

La tempesta
- di Redazione
- 7 Dicembre 2020
- Ascoltare, meditare e amare
La nostra cara amica Donatella Uda ci regala un altro meraviglioso profondo racconto ricco di speranza
All'aurora apro gli occhi e ogni giorno vorrei che su, nell'infinito cielo, pian piano si levasse quel sole che con i luminosi raggi infonde calore e pace allo spuntar del nuovo giorno. Desidero tanto che quel sole illumi la vita di ogni essere vivente. Lentamente alzo lo sguardo verso i monti sovrastanti il mio paese e aspetto che pian piano quel meraviglioso cerchio dorato possa infondere senso di armonia e speranza per tutta la giornata.
È al mattino che nasce la speranza, quell'attesa fiduciosa di un evento, di una risposta, di uno stato d'animo, di un progetto, di un futuro. Quando all'alba cerco e ricerco quel sole e non riesco a vederlo, continuo a cercarlo, intensamente, sempre con ambita speranza, ma, su, nel cielo scorgo nubi plumbee e sento il fragrore dei tuoni che scuote con violenza l'aria come un forte boato. È proprio come la tempesta interiore che sente ognuno di noi e non sempre è uguale a quella di un’altra persona. Non puoi sicuramente confrontarla perchè quando la vivi sei tu a viverla, sei tu a doverla affrontare, sei tu che hai quel tumulto di sentimenti… "Quando la tempesta sarà finita probabilmente non saprai neanche come hai fatto ad attraversarla, anzi non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero, ma su un punto non c'è dubbio ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi era entrato" . Citaz.Aruki Mirakami, Kafka sulla spiaggia 2002". È Proprio come quando al mattino ti trovi in quell'enorme struttura destinata a curare gli ammalati e quando si aprono le porte d'ingresso come una grande bocca e ti guardi attorno, attonito, vedi così tante, ma tante persone che attendono una cura adeguata, una risposta, un esito, è lì, sempre lì, vige la speranza. Nel momento in cui leggi quell'esito, quella risposta negli occhi di chi ti sta davanti non avresti bisogno di sentire, di ascoltare perché hai già capito tutto, ma devi farlo, devi udire attentamente anche se un turbine di sentimenti affolla la tua mente ed è difficile concentrarti perché i pensieri rimuginano di tutto e di più...
Cancro? Cancro dentro di me? Dentro me, dentro me c'è questa tempesta di cellule impazzite? Dentro di me vi è una nube scura come quella del temporale al mattino? Dentro me è come se si fosse spento improvvisamente il sole? No, non si può spegnere il sole, non si può spegnere la speranza, non si possono spegnere i sogni ed allora pensi, rifletti, mediti ed esamini e consideri con profondità tante altre situazioni, tante altre difficoltà, preoccupazioni da affrontare … Il cancro spaventa… Spaventa chiunque e allora ponderi anche altri infiniti e differenti dolori che ogni essere umano affronta in questa vita… Spaventa un papà perdere il proprio lavoro e sentirsi impotente davanti a una famiglia da mantenere, spaventa il vedere un familiare sbandare nel tunnel dell'alcool e della droga, spaventa l'egoismo e l'indifferenza nei confronti di chi ha bisogno di conforto, spaventa la solitudine degli anziani abbandonati a se stessi dopo aver dedicato amore e sacrifici per i propri figli, spaventa il perdere la vista e non poter vedere più il volto delle persone care e i colori della natura, spaventano altre infinite malattie, spaventa sentire contratti i muscoli di ogni parte del proprio corpo e non riuscire a respirare, come spaventa la violenza brutale fisica e psicologica sui bambini e sulle donne, come spaventa la consapevolezza di trovare accanto una persona che per anni ha indossato una maschera e non era quella persona che credevi, spaventa il dolore nel perdere una persona amata e cara e il pensiero di non poterla più vedere, come spaventa improvvisamente al mattino la devastazione di un terribile temporale e allora proprio in questi ultimi giorni ho pensato a ciò che è accaduto il ventotto novembre nel paese di Bitti. Ho pensato all'acqua, fondamentale per ogni essere vivente, quell'acqua, preziosa, ha spaventato, come ci si spaventa davanti alla prima chemio, a quell'infusione di farmaci che senti nelle vene e sai che è ciò che potrebbe distruggere le cellule neoplastiche. Così quell'acqua che fortemente scendeva dal cielo s'infiltrava con violenza nelle vene del paese, chiamiamole vie, chiamiamole piazze, chiamiamole strade. In pochi istanti i sacrifici di una vita spazzati via da quella furia che lascia il paese in una cotre come in agonia! Ecco che allora prendo, come faccio spesso, l'esempio del ring della vita, ogni giorno penso a quanti colpi bassi, quanti pugni in faccia riceviamo, ci si sente pieni di lividi, ovunque, e cadiamo a terra una, due, infinite volte ma cerchiamo di rialzarci tenendoci a quelle corde immaginarie. A furia di cascare sentiamo le ginocchia sanguinare ogni volta che si crolla violentemente, allora, ognuno, deve provare a ripetersi piano piano: "Sono forte. Ce la devo fare! Ce la posso fare!!!"
Perché la vita offre sempre nuove opportunità e dobbiamo fronteggiare qualsiasi situazione ed ostacolo e dare un senso alla nostra esistenza, dobbiamo cercare quel Sole e quell'arcobaleno allo spuntar dell'alba dopo la tempesta perché la vita non ha solo un colore scuro ma ne ha tanti colorati… Io la chiamo Resilienza.