(Rita) poetessa del mio cuore

(Rita) poetessa del mio cuore

  • di Redazione
  • 18 Febbraio 2021
  • (Parole tra parentesi)

La nostra Monica Badas dedica il racconto di oggi alla poetessa del suo cuore, nonchè cara amica, Rita Meleddu.

Così ti ho sempre definito per il dono della scrittura e l’arte della comunicazione che ti hanno caratterizzato. Scrivo di getto, frastornata, con le lacrime agli occhi e con il cuore spezzato. Dopo aver appreso la notizia che ormai "sei nel vento", sono andata a riascoltarmi tutti i nostri messaggi vocali, quelli brevi, in stile Rita e a leggere tutta la nostra chat. Se ripercorro i nostri anni insieme, mi viene in mente il primo incontro, una mattinata all’ospedale Oncologico accanto ad un tavolo che proponeva la realizzazione di lavoretti natalizi. Io, timida e un pesce fuor d’acqua, vengo attratta dalla tua voce e dalle tue chiacchiere, quelle interminabili, quelle intercalate dalle risate. Ci siamo sedute vicine intorno a quel tavolo e ci siamo ritrovate a scegliere il materiale da utilizzare per la realizzazione dei nostri alberelli, simili, imperfetti eppure così belli. Da quel momento ci siamo viste tante volte e mi ha  sempre colpito la tua capacità disarmante di ridere, di comunicare e di parlare della tua malattia in modo schietto, diretto, senza nascondere nulla, ma lasciando allo stesso tempo trasparire un messaggio di forza e di speranza. All’inizio il tuo modo di raccontare mi ha anche infastidito, se devo essere sincera, perché io ero una "new entry" tra le pazienti oncologiche e la mia mente e il mio spirito non erano pronti a sentire quelle parole così ricche di esperienza, di dolore e di forza. Eppure, Rita, per me sei stata una calamita, in questi anni.

Con il trascorrere del tempo ci siamo ritrovate sempre più intime e sempre più confidenti perché ci siamo adottate, io come una mamma che non avevo più e tu come una figlia. Ricordo un pomeriggio in cui a tutti i costi ho voluto incontrarti alla fine della tua seduta di chemioterapia perché volevo consegnarti il presepe fatto da me che tanto ti era piaciuto. Ma è soprattutto durante l’anno di Silvia in America che ci siamo unite. Avevo una figlia lontana chilometri di distanza, ero preoccupata e spesso in paranoia e con chi mi confidavo? Con la mia Rita proprio come si fa con una mamma, con un genitore che sa consigliare. La tua voce mi ha sempre rassicurato con affetto, pacatezza e con la saggezza di chi ha già percorso quella strada perché ha figli più grandi. Piano piano ci siamo ritrovate a parlare, a ridere e a scriverci anche quando non potevamo vederci. Mi sei entrata nel profondo, nel cuore, talmente in profondità che ora mi sento spezzata.
Poi un giorno, poco più di un mese fa, ricevo un tuo messaggio per me e per Silvia. L’ho letto come un saluto che ho accolto perché non c’era bisogno di aggiungere altro. Ho capito e ricordato la tua poesia.

Quando sarà il momento
lasciatemi andare,
non forzate la mia bocca
per farmi mangiare.
Non aggiungete sofferenze 
al mio soffrire.
Non accanitevi in cure
che non possono essere.
Lasciate che le mie orecchie odano musiche che non potete ascoltare.
Lasciate che i miei occhi
scavalchino ogni pena,
e intravedano verdi praterie sconfinate.
Lasciate che mi liberi dai pensieri, dalle paure, 
dalla vita che mi tiene legata.
Lasciate riposare le mie povere braccia,
non tormentatele con aghi dolorosi.
Non sollevatemi se non voglio.
Non guardatemi soffrire.
Lasciatemi libera nel tempo che non ha fretta.
Non stritolatemi in spirali di attimi assurdi.
Non chiedete se non posso rispondere.
Non pretendete parole che non posso più dire.
Quando sarà il momento
lasciatemi volare.
(Rita Meleddu)

E io ti lascio volare. Ciao Rita