Una malattia inaffidabile, dalle stelle alle stalle

Una malattia inaffidabile, dalle stelle alle stalle

  • di Redazione
  • 18 Febbraio 2020
  • Rita, poesie e non solo

Rieccolo! Torna l’imperdibile appuntamento del martedì con la magica rubrica curata da Rita Meleddu

L' assunzione del cortisone per 2 mesi consecutivi ha provocato un notevole gonfiore al viso, ma l' ho messo in conto, mi ha però dato un'energia che mi ha consentito di svolgere tante faccende casalinghe, la reputo una finta energia perché, alla fine, il cortisone, così doppante e fonte di adrenalina, ti chiede il conto, e, almeno nel mio caso, quando si scalano le dosi, cominciano i guai e la stanchezza senza fine... Ho dovuto far uso di quantità belle massicce di cortisone, perché, oltre alle metastasi alla testa, questa volta era presente anche l'edema, ovvero c' era del liquido e il cortisone serve a togliere l'infiammazione presente. 

Ho cominciato a prenderlo una settimana prima di Natale e sono stata subito bene. Considerando che ho tanti disturbi, ero vispa come una pulce, salivo e scendevo le scale come niente, cioè proprio come niente no, come niente è una parola grossa, ma perlomeno non ero lenta come un bradipo. Ho fatto tanto in questi mesi, ben cosciente però che sarebbe arrivato il crollo che, puntuale, è arrivato. I giorni milanesi ero piena di grinta, anche perché in occasione del trattamento mi era stato nuovamente raddoppiato il cortisone, ero quindi  energica e frenetica, mio marito diceva che sembravo sana tanto zampettavo, eh, sembravo… Come dico sempre sembrare ed essere non sono propriamente la stessa cosa. 

Il ritorno a casa mi ha vista andare a destra e a sinistra, ero stupita io stessa di quanta forza avessi, poi ho dovuto nuovamente diminuire il cortisone e sono iniziati i guai. Domenica della scorsa settimana ero abbastanza vivace, lunedì cominciava la stanchezza, che si è protratta fino a sabato, ci metto pure che durante la settimana sono stata 2 giorni in ospedale per visite, terapie e addio!!!

Venerdì ho pensato che sarei dovuta tornare in ospedale, tanto sono stata male, non riuscivo a fare un passo, una stanchezza assurda si era impossessata di me, e ho avuto dolori forti in tutto il corpo, mi sentivo tutta "picchiata", un po' come quando si prende l'influenza e ci si sente pestati. Ecco, in meno di poche ore ero precipitata dalle stelle alle stalle. Ho preso degli antidolorifici, ma nulla, ho passato quasi tutta la giornata di venerdì sdraiata, cosa per me inconcepibile, ho fatto qualcosina per la sola forza di volontà, la notte i dolori sono aumentati e per di più non riuscivo a respirare bene, dovevo tenere la testa sollevata rispetto al resto corpo. Non riuscire a respirare è terribile, la costrizione toracica non mi dava tregua, ma come Dio vuole anche quella giornata infelice è passata. Sabato è proseguito sulla stessa scia di venerdì, vedevo le cose mettersi male, ma più di assumere qualche antidolorifico e riposare forzatamente, non potevo fare. 

Domenica, la resurrezione! Ma come, il giorno prima ero praticamente moribonda, a motivo delle terapie fatte e del cortisone dimezzato e domenica me ne sono potuta andare, seppur brevemente, al mare? Mah, potere della voglia di vivere e di mandare a quel paese la malattia, che nella sua cattiveria e nella sua inaffidabilità ti muove a suo piacimento e ti porta in giro come una trottola. Certo, cerco di non dargliela vinta ogni volta, io non sono nessuno di fronte a lei, so quanto è forte, e so anche che quando vorrà farmi ancora più male, lo farà e io non potrò oppormi dinanzi alla sua potenza, ma qualche piccolo ostacolo cerco di metterglielo davanti, così giusto per farle vedere che la temo, sì, e la rispetto, ma non mi arrendo, è un po' come una lenta partita di scacchi, dove bisogna soppesare le mosse, alla fine chi darà scacco matto?