Ovunque sarai, ovunque sarò, in ogni gesto io ti cercherò!

Ovunque sarai, ovunque sarò, in ogni gesto io ti cercherò!

  • di Redazione
  • 16 Agosto 2022
  • Amor vincit omnia

Daniela Zedda dedica il racconto di oggi ad una donna unica, un’amica speciale per lei e per tutte noi: Dolores 

DISCLAIMER: Ci sono persone che cambieranno il corso della nostra vita. Ci sono persone che siamo destinati ad incontrare, che lasceranno nel nostro cuore un’impronta indelebile, e ci lasceranno un’eredità eterna, fatta di gesti e di emozioni, e, una di quelle persone, per me, è stata proprio lei, la dolcissima e indimenticabile zia Dò! 

È impossibile per me, oggi, scrivere e non parlare di lei, di una donna che per me ha rappresentato tanto, e che porterò sempre nel mio cuore, colei che io ero solita chiamare confidenzialmente zia Do’!  
DOLORES, una donna unica e speciale, rimasta sempre e fino all’ultimo, straordinariamente e semplicemente, sé stessa. 

Conobbi Dolores tanti anni fa, quando lavoravo all’asilo delle suore, e quindi, in circostanze e in un contesto del tutto differente. Per diversi anni, a lei erano stati affidati i laboratori creativi, da realizzare con i nostri bambini. ERA LA CREATIVITÀ FATTA PERSONA. Capace di creare qualunque cosa con materiali fini e ricercati, o poveri e scarni. Era un piacere vederla all’opera: LE SUE MANI LABORIOSE, NON SI FERMAVANO MAI. Che meraviglia!! I lavori che realizzava con i bambini erano spettacolari, e il rapporto che instaurava con loro, intenso e gratificante. Ricordo ancora quando entrava e i bambini le correvano incontro, per abbracciarla attaccandosi alla sua gonna, circondandola d’affetto e d’attenzioni. Dal suo viso, e dalla sua sonora risata traspariva una GIOIA INFINITA. Quanti ricordi unici e speciali!!! Per diversi anni le nostre strade si sono poi divise, fino a quando, la vita in un modo alquanto strano, ha deciso di farle nuovamente incontrare. Non è semplice dare l’idea reale, di ciò che lei è stata per me in questi due anni. Da quando mi sono ammalata ho pianto veramente poche volte, e quelle poche volte non sono state conseguenza delle diagnosi, crudeli e impietose. Di fronte ad esse, rimanevo fredda, gelida, impassibile, apparentemente imperturbabile. APPARENTEMENTE, perché, inizialmente imperversava in me la tempesta, dettata dalla paura, ma in un secondo momento il turbamento ha lasciato spazio ad una fede e ad una fiducia incrollabile, fatta di certezze figlie del tempo che passava, e lasciava intravedere, ogni giorno di più, UN BARLUME DI SPERANZA. Speranza dettata da una medicina che mi regalava giorno dopo giorno, VITA.  VITA DI QUALITÀ, SCEVRA DI LIMITI PARTICOLARI. Vita vera, potenzialmente vivibile, vissuta. 

Poi, una mattina d’agosto, apro un social e lì leggo un saluto, UN SALUTO A TE, GRANDE DONNA. Ci ho messo pochi secondi a realizzare: nell’ultimo periodo i suoi messaggi sempre più radi, negli ultimi giorni quello strano silenzio. E lì, allora è diventato tutto più chiaro, ecco il perché della sua assenza. E mentre la mente vagava, i miei occhi hanno cominciato a riempirsi di lacrime. PAREVO QUASI UN FIUME IN PIENA. Non riuscivo a fermarmi, nonostante sapessi perfettamente che, se lei fosse stata lì accanto a me, m’avrebbe sicuramente ripreso bonariamente, con una battuta e quel sorriso ineguagliabile che la distingueva, "OH, SA PIPPIA, MO’ BASTA!", PERCHÉ LEI, IO LO SO BENE, NON ERA LACRIME: ERA SORRISI, ALLEGRIA, BATTUTE E GIOVIALITÀ, ERA VITA FATTA PERSONA, IN OGNI CIRCOSTANZA, IN OGNI SITUAZIONE. E, ovunque andassi con lei, portava con sé quella leggerezza e quel brio, CHE LA FACEVANO BRILLARE SEMPRE.  

