La malattia non riposa neppure la domenica

La malattia non riposa neppure la domenica

  • di Redazione
  • 9 Giugno 2020
  • Rita, poesie e non solo

La nostra amica Rita Meleddu continua a stupirci con i suoi racconti ricchi di ironia, positività e vita

Domenica, giorno del giusto riposo per tutti, ma  per le donne e mamme lavoratrici, spesso diventa non solo un giorno come un altro, anzi più pesante, dovendosi le donne talvolta accollare lavori rimasti ad aspettare senza essere stati svolti per mancanza di tempo.

E sono tantissime le famiglie che invece di dedicare la domenica al relax, come sarebbe giusto, devono occuparsi delle faccende domestiche: chi ha bambini piccoli poi deve gestire non solo la casa, e si sa dove ci sono bimbi piccoli, il lavoro raddoppia, ma deve seguire anche i figli nell'organizzazione scolastica e nella gestione dei compiti. Forse dopo tanto lavoro ci sta almeno una passeggiata; o riunirsi tra amici per un caffè, giusto per staccare un po', solo che con incombenze così grandi, un giorno di festa rischia di diventarne uno di stress.

Ora non so neppure io perché mi sono impelagata in questo discorso, ma se ci penso bene è per dire che anche chi si ammala non ha vita facile la domenica; per chi sta male e ha bisogno di cure continue, diventa alla fine uno dei tanti giorni che segue in fila gli altri già passati. Ho sempre, però, cercato di far sentire la domenica speciale, anche solo cucinando qualcosa di diverso o più impegnativo, o preparando un dolcetto per l'occasione. Ora, visto che ho messo su qualche chilo e do la colpa al cortisone, che, povero, c'entra fino a un certo punto, evito di fare dolci. E' pur vero che io cerco di evitare, e mio marito invece di venirmi incontro lasciando i dolci dove stanno, me ne porta di ogni sorta, dalle ciambelline con la marmellate, ai dolci tipici sardi a tutta una serie di cioccolati, una vasta gamma, lui sa che io sono golosa, come può pretendere poi che io non li mangi? Mi dice che devo essere forte e che so di esserlo, non devo dunque cedere alla tentazione. Eh, no caro mio, non puoi lanciare la pietra e poi nascondere la mano, non devi comprare nulla e vedi che no ne mangio! Perché, se è vero che nella gestione della malattia sono anche fin troppo fiscale, quando si tratta di dolci, e di alcuni in particolare, sono facile al cedimento con la conseguenza che so che mi fanno male se esagero, metto su peso e mi sento pure in colpa. Ma che bel risultato, sono proprio fiera di me, autostima zero, non sono capace di tenere testa neppure a un misero cioccolatino, che proprio perché misero, non riesco neppure ad assaporarlo, e allora per capire bene che gusto ha, ce ne vuole un altro e poi un altro ancora; e la cosa diventa infinita alla fine. So che mio marito non mi legge, non posso dire che sia un mio fan fedele (anche se condivide i miei racconti nel suo profilo fb): dice che mi allungo troppo e qui in effetti non posso dargli torto, ma sarebbe bello che qualcuno gli dicesse che dopo cena non mi rifugio in salotto per scrivere o fare altro; ma per rubare cioccolati a sua insaputa, ed è lui che mi porta a rubare nella mia stessa casa,  anche se è vero che ogni tanto viene colto dal sospetto e  mi dice: "Cosa stai facendo in salotto, non starai mica mangiando dolci?" 

"E certo che sto mangiando dolci mi verrebbe e da dire, e anche più di uno", invece mento! 

Tornando alla domenica e ai giorni festivi e alla relazione con la malattia, non è la prima volta che mi trovo a star male tanto da dover ricorrere al pronto soccorso o alla  guardia medica, questo proprio per dire che la malattia non riposa neppure un giorno, anzi, mai, peggio ancora, delle volte si scatena violentemente proprio nei giorni di festa, sembra capire che ti sta incasinando di brutto, e allora ci si mette ancora più d'impegno al fine di romperti per bene le scatole, come se quello che già c'era di male non fosse sufficiente.

Ho sempre cercato di cavarmela da sola, in tantissimi anni di ospedale non ho chiamato una sola volta il mio reparto, mi sono recata direttamente io in ospedale proprio per non disturbare, e ho aspettato pazientemente che la dottoressa mi ricevesse. È pur vero che proprio per il fatto che non sono avezza a disturbare, quando è capitato di aver bisogno della mia oncologa, ho trovato sempre accoglienza.

