A different kind of sparkle

A different kind of sparkle

  • di Redazione
  • 26 Settembre 2025
  • La collana di perle di Giulia

La gratitudine sta lì, accanto a noi, aspetta solo di essere raccolta. E l'amica Giulia Muntoni lo sa bene

Non mi interessa quello che scintilla esteriormente. La bellezza convenzionale, i fari puntati sul glamour, ciò che attira le masse. I like, le mode, o i must have.
La mia attenzione si posa sui diamanti grezzi, su chiunque sappia di essere materia viva in costante cambiamento. I mansueti, coloro che non hanno bisogno di urlare per essere "visti", che tacciono per ascoltare, i portatori sani di luce e modestia. Gli insicuri, gli appassionati di una causa, qualunque essa sia, purché includa gli altri.
Da più di dieci anni fisso negli occhi la mia mortalità e, giorno dopo giorno, guardo a quel regno come da una sala d’attesa si intravvede la stanza principale attraverso una porta socchiusa.
Mi ci sono trovata all’improvviso, come sempre capita con le cose che cambiano tutto. Non perché avessi la vocazione a fare della paura la mia migliore amica. Ho seguito il percorso e non mi sono mai voltata indietro, non c’è stato tempo.  Solo molto più tardi ho avuto il lusso di poter fare considerazioni.

E così, giorno dopo giorno, ho scoperto che la paura non arriva mai da sola: ha una compagna molto preziosa e sottovalutata: la gratitudine.
Può sembrare una bestialità che una persona con una malattia cronica si scopra grata, eppure, frequentando questo mondo un po’ ai confini, per chi abbia l’onestà intellettuale di dare un nome a ogni cosa, appaiono pozze di grazia disseminate sul cammino.
Si parte dalle piccole cose: dapprima si è grati per una notte di sonno o un cielo terso, che facilita il buon umore. Ma, a poco a poco, non si può che inciampare sulle grandi benedizioni che si celano nei posti più impensati e che, magicamente, si moltiplicano, man mano che si impari a notarle.

Non è scontato lavorare su sé stessi, neanche quando si vive ai confini del mondo "normale". Ma farlo, apre la porta ad una categoria superiore di bellezza.

Alla fine, l’unico modo di vivere qualsiasi condizione, è il modo che ciascuno trova per squarciare il velo grigio dei propri demoni. Non ci sono due modi identici, come è giusto che sia. E si deve diffidare di chi faccia di ogni erba un fascio, archiviando come triste o sacrificata un’esistenza apparentemente più dura.

Tutto sta nel tipo di obiettivo a cui uno si voglia dedicare. E, per quanto mi riguarda, l’unico faro che spero non si spenga mai è la luce dell’anima