni giorno dimostrarci come la vita sia ricca di bellezza da scoprire. In questa terra io ho vissuto e vivo molte emozioni, indescrivibili, belle e brutte ma fanno parte di me. A volte una tristezza desolante mi pervade facendomi sentire vulnerabile, fragile molto, molto finita: oggi la mia anima è grigia come la giornata, sbattuta dal vento come foglia destinata a frantumarsi. Due anni e più neri, senza Sole, con mali aggressivi, operazioni, cure devastanti, una serie continua di esami e terapie, avvenimenti scoccanti . Ora la chemio di sette ore è stata sostituita dalla chemio breve di mantenimento, ma continuano gli esami, i prelievi, gli effetti collaterali … tutto a ricordarmi che non è finito l'incubo! Continuo ad affrontare la prova, assimilando il dolore e facendolo mio pensando che esso mi condurrà verso la guarigione e pertanto vale la pena accettarlo perché è la speranza di vivere che ci permette di accettare tanto dolore: dopo le mattinate di "confronto" nella "stanza terapia" mi capita di pensare che siamo molto brave nel costruirci sane barriere per affrontare le giornate nonostante un fisico dolorante e stanco ma lo Spirito che ci anima ci spinge a bramare di vedere il Sole, il viso dei nostri cari, leggere un buon libro, regalarci attività piacevoli cosicché, credendoci normalmente sane, apponiamo una strenua resistenza, difficilmente comprensibile ad occhio esterno. "Ora ti insegno come si vive morendo un poco ogni giorno" mi ripete spesso l’Intruso, dimenticando che è così per tutti ma consapevole che il malato se ne ricorda ogni istante diversamente dal sano che vive così in una beata serenità, ma io non ci sto alle sue minacce! Io sono primavera, sono fiori colorati, prati verdi, onda leggera di mare, venticelli estivi, cielo azzurro e prati verdi. Io sono vita! No! Signora con la falce non alitarmi sul collo! Ti trasformerò in brezza leggera non turberai i miei sogni: essi non ti appartengono! Io voglio vivere, combattere, soffrire ma esserci! Finché continuerò ad oppormi a te con la mia fantasia, le mie canzoni, le mie preghiere non riuscirei ad aprirti un varco e per questo io non devo essere triste, tu non devi intrufolarsi nella mie tristezze che devo sbattere via bene come si fa con un tappeto messo a soleggiare; tu e la tua falce andate a mietere altrove rami sterili, alberi bruciati, rami secchi. Lasciami sola per cantare la canzone della vita e il coraggio e la serenità del viverla. Vattene signora con la falce il mio tempo è scandito dal mio voler restare saldamente ancorata alle mie radice lunghissime e fortissime. Mi troverai a combatterti per molto tempo, sappilo, perché sono fragile come una farfalla ma testarda come i graniti della mia bellissima isola. Eterna come il suo mare, i suoi tramonti, le sue voci arcaiche che sono sopravvissute temerarie e potenti come un grandissimo amore …