Erano anni che non piangevo così. Mi ha ricordato un po' il giorno in cui morì mio padre, ma lo so bene che lei non era mia madre, io una madre ce l’ho e la amo profondamente, e lei una figlia ce l’ha, e l’amava profondamente. Ciò che ci ha unito e legato indissolubilmente è stato il fatto che avevamo condiviso un’esperienza di vita importante, e ci facevamo forza a vicenda, consce del fatto d’avere il medesimo carattere, la medesima verve, nonostante la differente età, il diverso entroterra sociale e culturale, il percorso di vita differente. Un giorno mi disse, che in me rivedeva un po' sé stessa, di fronte alla sua prima diagnosi: lei mi vedeva giovane e inesperta come una bambina, con l’innocenza e l’incoscienza di chi non sapeva ancora a cosa stesse andando incontro. MA QUELLE LACRIME SCENDEVANO LEGGERE E INARRESTABILI, PERCHÉ DETTATE DALLA PIENA CONSAPEVOLEZZA DI CIÒ CHE LEI AVEVA REALISTICAMENTE RAPPRESENTATO PER ME. C’è stato un momento in cui, ero praticamente spacciata. Ricordo ancor oggi lo smarrimento, la delusione, il gelo che mi attraversò le vene, quando quella giovane dottoressa, di fronte all’ennesimo rinvio e lungaggine burocratica, e alla mia considerazione sulla necessità di iniziare quanto prima una terapia, mi rispose seccata "Io neanche la conosco, lei non è nessuno per me!". Mi aveva fatto capire, e neanche troppo velatamente, che ai suoi occhi io non ero praticamente nessuno, poiché non conoscevo nessuno né tantomeno conoscevo qualcuno che lei potesse conoscere, ero solo un numero, una tra tanti. Non avevo voce in capitolo, non avevo neanche il diritto di farle notare che i mesi stavano passando e io non avevo ricevuto ancora alcun tipo di cura. Così prevedeva il protocollo, i tempi burocratici, ma quel protocollo mi aveva quasi ucciso, e IO AVEVO DIRITTO DI VIVERE, avevo il diritto almeno di provare a contrastare e a fermare quel benedetto cancro!!! Lo so è poco edificante per chiunque raccontare questi episodi, ma lo è ancor di più viverli. Io ero semplicemente una mamma qualunque, una donna qualunque, una figlia qualunque IN ATTESA CHE QUALCUNO, CON LA GIUSTA SENSIBILITÀ COMINCIASSE A PENSARE IN TERMINI DI AZIONE NEI CONFRONTI DELLA MIA MALATTIA che stava galoppando, PERCHÉ IO VOLEVO VIVERE…ed è proprio in quel momento che è riapparsa lei nella mia vita, LA MIA CARISSIMA ZIA DO’! 

Lei che aveva vissuto sulla sua stessa pelle il medesimo trattamento, che mi ha preso per mano, che mi ha protetto sotto la sua ala, e mi ha affidato a chi, invece, in tempi ristrettissimi ha pensato di agire per salvare una vita. La mia vita. Mi ha affidato con piena fiducia, che mi ha poi trasmesso, a coloro che mi hanno offerto una possibilità, che non mi hanno fatto sentire spacciata, ma VIVA!! 

LEI È STATA PER ME MAMMA, SORELLA, AMICA, CONFIDENTE, TUTTO QUELLO CHE UNA DONNA PUÒ RAPPRESENTARE PER UN'ALTRA DONNA, NEL MOMENTO PIÙ DURO E DIFFICILE DELLA SUA VITA.  

