

Cogito ergo sum
- di Redazione
- 9 Dicembre 2019
- I Mille Colori di Fausta
Ritorna l’emozionante appuntamento del lunedì con la rubrica "I mille colori di Fausta"
L'acquazzone batteva sulle vetrate e sul lucernaio. Ogni tanto un tuono squassava la pioggia e un lampo squarciava l'oscurità. Erano le 19 ma era buio. Era stata una giornata triste, la mattina a letto con dolori e nausea, il pomeriggio in poltrona dopo aver spolverato e messo un po' d'ordine. Stavo seduta nella comoda poltrona regolabile, dono di Carlo e scrivevo. La penna frusciava sui fogli del quaderno e mi dava rilassamento. Fuori la pioggia continuava a infuriare e foglie morte e cartacce mulinavano nei tombini colmi. Quanto amavo la pioggia e l'inverno! Ora nella mia condizione di semi-invalida che curava il cancro, riuscivo lo stesso ad entrare in sintonia con la magia della pioggia, col suo picchiettare nell'imposte, con le strade lucide, gli alberi grondanti, i lampioni opachi. Amavo queste atmosfere e continuano a piacermi anche adesso che avrebbero dovuto deprimermi. Perché a deprimermi non era l'alternarsi delle stagioni, del Sole o della pioggia, del caldo o del freddo, a deprimermi era il mio male, tempo o non tempo. Ed io continuavo ad amare la mia fragile vita. Amavo le mie sedute chemioterapiche con le mie "ragazze": le infermiere sempre dolci e solerti che mi regalavano coccole e sorrisi, Francesco che mi dava i bollini per l'estrazione del sangue, le mie dignitose compagne di sventura sulle seggioline rosse in quel salone strapieno che, come me, anelavano ad essere chiamate perché l'attesa era lunga, scomoda …
Quando si ama la vita, la si ama anche con le sue ombre tortuose, con il suo dolore e le sue incertezze. Io non sarò mai più quella di prima. Il dolore, la soglia quasi sfiorata dalla morte mi hanno resa più consapevole e finita, ma godrò lo stesso di un sorriso, di un abbraccio, di un complimento, di un esito positivo perché voglio sentirmi viva, uguale agli altri, partecipe di questa vita. Me lo ripeto, come un mantra, anche quando il Lunedì’ e Martedì vado a Cagliari per visite e poi per la chemio: in auto, con le case che corrono dai vetri e la strada che si snoda veloce alle prime ore del mattino, col Sole o con la pioggia, io vado incontro alla vita pur con le sue incertezze e chiamo Dio, lo chiamo con forza, perché non mi abbandoni e mi stia vicino ora e quando sarà più difficile perché, io credo, nella continuità di questa vita difficile, unica e bellissima …