Non di sola malattia vive l'uomo

Non di sola malattia vive l'uomo

  • di Redazione
  • 9 Luglio 2019
  • Rita, poesie e non solo

Arriva un altro emozionante racconto per la rubrica "Rita, poesie e non solo" curata dalla magica Rita Meleddu

La malattia, qualunque malattia importante, quando entra nella vita di qualcuno è difficile da scalzare. Rimane lì e a nulla valgono i tentativi per farla allontanare. Io porto sempre e solo la mia esperienza e di questa parlo, dopo tantissimi anni ormai di cure continue, io da 10 anni non sono rimasta un solo giorno senza fare le cure, si capisce bene quanto questo sia pesante e non si possono fare confronti con chi ha un carico di malattia differente, inferiore, perché non è la stessa cosa. Non è facile convivere con una malattia così cattiva, testarda (ma sono testarda anch'io) e invalidante, eppure per quanto è possibile si deve cercare di ritagliare un piccolo spazio per se stessi, ci sono dei giorni nei quali la malattia mi fa capire quanto ormai si è impossessata di me, sono i giorni dei controlli, delle terapie, ma anche delle terapie e medicazioni che faccio a casa. Ecco, allora si comincia dal mattino presto e si prosegue per tutta la giornata con le cure varie.  In quei giorni è tutto più difficile, ormai tutto mi sta pesando e quando sto tutto il giorno in ospedale, non vedo l'ora di essere a casa, non sogno altro che buttarmi sul letto, dormire e dimenticare. Ma anche in giorni così pieni cerco di trovare uno spazio per leggere un buon libro o anche per curare i fiori, che poveri muoiono inesorabilmente nonostante le mie cure, se ho voglia cerco di cucinare qualcosa di più elaborato, la mia casa grande mi dà tanto da fare e non mi annoio di certo, anzi spesso non mi bastano le ore, capita poi che mi dedico a rispondere ai tanti messaggi che ricevo, quante persone mi scrivono per avere un consiglio, che molte volte non so dare, ma cerco sempre di dare speranza, capita che sono stanchissima; non riesco neppure a digitare poche parole, ma è più forte di me, se qualcuno ripone così tanta fiducia in me e chiede il mio aiuto, come faccio a negarglielo? 

Non trascuro i miei amati gatti, anche solo accarezzarli e coccolarli è rigenerante, le loro fusa sono più rilassanti di un mantra, ronf, ronf, ronf...Il sabato raramente salto la messa, a meno che stia proprio male, mi piace arrivare con largo anticipo quando ancora ci sono poche persone, e nel silenzio provo un gran senso di pace, rimarrei in chiesa per ore, da sola, riesco per un po' a non pensare alla mia malattia che neanche a dirlo è sempre appicicata a me. Non può mancare una passeggiata al mare, anche se posso solo vederlo da lontano e questo non mi piace, ma chi si accontenta gode. Preferisco più i giorni feriali, per ovvi motivi, le spiagge sono meno affollate e anche il frastuono è minore. L'ho detto più volte, la più grande cattiveria che mi ha fatto il cancro è quella di non poter fare il bagno, certo posso bagnarmi le gambe ma non è la stessa cosa. Allo stesso tempo mi accontento, e se non potessi bagnarmi neppure le gambe? Ecco, cerchiamo sempre il lato buono di ogni situazione. Conosco metastatiche che ancora lavorano e svolgono tante attività nel poco tempo libero e sono molto più impegnate di persone sane, forse perché sentono in qualche modo la vita sfuggire e si vuole godere di ogni singolo attimo che la vita offre. Credo che sia il modo migliore di vivere la malattia, si sa che c'è, ne sono ben consapevoli, eppure fanno anche altro, invece che piangersi addosso, e vi giuro che non è facile. Queste donne hanno come tutti noi, famiglie da gestire e spesso sono giovani, con bambini piccoli da seguire, talvolta anche bimbi in età d'asilo. 

Si comprende quanta forza debbano mettere in ogni cosa che fanno, anche quando le forze non ci sono. Credo che davvero le mamme riescono a trascinare la malattia per il grande amore che nutrono per i figli, non vogliono lasciarli a nessun costo, e soffrono tantissimo per questo. Come sarà la loro vita una volta che loro non ci saranno più? Come dargli  torto?  Un piccolo appunto, nessuna di noi vuole lasciare i figli benché grandi, si lotta per loro. La mia amica Enza è il mio mito, non si fa mettere sotto dalla malattia e programma e realizza viaggi in ogni capo del mondo, e non è un modo di dire. Si organizza per visite e cure e parte. Visita luoghi bellissimi ma talvolta disagiati, dorme in alberghi belli ma anche per terra in camere affittate nel luogo in cui si trova.  A questo proposito, sul gruppo di metastatiche di cui facciamo parte,  Enza tiene una sorta di rubrica: "Dove si dorme?" E ne vediamo delle belle!! Affronta tutto con spirito di conoscenza, la spinge la curiosità di conoscere il mondo e la curiosità non dovrebbe mai mancare, è quella che spinge l'uomo a conoscere, a scoprire sempre di più, e perché Enza come credo tutte le ammalate di tumore; non è il suo cancro.  Lei è Enza, poi se vuole il cancro viene dietro a lei.

Oh, mai una volta che questo disgraziato abbia detto di no; la segue sempre! Quando Enza comincia a organizzare i suoi viaggi e fa partecipi noi amiche metastatiche, io comincio a tremare. Ogni volta mi chiedo  come farà ad affrontare ogni sorta di situazione che le si parerà davanti, e faccio il tifo per lei, allo stesso tempo ho per lei una stima infinita, sconfinata, perché riesce a fare cose che io non farei mai. Lei va in avanscoperta, io e le altre la seguiamo dal divano di casa. Capitano anche episodi curiosi come quella volta che si è inerpicata sul fianco di una montagna, in un pendio assurdo, come avrà fatto ancora me lo chiedo, naturalmente dovette tornare a valle e il ritorno fu più problematico, ma Enza come suo solito non si scoraggiò, si sistemò in una sorta di amaca e fu riportata a spalle al luogo di partenza da due o più baldi giovani. Che ridere, io però non credo che avrei osato. Tornando a noi  credo che ogni malato, quando può, perché ripeto, ogni situazione è diversa, dovrebbe cercare o crearsi un diversivo, in modo da dare anche un pochino di filo da torcere al signor cancro, ci sono tante cose da fare e per questo che dico: "non di sola malattia vive l'uomo".