ECCO PERCHÉ IO DICO SEMPRE CHE LEI MI HA SALVATO LA VITA, ed ecco perché le lacrime sono scese copiose, di fronte alla notizia della sua scomparsa.  Lei mi ha restituito alla vita, mi ha preso con sé, mi ha trattato a "FILL’E ANIMA" ed è stata per me quell’Angelo che mi ha afferrato per il rotto della cuffia, senza l’intervento del quale non sarei qui oggi a poterlo raccontare. 

Fu sempre lei a farmi conoscere le ragazze di Mai più sole, e fu ancora lei a consigliarmi di scrivere, di raccontarmi, di condividere il mio pensiero in questa rubrica. Ne parlammo tanto prima. Mettersi a nudo, raccontare dell’approccio, della percezione della malattia, che è sempre e comunque personale e individuale, rappresentava un salto nel buio, poiché argomento molto delicato. Non si trattava di parlare di dati, ma di emozioni, di speranze, di certezze, di illusioni, di fede, di credenze, di desideri. SI ANDAVA A TOCCARE QUELLA SFERA CHE NON AVEVA NULLA DI CERTO, MA TANTO DI INTIMO E PERSONALE. Ma, lei mi disse "Fallo!", e io lo feci, perché mi ricordò ancora una volta, quanto potesse essere importante condividere, attraverso la propria testimonianza, la propria esperienza. 

E così, oggi, rileggendo a ritroso la nostra chat mi rivedo: rivedo me stessa, che pian pianino ho cominciato a crederci, e rivedo lei energica e impetuosa, che mi apostrofava e incoraggiava quasi fossi una bambina bisognosa di cure e attenzioni, e magari lo ero, ma nessuno lo vedeva, nemmeno io, solo lei, forte e consapevole della sua esperienza passata e presente. LEI SAPEVA ESATTAMENTE COME CI SI SENTE, FORTI E FRAGILI ALLO STESSO TEMPO, E MI SPRONAVA IN OGNI MODO A REAGIRE, A RIPRENDERE IN MANO LA MIA VITA DAL PUNTO IN CUI LA MALATTIA L’AVEVA SPEZZATA E INTERROTTA.  
Non era una presenza costante nella mia vita. Ogni tanto spariva, e si ripresentava magari dopo mesi, di punto in bianco, con il suo solito entusiasmo e la sua travolgente energia, per coinvolgermi in qualcosa che riteneva potesse avere valenza e spessore, e che valeva la pena realizzare. 

DI DONNE VERAMENTE LIBERE SENZA ETICHETTA, COME LEI, NE NASCONO POCHE. Faceva senza aspettarsi nulla in cambio se non un grande sorriso, o forse semplicemente le bastava guardarti da lontano riprendere in mano la tua vita. Questo per lei era sufficiente per farla sentire appagata e felice di ciò che donava e di ciò che faceva.  NON ERANO SOLO LE SUE MANI MAGICHE, MA ANCHE, E SOPRATTUTTO IL SUO CUORE A RISPLENDERE.  

Sicuramente lei, negli ultimi tempi, aveva realisticamente compreso la gravità della sua situazione, ma io no. O meglio, io ho continuato fino all’ultimo a sperare con lei e per lei. Fino all’ultimo. Aveva una fiducia illimitata nel suo medico e nelle sue intuizioni, e se ci credeva lei, ci potevo, e ci dovevo credere anche io. 

Tutti coloro che entrano nella nostra vita e la segnano in qualche modo, portano con sé una verità che ci appartiene, qualcosa che dobbiamo ancora imparare, o comprendere appieno e realizzare. DA ZIA DOLO HO IMPARATO CHE LA VITA VA VISSUTA APPIENO E CON CORAGGIO FINO ALL’ULTIMO RESPIRO. RESPIRANDONE E ASSAPORANDONE INTENSAMENTE GLI ATTIMI. NON LASCIANDOSI SFUGGIRE L’EBBREZZA DI CIÒ CHE CONTA VERAMENTE, E PER CIÒ CHE ERA, E PER TUTTO CIÒ CHE HA FATTO PER ME RIMARRÀ SCOLPITA NEL MIO CUORE, OGGI, DOMANI, E SEMPRE!