(Quarantena)

(Quarantena)

  • di Redazione
  • 14 Aprile 2020
  • (Parole tra parentesi)

Ritorna l’appuntamento bisettimanale con la rubrica curata dalla nostra amica Monica Badas che ci regala una riflessione sulla quarantena

Detta anche contumacia significa isolamento forzato, originariamente di quaranta giorni, per evitare la diffusione di malattie o pesti. Ho sempre pensato che parole come quarantena, peste fossero peculiarità di periodi storici ormai passati o realtà di luoghi non vicini a me. Mi sono dovuta ricredere! È bastato un anno bisestile, il 2020, per farmi ricordare cosa vuol dire stare in quarantena. Nel giro di poche settimane la mia vita, come quella di milioni di persone, è stata stravolta. Gli equilibri, le uscite, la libertà di poter gestire il proprio tempo sono diventati miraggi lasciando il posto a una nuova progettazione di vita. Ho sempre programmato le mie giornate per poter inserire tutte le attività che amo fare: il lavoro la mattina, la palestra il pomeriggio, lo shiatsu, il caffè con le amiche, la passeggiata al Poetto la domenica mattina, la pizza e gli inviti a cena, lo shopping con la figlia, i viaggi, i lavori in giardino. Ora esco solo una volta alla settimana per fare la spesa, indosso una mascherina, i guanti, disinfetto il carrello della spesa, lascio all’ingresso di casa le scarpe per indossare gli zoccoli . Mi sembra di vivere una vita parallela alla "mia". I primi 10 giorni di "reclusione" sono stati molto critici soprattutto per l'organizzazione del lavoro. Nel mio lavoro sono indispensabili l'abbraccio, lo sguardo, il tono della voce, la battuta, l’empatia, i giochi, le storie, le pareti colorate, i disegni dei bambini. Come potevo svolgere il mio lavoro stando seduta davanti a uno schermo del pc? Ho imparato a farlo ragionando, rimanendo tante ore a riflettere su quale fossero le modalità più semplici, per poter dire "rimaniamo insieme", "io ci sono anche a distanza". Più i giorni si susseguono, spesso contraddistinti da un tempo lento, più mi rendo conto che trovo delle similitudini con il periodo della malattia. Anche nel 2014 la chemio, la stanchezza, i valori ematici ballerini, decidevano per me e spesso era necessario rimanere reclusi a casa senza poter vedere le persone. All'epoca ho imparato a riprogrammare la mia quotidianità inventandomi e sperimentando nuove attività. Oggi sto cercando di procedere nello stesso modo: la mattina lavoro, il pomeriggio alleno, annoto pensieri, guardo un film in famiglia, preparo il pane, cammino in giardino e mi fermo...metto in pausa la frenesia delle mie giornate e apro la finestra respiro, ascolto il canto degli uccellini, guardo i germogli che iniziano a spuntare sulle piante, faccio qualche chiacchierata attraverso il cellulare. Non so quanto tempo ancora dovremo restare reclusi, ma posso scegliere come trascorrere le mie giornate e io ho scelto di viverle in maniera positiva e costruttiva. Ci viene chiesto di " restare a casa" facciamolo per noi, per le persone che ci stanno accanto, per tutti quei medici e infermieri che ogni giorno sono in prima linea, per tutte quelle famiglie che sono divise, per gli anziani nelle case di riposo, per tutte quelle persone che hanno perso il lavoro. "INSIEME" possiamo !