Se ripenso a questi lunghi anni di malattia, vedo tante domeniche di feste importanti e sentite come quelle natalizie o pasquali, passate stando molto male. Poteva essere per gli effetti collaterali dovuti alle terapie fatte nei giorni precedenti, e allora ho passato feste con la febbre molto alta, con mal di festa feroce, nausea violenta, vomiti e un dimagrimento impressionante, con forti dolori vari. Ne ho trascorse in compagnia del fuoco di Sant'Antonio che presi in modo particolarmente aggressivo per il semplice fatto che le mie difese immunitarie sono praticamente nulle, ed è già molto se esco qualche volta e non prenda ogni tipo di virus e batterio. Ho passato altre feste in compagnia delle coliche renali che non volevano saperne di lasciarmi, e in compagnia di una gamba e un piede gonfi come una zampogna, tutto questo dovuto a una trombosi venosa profonda. Tante altre domeniche e feste ho passato stando male, dove dire "stando male"  è un eufemismo, ma ho sempre, come forse già detto, cercato di non far passare inutilmente il giorno di festa, e così a Natale, dolorante e febbricitante o no, si deve apparecchiare bene, con un po' più di cura; non ci vuole molto, e anche la tavola si trasforma e tutto sembra più bello. Si preparano più pietanze e si addobba la casa. Circa due anni fa, quando la carcinosi peritoneale che mi ha colpito assunse toni drammatici, non riuscivo a mangiare ormai più nulla, tutto questo per mesi e mesi con continua perdita di peso, si stava ormai pensando al posizionamento di una peg per l'alimentazione forzata, e la mia dottoressa mi diceva tra le altre cose, che per me non c' erano più cure a disposizione se non le vecchie già fatte e che infatti sto ripercorrendo da allora, feci portare giù dalla soffitta tutte le decorazioni natalizie, ma proprio tutto, alla fine la mia casa sembrava un bazar, era tutto un miscuglio di oggetti vari collezionati durante gli anni, disposti però in un certo modo, il rosso poi, il mio colore preferito dominava ovunque, era il filo conduttore, lo adoro, e volevo che il Natale si sentisse nonostante io non stessi affatto bene, anche perché il mondo non si ferma lo stesso solo per il fatto che io sto male, tutto continua e tutto va avanti come succede da secoli. Tutti siamo utili ma nessuno è  indispensabile e il mondo appunto cammina anche senza di noi. Ho sempre poi cercato di tenere ben distinta la mia malattia dal resto della mia vita anche se chiaramente ormai si sono come amalgamate e la mia vita prescinde dalla malattia, ossia sono  arrivata a  un livello nel quale è difficile scindere le due cose. Ma ci provo ancora e ci proverò sempre. Oggi è domenica e come ci capita spesso, visto l'impossibilità di farlo in settimana per i tanti impegni tutti legati alla malattia, siamo usciti in mattinata, abbiamo visto il mare, preso un caffè, fatto una breve passeggiata e tornati a casa, fine!!! Eppure anche queste poche ore di svago hanno contribuito a rendere un pochino speciale un giorno che altrimenti sarebbe passato simile a tanti altri. Ci vuole davvero poco per fare la differenza, anche il nostro modo di porci e relazionarci alla malattia varia da persona a persona. Chi frequenta la mia casa credo che possa dire che entrandoci non si percepisce che vi abiti una persona molto malata. Niente in casa parla di malattia, perché io faccio sparire ogni traccia; e, almeno per ora, non si vedranno mai farmaci, siringhe o attrezzature mediche che pure sono presenti, ci sono, mi servono, li utilizzo tutti i giorni, ma non appena finiscono la loro funzione li faccio immediatamente sparire dalla circolazione. Mio marito si arrabbia perché se devo controllare la pressione arteriosa più volte al giorno, vorrebbe  ha ragione), avere la macchinetta per misurarla, a portata di mano. Così anche per quanto riguarda l'aerosol e tanto altro ancora.  No, no, io non sopporto tutti questi affari in giro, e non appena mio marito si gira, questi articoli sanitari sono già scomparsi! Mi dice che così faccio doppio e triplo lavoro con tutti questi nascondimenti, visto che poi devo riportare tutto fuori, ma è più forte di me; è già molto che tengo il saturimetro a portata di mano, forse perché è così piccolo che non dà nessun disturbo. Ecco la mia casa deve parlare di vita, di voglia di fare, di colore, e infatti le mie tante medicazioni trovano posto in un cestino bianco e rosa, e non in una scatola anonima che metterebbe tristezza al solo vederla.  Persino la mia camera è colorata, predomina il rosa, un colore caldo e rilassante allo stesso tempo, e finché riuscirò a colorarmi la vita continuerò a farlo.