Le ombre dell’incertezza

Le ombre dell’incertezza

  • di Redazione
  • 24 Settembre 2018
  • I Mille Colori di Fausta

Rivolgi il viso verso il Sole e le ombre cadranno alle tue spalle. (Proverbio Maori)

Ritorna il consueto appuntamento del lunedì con la rubrica curata dalla nostra amica Fausta Giorgia Mascia

Da quando mi sono ammalata la notte tardo a prendere sonno: rimango sveglia, circondata dalle ombre, anche se mitigate dalla porta finestra a vetri che fa entrare fanali di auto in fuga e i baluginii di un vecchio lampione di fronte a casa.

Ho compiuto settant'anni e queste ombre, ormai da più di un anno, sono costanti e inquietanti, permangono anche di giorno, affondando le loro "lunghe gambe" nella mia mente: sono lì a ricordarmi le tante zone scure della mia vita attuale. Sono come volti grigi e muti che ricordano vecchie foto anche se sentono e vedono tutto. Il loro silenzioso seguirmi mi incuriosisce e spesso ho l’impressione che vogliano parlarmi ma so che non posso fidarmi di quanto vorrebbero dirmi: ricordo di aver letto che Eistein, riteneva che è la materia a proiettare le ombre, Dio invece, essendo puro spirito, si materializza con la Luce.

Le ombre nere stanno distese per terra ancorate, da radici invisibili, alla oscurità che vive in ciascuno di noi, come il biblico Caino, hanno malevoli intenzioni: fugare le mie certezze e far tornare la paura della quale si nutrono, ecco perché devo tenerle a distanza.

A volte mi sento stanca e mi chiedo se ce la farò ad andare avanti. Un tempo le mie giornate erano scandite dagli impegni piccoli o grandi del quotidiano, ora invece, misuro i giorni in base alla stanchezza, ne sono prova le ultime foto nelle quali do l'impressione di essere sfinita. So che è per l'inquietudine di questo mio futuro incerto. Di tanto in tanto mi palpo l’addome: la paura insinua pensieri negativi che cerco di dominare con considerazioni razionali. Tutto questo nasce dal fatto che non ho percepito il pericolo in tempo: è vero il tumore all’ovaio è asintomatico ma se avessi fatto controlli più regolari non sarei arrivata a una diagnosi che il primo mese mi ha angosciato! Trattengo il fiato e nel silenzio mi ascolto: il cuore sembra un tamburo il cui ritmo esprime l’affidamento alla vita. Le ombre si possono trasformare in luci e, se voglio, posso non temerle. Il metodo è semplice e veloce: riempire la mia giornata di attività non stressanti ma piacevoli: uscire, fare compere, leggere e scrivere, dialogare con i miei figli e con mio marito o con persone positive come la mia amica "di sventura" Titti che vive normalmente il suo male senza sentirsene vittima. Quando la ascolto esco da tutte le sbarre in cui mi sento rinchiusa, immobilizzata, e riesco a vedermi integrata col mondo esterno, non più imprigionata nella cella della mia malattia. È come un Sole caldo, un manuale pratico di vita che fluisce, con i sui gatti da accudire, il suo uscire con le amiche nelle ore consentite, perché la malattia può solo modificare le nostre abitudini ma non eliminarle e, quando è stanca, legge, dorme, guarda la tv, si cucina qualcosa che le piace e sta tranquilla, senza recriminare. La adoro! È come un abbraccio che scalda il cuore!

Purtroppo le ombre dell'incertezza tornano ad ogni visita, ad ogni esame, ad ogni dolore o malessere. Sono consapevole di quanto siano fragili le barriere che ciascuno di noi crea per proteggere la propria vita e mi dico "sai benissimo che non puoi vivere in eterno! Però puoi scegliere di vivere ogni giorno creandoti la tua giornata" e così riapplico il mio metodo: se mi sento un poco fiacca leggo, cucino, scrivo, telefono se invece mi sento bene scelgo di uscire quasi tre volte su quattro per andare al mare, perché lì, più che ovunque, oltre a bagnarmi nelle acque calde della riva posso immergermi in un mondo colorato e dinamico: le ombre bianche che lambiscono le mie gambe, l'azzurro chiaro in riva e più blu lontano dalla costa, il Sole che piano piano viene risucchiato dalla sera, la pineta verde che, alle mie spalle, ospita gattini che slappano acqua fresca nelle vaschette, i colori dei costumi da bagno, il cielo che si fa grigio latteo, i tavoli verniciati di bianco e verde dei ristoranti, le sdraie mono o multicolore come gli ombrelloni, poi i profumi della pineta, della salsedine, della rena bagnata, il soffio lieve del vento che mi carezza la pelle, le tante voci ...

Oggi, lunedì, so che vedrò colori più freddi, più impersonali e immoti: camici bianchi e divise verdi o celesti delle infermiere. Mi siederò sulla poltrona e guarderò, dalla finestra, il solito specchio di cielo e vicino a me una mano abbronzata che mi "punge" la vena, il rosso caldo del mio sangue che passa nelle fialette (sospiro) allora, socchiudendo gli occhi, richiamerò alla memoria i colori tenui e caldi che ho assorbito nelle ore al mare e di cui mi sono impregnata: essi mi renderanno forte e uscita dalla sezione ospedaliera, durante il viaggio di ritorno guarderò persone, case e alberi "in fuga", altri colori … mi sentirò vivissima e combattiva. Torneranno, lo so, le ombre nere a trovarmi la notte ma io penserò ai colori caldi, ai profumi dei miei fiori preferiti …  Sostituirò le ombre con il ricordo della spiaggia inondata di Sole, il bellissimo mare verde azzurro, come gli occhi di mia madre che di lassù mi proteggerà sempre …

Credo che il bene che è in ciascuno di noi possa lenire il nero delle ossessioni e pertanto vivrò serenamente, trasmetterò fiducia e amore, comprensione, aiuto e consapevolezza. Mi auguro tempo naturalmente ma anche così, alla giornata, voglio esserci, decidere, aiutare, partecipare... Il passato è passato, il futuro è per tutti nelle mani di Dio e l'oggi posso costruirlo io, ancora, finché durerà e questo, credetemi amiche mie, è vincere sul tempo, vincere sul male, ogni giorno dicendomi "oggi ci sono, oggi vivo e domani è futuro per tutti!"