Il Sole

  • di Redazione
  • 4 Dicembre 2019
  • Luce della stessa luce!

Arriva il luminoso racconto della nostra Irene Spiga a colorare il nostro mercoledì con la rubrica "Luce della stessa luce!"

Nessuno ci pensa mai, vedendolo brillare, si dà per scontato. I fotoni che arrivano sulla terra, ci mettono all'incirca un milione di anni ad uscire dal nucleo del Sole passando per vari strati densi, perdendo ogni volta massa, materia, energia. Una volta fuori dalla stella, impiegano otto minuti nel buio assoluto per arrivare sulla Terra, scaldandoci, permettendo alla vita di crearsi, evolversi.

Analogamente, durante i sei mesi dentro il circuito oncologico dove, attivamente andavo a subire le infusioni di chemioterapia con tutti gli annessi e connessi che comporta, mi comportavo come quei fotoni. Mi alzavo la mattina alle cinque circa, mettevo tutti gli strati possibili per nascondere a me stessa gli effetti devastanti. Usciti di casa, si attraversava la via in silenzio, otto minuti e si era li, in quel luogo predestinato a farmi star male. Così le persone danno tutto per scontato. Ti osservano, impeccabile, truccata, con qualcosa di colorato ed estroso, e si aprocciano a te come se fossi li in villeggiatura. Si accostano e si sentono in dovere di raccontarti i loro mali, perché é sempre così, i casi altrui son sempre unici, come soffrono loro non soffre nessuno.

Eh, invece no! Sempre con il sorriso mi rifugiavo nel tunnel cortisonico, nel mio nero assoluto, in quegli otto minuti visualizzando fiori colorati, prati verdi, dove incontrare il mio albero. Si lui, tronco rigoglioso, largo da non riuscire a cingere con le braccia, folta chioma verde dove perdersi e sentire i raggi del sole arrivare. La tecnica l'ho iniziata un milione di anni fa, arrivando li, in quel luogo mio, tutto mio, creando le condizioni di terra sana dove piantare il seme e, con pazienza ed amore, tutti i giorni, vado lì a portare l'acqua, la più limpida per nutrire lui, per nutrire me.

Lo scambio è forte, sempre più, le radici ormai salde sfidano il maestrale più impetuoso. Il tronco mi permette di poggiarvi la schiena e stare ritta. La fronda enorme e scarmigliata, mi permette di confondermi in mezzo a lei e raccogliere i frutti che mi cibano e consolano. No! Non voglio dare nulla per scontato. Mai più!