New lessons learned
- di Redazione
- 14 Ottobre 2021
- La collana di perle di Giulia
Arriva un’altra perla del venerdì che porta la firma di Giulia Muntoni…semplicemente pura poesia
Non dire mai: "Io non ce la farei, non riuscirei ad affrontarlo" perchè non sai mai cosa la Vita ti possa presentare. Anche io, negli anni successivi al primo tumore, provavo una vertigine di orrore quando sentivo parlare di metastasi. E anche un senso di sollievo, perchè a me non era capitato. Solo dopo ho capito quanto fossi stata ingenua. Non tanto per l’essermi sentita sollevata, sentimento che considero umano e comprensibile. Ma per aver pensato che la cosa non dovesse riguardarmi. Mai. Non lo dico con pessimismo. Nonostante tutto, infatti, non mi sento "tradita" dalla Vita. Di nuovo, non mi chiedo; "Perchè a me?" ma "Cosa devo imparare, questa volta?". E da imparare, ovviamente, c’è un mondo. Non che manchino la rabbia o la frustrazione, ma so che sono solo strumenti con i quali mi esprimo quando le cose non sono "a fuoco".
La prima epifania è che, purtroppo o per fortuna, tutto diventa "normale" quando lo si vive in prima persona. Che, poi, quello che si vive ci stia bene o meno, questo è un altro discorso e condiziona la qualità della nostra esperienza. Ma niente è così "alieno" da non poter diventare parte del nostro quotidiano. Come si suol dire: "Qui si fa l’Italia, o si muore". E di morte, potrebbe trattarsi. Ma non è un pensiero molto ricorrente, per quanto mi riguarda. Nel senso che quando si cerca di accettare un evento e, in modo pragmatico quale sono io, di tirare fuori il meglio da noi stessi, non si può indugiare troppo sul piano B.
Mi interessa molto di più digerire l’incontrollabile e concentrarmi sulle variabili che posso influenzare, giorno dopo giorno, piuttosto che dolermi di un domani che non esiste ancora. Domani è già troppo fuori portata. E’ un lusso che non posso e voglio concedermi perchè per arrivarci come dico io ho bisogno di iniettare qualità al presente.
La seconda epifania è che, quando il corpo e la mente inciampano, è fondamentale che ad afferrarci sia la gente giusta. Quella per la quale i nostri travagli diventino "normali" come lo sono per noi, persone per cui, dopo un po’, il nostro malessere ricorrente sia soltanto un’altra nostra caratteristica, almeno per qualche tempo. Chi va oltre un silenzio o una risata, e ci ama come può, con i mezzi di cui dispone, senza preamboli. Chi sa che quello che ci è successo può non essere giusto ma cerca comunque di rendercelo il più gradevole o il meno peggio possibile.
Loro sono la nostra gente.