Una storia infinita

Una storia infinita

  • di Redazione
  • 10 Settembre 2019
  • Rita, poesie e non solo

Ritorna l’atteso appuntamento del martedì con la rubrica curata dalla nostra amica Rita Meleddu"Rita, poesie e non solo"

Come sapete, domenica mattina ero finita in Urologia per il distacco del catetere, come da accordi presi con la dottoressa che mi aveva visto il giorno, eccoci lunedi di buon'ora presenti in ospedale per procedere all'inserimento del nuovo catetere. Espletate le pratiche d'ingresso, mi accomodo in reparto in attesa di essere chiamata.  Un po' d'ansia e paura mi accompagnano, credo che sia normale, si tratta pur sempre di un intervento  chirurgico,  seppur minore, questa sarà la quarta volta del posizionamento dell'urostomia e la paura c'è sempre. Attendo quindi,  quand'ecco arrivare un urologo e chiamarmi. Deve farmi un'ecografia prima dell'intervento per valutare il rene.  Con mio marito lo seguiamo, ci fa accomodare in un ambulatorio, poi mi dice di sdraiarmi nel lettino e inizia a farmi l'eco. Non fa neppure a tempo a posizionare la sonda sul mio fianco" che esclama:" l'urostomia non si può fare perché il rene sta funzionando bene e non è dilatato"  "come?" Faccio io, ho tumore anche al rene destro, non posso stare senza catetrere. Ma il medico che intanto continua con molto scrupolo a farmi l'eco, mi spiega nuovamente che no, non si può proprio fare e che non è che è lui che non vuole farlo, ma proprio non si può e anzi ne dovrei essere felice perché il rene sta funzionando bene.  In ogni caso ora ne parlerà con i colleghi e poi mi farà sapere.

Lasciamo l' ambulatorio, attendiamo e dopo pochi minuti lo vediamo tornare. Ci ripete quanto già sappiamo, ci dà appuntamento per giovedì, perché intanto il rene va seguito e il suo funzionamento monitorato nel tempo. Serve anche una creatinina, andrò all'Oncologico per farla, e giovedì la porterò con me. Ci salutiamo e subito dopo mi accorgo che forse scioccata dalla notizia del non inserimento del catetere, mi sono dimenticata di dirgli che per tutta la notte appena trascorsa, l'urina fuorusciva dal piccolissimo foro nel quale era inserito il catetere renale esterno, dal fianco destro.  Stiamo già andando via quando vediamo lo stesso medico, lo fermo e gli spiego ciò che è accaduto durante tutta la notte. Lui mi rassicura dicendomi che è normale, e di stare tranquilla, allora mi faccio coraggio e chiedo nuovamente spiegazioni riguardo al catetere. Ricordo che lui mi ha detto che il catetere va inserito solo se il rene è in grande sofferenza o dilatato.  Gli dico quindi che anche al momento del primo inserimento del catetere, il mio rene stava funzionando ancora bene, però ormai il tumore oltre il rene sinistro, aveva infiltrato anche l'uretere destro con grave compromissione del rene, e infatti rischiavo un blocco renale, di conseguenza una dialisi. Ecco perché volevo il catetere.  Gliel'ho ripetuto come una litania, così tante volte che volevo il catere, che deve aver pensato che sono matta. Ma non lo sono.  La mia paura è sempre che il rene destro mi faccia qualche scherzo. Quindi lui con calma e con tanta pazienza mi ha spiegato per l'ennesima e questa volta ultima volta, che proprio non si poteva fare, che il rene per ora stava funzionando e che quasi sicuramente la chemio attuale ha provocato la diminuzione del tumore renale, migliorando le sue funzioni. Ora mi sento più tranquilla e facciamo rientro a casa.

Durante il viaggio spesso mi tocco istintivamente come facevo quando avevo il sacchetto.  Quasi mi manca mon piscion. Mi ero affezionata a lui. È stato, è proprio il caso di dirlo, sempre al mio fianco per un lungo anno, mi ha aiutato moltissimo, è pur vero che più di una volta mi ha fatto degli scherzi, ma è anche vero che per un pelo ho evitato figuracce abissali (leggi pisciata addosso in luogo pubblico), anche se si è aperto più di una volta, quasi sempre in casa per fortuna, e allora ne ha sentite di tutti i colori. Pure mon piscion lo devo solo ringraziare. Credo di poter dire che solo per merito suo ho evitato un blocco renale e conseguente dialisi. Lo devo solo ringraziare come già detto e sperare che d'ora in poi non mi serva più. Arriviamo finalmente a casa. Il resto della giornata e pure la giornata di martedi fino a verso le 17 procedono bene. Martedi come appunto dicevo, tutto bene fino al pomeriggio inoltrato. Verso le 17 mi alzo dal mio riposino pomeridiando e vengo colta da brividi e un freddo gelido, mi copro per bene, persino con plaid bello caldo, quando appunto dopo pochi minuti, mi viene un violento attacco di caldo assurdo.  Non sto male, quasi per scrupolo controllo la temperatura e scopro che ho 40 e passa di febbre. Non so cosa pensare. È insorta improvvisa o non mi sono accorta di averla. In casa ho l'antibiotico datomi dagli stessi urologi e comincio a prenderlo dalla sera, insieme alla Tachipirina. La notte la trascorro sempre con la febbre altissima, alle domande di mio marito rispondo aglio per cipolla. Mio marito si preoccupa, ma io so che è la febbre alta. Chissà cos'avrò detto, lui non ride poverino. Io sentendo lui riferire tutte le frasi insulse che ho detto in quella notte dura e lunghissima, avrei riso di gusto. La mattina del mercoledì, la febbre persiste a 39 e passa, non accenna a scendere, quindi a un certo punto colti dalla paura, decidiamo di tornare in ospedale.  Il terzo viaggio in 4 giorni, sono stanca ma non posso stare cosi senza sapere da cosa dipende questa febbre.

Torniamo dunque in ospedale, dove fortunatamente ci accolgono 2 dottoresse che conosco già.  Mi dicono di stare tranquilla, di tornare a casa e di continuare con l'antibiotico che già sto prendendo e che va bene così. Anche la creatinina fatta lunedì è altina ma non preoccupatente, però dovrò comunque tornare giovedi per fare l'ecografia. Potevano farmela il giorno, mi sarei evitata viaggio e fatica, ma evidentemente volevano lasciarmi ancora un giorno per valutare meglio.  Un po' tranquillizzati torniamo a casa, al pomeriggio niente febbre, che tornerà (ma io me ne accorgero' solo dopo averla misurata) e giovedì  mattina  tornerò in ospedale.  Arriviamo dunque e per fortuna trovo le stesse dottoresse del giorno prima, e a poca distanza l'una dall' altra mi fanno ognuna  un'ecografia , in modo da avere 2 pareri. Alla fine il rene sta ancora funzionando bene, la creatinina è leggermente scesa, ma ci accontentiamo, il loro responso è lo stesso del loro collega maschio: "per ora niente catetere ". Vediamo ora come evolve, oggi domenica sono tutto il giorno addormentata, siamo anche usciti, ma non stavo bene. Certe volte vorrei che tutto fosse finito, perché sembra davvero "la storia infinita". Ogni giorno ce n'è una e soffro io e chi mi vuole bene. Vero è che non posso uccidermi per togliermi di mezzo, e allora continuo a lottare, a sognare e a vivere.