Ave Vita!

Ave Vita!

  • di Redazione
  • 9 Settembre 2019
  • I Mille Colori di Fausta

Ritorna l’appuntamento del lunedì con l’emozionante rubrica curata dall'amica Fausta Giorgia Mascia

Sono le 19 ed io sono già stanca. Non ho avuto una giornataccia anzi! Ho cucinato, rassettato, fatto un po' di giardinaggio. Non sono neppure uscita per il gran caldo. Eppure mi sento come una marionetta lasciata stare dal burattinaio. Noia, stanchezza e tanta voglia di andare a letto. Ieri è stato meglio. Forse domani sarà meglio. Imparo ad assecondare e vivere questa mia vita secondo nuovi ritmi. Mi stanco più facilmente, vado a dormire massimo alle 22. Mi sveglio alle 7:30, 08:00 e piano piano sbrigo le mie cose senza mai fare programmi. Come potrei? Il sonno può arrivare alle 20 come alle 14. Potrei forse partecipare a qualche evento o organizzarlo? Sorrido ai miei cari, regalo tenerezza ma so solo io quanti giorni mi sento una zavorra inutile e vorrei lasciarmi andare alla deriva in cerca di pace finalmente. Poi vedo i miei figli, Carlo, colgo nei loro begli occhi aspettativa, gioia di vedermi e mi sento vigliacca. La mia vita sarà sempre intervallata da visite, controlli e la paura che il mostro torni, perché non si guarisce da Mr. K si impara a conviverci o non si impara mai e una paura sottile ti attraversa le viscere ogni giorno che vivi. È sbagliato lo so vivere in questa prospettiva. Niente è certo per nessuno ma noi malati sappiamo che ogni controllo può essere un nuovo inghippo, un'altra sofferenza e così finché viviamo. Ave vita! Così bella e scontata per chi la vive da sano così incerta e fragile in chi è malato. Poi il pensiero vaga: va sempre là, settimo piano del Businco.

Un reparto in continuo movimento con medici e paramedici sempre con te e Lui. Lui che alle 23 è ancora in reparto. Lo vedo avanzare a grandi falcate in silenzio, scruta le camere, saluta con un sorriso e una strizzata d'occhio ciascuna di noi. So che è qui da stamane perché ha operato. So che l'ospedale gli toglie tutto il tempo. Ne rimane molto poco per se stesso. È tutto proteso verso noi, i suoi pazienti. Lui realmente crede e agisce per salvarci. Essere medico è la sua missione, salvarci la vita la sua sfida. Mi chiedo quanto tempo gli resti per la sua quotidianità, per la sua vita privata e realizzo che è molto poco. Allora le immagini di Lui che percorre il reparto a notte fonda, dopo una giornata passata in sala operatoria mi fa sentire vigliacca e opportunista. Devo meritare quello che la vita mi sta offrendo: un ginecologo vincente e decisivo. Penso a lui e mi sento più forte: torneranno le forze, la voglia di vivere, lo devo a questo grande uomo combattivo, fiero, coraggioso che sfida ogni giorno il cancro. Grazie Dott. Macciò, serena notte!