Keep trying

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  • di Redazione
  • 28 Febbraio 2020
  • La collana di perle di Giulia

Ritorna l'imperdibile appuntamento del venerdì con la rubrica "La collana di perle di Giulia" della nostra Giulia Muntoni

La vita toglie, la vita dà. Ma di solito dà anche quando sembra che tolga. Non senza che ognuno faccia la sua parte, però. Bisogna permetterle di fluire, essere aperti e coraggiosi.
I confini che delimitano le nostre vite possono facilmente trasformarsi in muri, se eccediamo nell’istinto di proteggerci. È un dilemma che mi accompagna da sempre: dove finisce la sana difesa di me stessa e quando, invece, rischio di imprigionarmi dentro una gabbia?

Il mondo può essere caotico, brutale, rumoroso e superficiale. E spesso ho la tentazione di chiuderlo fuori, di fare in modo che la familiarità che ho con me stessa, l’amore che ho imparato a provare persino per le mie tortuosità, siano abbastanza. Ma non sono abbastanza. Non lo sono mai. Barricarmi dentro un vacuum rarefatto e sterile non mi protegge, mi impoverisce, mi isola. Mi tiene separata da tutto quello che dà un senso e un colore alla vita: emozioni, baci, sapori. Profumi che colpiscono come pugni allo stomaco, o fanno risvegliare una nuvola di farfalle. Senza preavviso, durante una giornata qualunque.
Non esiste un riparo da certi sguardi che ci arrivano dentro, da sconosciuti che sembrano conoscerci più di quanto noi potremo mai conoscere noi stessi. Sono tranelli o benedizioni? Come accoglierli senza sentirci invasi? Vorrei tanto saperlo.

Apri la finestra mentre è primavera, ti bei dei raggi del sole che scaldano ed abbronzano. E se poi cambia e non fai in tempo a chiudere? Perché poi cambia. Ho passato 40 anni ad alternare coprifuoco a esplorazione, soffrendo da morire di asfissia o quasi affogando, ogni volta che sbagliavo i tempi. Fin qui, ho chiaro soltanto che l’unico modo per non essere travolti è non vivere.  Ma io non posso e non voglio considerarla un’opzione. È un atteggiamento innaturale e mi fa sentire ingrata.
Non ho lottato a mani nude contro un drago, sconfiggendolo, per poi soccombere ai miei fantasmi.

Perciò l’opzione resta sempre e solo una: provare. E ad ogni caduta, rialzarmi. Imparare a non scoraggiarmi, pensando a che emozione unica sia stata ogni volta in cui, in passato, sono riuscita a spiccare il volo.
E poi, soprattutto, selezionare. A costo di essere brutali, di venire fraintesi, essere giudicati difficili. Circondiamoci soltanto di chi si perde in un nostro vezzo. Di chi non può fare nulla per non amarci. Delle splendide persone imperfette che ci fanno bene al cuore anche solo con un sorriso, un abbraccio o un silenzio complice. Che sono troppo curiose di scoprirci per formarsi dei pregiudizi.
E poi, quando le abbiamo trovate, non lasciamole più andare.