The power of Life

The power of Life

  • di Redazione
  • 17 Ottobre 2025
  • La collana di perle di Giulia

Ricordando il 13 ottobre, giornata nazionale contro il tumore al seno metastatico, la nostra amica Giulia Muntoni ci regala una perla speciale e ricca di magia.

Il 13 ottobre è diventata una data che mi riguarda in prima persona. Giornata nazionale contro il tumore al seno metastatico. Wow. Solo cinque anni fa, leggerlo mi avrebbe terrorizzata. 
Non dire mai: "Io non ce la farei, non riuscirei ad affrontarlo" perché non sai mai cosa la Vita ti possa presentare. Anche io, negli anni successivi al primo tumore, provavo una vertigine di orrore quando sentivo parlare di metastasi. E anche un senso di sollievo, perché a me non era capitato. Solo dopo ho capito quanto fossi stata ingenua. Non tanto per l’essermi sentita sollevata, sentimento che considero umano e comprensibile. Ma per aver pensato che la cosa non dovesse riguardarmi mai. Non lo dico con pessimismo. Nonostante tutto, infatti, non mi sento "tradita" dalla Vita.
Per questo ne voglio parlare: perché il mondo ha bisogno di persone che combattano per affermare il loro amore per la vita a qualsiasi costo. 

E il mio è tutt’altro che un amore disperato. È maturo, direi, perché non pone limiti o condizioni. Non amo meno la Vita perché ho sfide più grandi. Sono forse più guardinga, questo sì. Mi difendo meglio, con più ratio. Perché ogni dettaglio conta, letteralmente. Un po’ meno stanchezza significa una passeggiata in natura, un po’ meno appetito mi dà il beneficio di una pausa dalla fame nervosa. 
Anche dopo la seconda diagnosi non mi sono chiesta; "Perché a me?" ma "Cosa devo imparare, questa volta?". E da imparare, ovviamente, c’è un mondo.

La prima epifania è stata che, purtroppo o per fortuna, tutto diventa "normale" quando lo si vive in prima persona. Che, poi, quello che si vive ci stia bene o meno, questo è un altro discorso. Ma niente è così "alieno" da non poter diventare parte del nostro quotidiano. Come si suol dire: "Qui si fa l’Italia, o si muore". E di morte, potrebbe trattarsi. Ed io, ho imparato a fissare negli occhi questo pensiero. Però, mi interessa di più concentrarmi sulle variabili che posso influenzare, giorno dopo giorno, piuttosto che dolermi di un domani che non esiste ancora. Domani è già troppo fuori portata. È un lusso che non posso e voglio concedermi perché, per arrivarci come dico io, ho bisogno di iniettare qualità al presente. 

La seconda epifania è stata che, quando il corpo e la mente inciampano, è fondamentale che ad afferrarci ci sia la gente giusta. Quella per la quale i nostri travagli diventino "normali" come lo sono per noi. Persone per le quali, dopo un po’, il nostro malessere ricorrente sia soltanto un’altra caratteristica che ci distingue, almeno per qualche tempo. Chi va oltre un silenzio o una risata, e ci ama come può, con i mezzi di cui dispone, senza preamboli. Chi sa che quello che ci è successo può non essere giusto ma cerca comunque di rendercelo il più gradevole o il meno peggio possibile.
Loro sono la nostra gente.

Non manca, certo, la nostalgia per la Giulia che ero e che "avrei potuto essere"; è un lutto che ho dovuto affrontare e che non va mai via. Ma sto imparando a domarla, facendo la conta delle cose che mi sono state date, anche in questo frangente. Meno energia, più consapevolezza, meno picchi di entusiasmo, più gestione serena.
Essere positivi, anche in faccia alle avversità, non è mai ingenuità o leggerezza. È una scelta, fatta unendo cuore e mente ed avvolgendoli con uno spirito indomito. Non significa soffrire di meno. Significa guardare la terra nera rivoltata dal terremoto e avere voglia di piantare nuovi semi anziché soccombere al senso di devastazione.
Perché una donna metastatica è lei stessa un seme che ha dovuto imparare a convivere con la devastazione, e ha dovuto accettare che il proprio concetto di gioia non sarà mai più assoluto come un cielo completamente terso e blu.
Ma non per questo rinuncia a spiegare le ali e a provare a volare.