Oltre il rumore del traffico, dei pensieri…giace il silenzio. L’amica Giulia Muntoni si sofferma ad ascoltare mente e corpo

Oltre il rumore assordante del traffico, l’inquinamento acustico di una grande città, oltre le urla dei rabbiosi e i pianti dei bambini. Ma, soprattutto, sopra il caos dei pensieri, quando impazzano senza controllo e deturpano la mia serenità, cala sul mio mondo come un drappo di velluto.
Il silenzio mi cura.
Non perché, tutto d’un tratto, l’esterno diventi più quieto, o le persone più rispettose. Semplicemente, anziché continuare a dimenarmi, con energie ormai allo stremo tramutate più in una foga nervosa che mi alimenta, quando ormai ogni possibilità di trovare un senso sembra persa, è allora che lascio andare.
E questo unico atto, così semplice e sofferto, ha il potere di rivoluzionare tutto.
Di colpo, siamo solo io e la mia anima. Respiro e la avverto dilatarsi, stanca. E si rilassa anche il corpo, che fino a un minuto prima contraeva i muscoli quasi in automatico.
In questa dimensione non ci sono aspettative né si percepisce il passare del tempo. 
Cerco di esistere e nient’altro, di essere testimone dei miei stessi pensieri, senza fermarli né ignorarli. Non è semplice, certo, ma mi sembra l’unico modo per farli gradualmente rallentare.
Ultimamente ci riesco sempre meno, il rumore è sempre un po’ più assordante della mia voglia di pace. Ma non voglio pormi l’obiettivo di continuare a provare. Perché, proprio quando avrò smesso qualsiasi sforzo cosciente, so che arriverà, come un  premio, il silenzio della serenità.