La Vita è adesso

La Vita è adesso

  • di Redazione
  • 1 Marzo 2022
  • Amor vincit omnia

Con profonda emozione vi annunciamo che oggi si inaugura la rubrica "Amor vincit omnia" curata dall'amica Daniela Zedda accompagnata dalla sua raffinata ironia.
DICLAIMER: "Quando mi sono ammalata ho cercato intorno a me ciò che, NONOSTANTE TUTTO, avrebbe potuto ACCENDERE, come un fuoco, LA SPERANZA di un FUTURO possibile: luoghi, persone, canzoni, libri e film, che, nei miei scritti, non posso fare a meno di citare... perché è proprio da lì che è nato il disegno di un SOGNO AD OCCHI APERTI, che la penna mi ha aiutato a tracciare, e con il quale, ho imparato a VOLARE!"

Qualche mese fa conobbi, casualmente, una giovanissima ragazza che combatteva, come me, un carcinoma mammario, operata di recente e stanca delle cure aggressive e faticose che aveva dovuto fino ad allora affrontare, e a cui si sarebbe dovuta sottoporre, con cadenza regolare, ancora per qualche tempo. Mi fece tantissima tenerezza, si leggeva nei suoi occhi la stanchezza di chi combatte la sua battaglia con la giusta determinazione, e, non è stato facile per me esordire con questa frase: "Io, invece, sono Daniela, e ho un carcinoma mammario, purtroppo inoperabile, di 10 cm, con metastasi linfonodali, di fegato e ossee." L’espressione sbalordita del suo viso tradì il suo disagio: rimase perplessa e confusa di fronte alla mia risposta, poiché non riusciva ad associare la calma apparente che attraversava il mio sguardo, a quello che gli stavo raccontando. La mia sembrava quasi l’ammissione pubblica di fronte al gruppo, di un alcolista anonimo alla sua prima seduta terapeutica. E, in effetti, un po' gli somigliava, perché così come un alcolista, anch’io avevo un problema da riconoscere e da affrontare, un grande problema di non facile soluzione. E il problema non si limitava alla sola malattia, ma, anche e soprattutto all’accettazione dello stadio avanzato nel quale versava, e di tutto ciò che ne sarebbe potuto conseguire. Oggi, finalmente, a un anno e mezzo di distanza, ho raggiunto quella serenità che mi permette di parlarne in maniera diretta e serena, e di dire alle persone, con grande tranquillità, che il mio è un tumore METASTATICO.
ME - TA -STA -TI -CO…
Che parola altisonante, ma soprattutto terrificante. Quelle cinque sillabe formano una parola che fino a pochissimi anni fa suonava come una condanna a morte certa, e che tutt’ora, nell’immaginario di molti lo è, ma che, invece, oggi grazie agli straordinari progressi della medicina, non fa più così paura, perché grazie a cure mirate e sempre più innovative, è possibile vivere una vita serena e dignitosa, per un tempo che oggettivamente non è dato conoscere…ma, quanti di noi hanno certezza assoluta del domani? Nessuno!
È per questo che si dovrebbe vivere il presente, non disdegnando, però, di strizzar l’occhio ad un futuro possibile. Ricordo che un giorno, una mia carissima amica mi disse che a suo fratello avevano detto che stavo per morire, visto che ero "piena" di metastasi…
Oddio, pensai. Stavo morendo, e il fratello dello zio del nonno, della cugina del vicino della nonna l’aveva saputo prima di me! Allora, è proprio vero che i diretti interessati sono sempre gli ultimi a sapere le cose importanti che li riguardano! Gli risposi sorridendo che sì, era vero, le metastasi c’erano, ma aggiunsi che non avevo nessunissima intenzione di andare da nessuna parte, o non a breve almeno.
L’IRONIA: quella splendida signora sconosciuta a molti, che mi ha salvato la vita in tante occasioni, abbassando il rumore dei pensieri, e sciogliendo il gelo e i nodi dell’anima, con il calore di una sonora risata.
ME-TA-STA- TI- CO…
Quelle cinque sillabe che formano quella parola che, quando la pronunci le persone ti guardano con sguardo fuggente, perché spesso non sanno che dire, e gli si legge chiaro in faccia che hanno PAURA.
La PAURA, la nemica numero due, la sorellastra della MALATTIA. Trovai presto un escamotage per sfuggire a quegli sguardi tristi e terrorizzati. Non per insofferenza o cattiveria, ma perché neanche io ero pronta a dare ulteriori spiegazioni, e perché volevo togliere loro le castagne dal fuoco. Non penso sia facile per nessuno accettare che una persona che conosci, e a cui magari vuoi bene, possa già essere ad uno stadio così avanzato. E, quindi, quando mi chiedevano educati ma timorosi, quali fossero le mie condizioni, io usavo il termine RIPETIZIONI.
Ripetizioni: un altro termine tecnico usato dai medici per indicare le metastasi.
La prima volta che parlarono di ripetizioni con me neanch’io afferrai nell’immediato l’esatto significato di questo termine…beata ignoranza! Poi, ovviamente, chiesi e compresi, ma quel termine suonava così astratto, così lontano dalla terminologia solitamente utilizzata in ambito diagnostico, che ogni qualvolta qualcuno mi chiedeva, io non usavo il termine metastasi, ma ripetizioni. E, invece dello sguardo terrorizzato, ottenevo in risposta uno sguardo perplesso e dubbioso. Era evidente che non capivano di cosa stessi parlando, ma non chiedevano niente in più, per non apparire troppo invadenti e indiscreti, o poco preparati.
Seppur inizialmente inconsciamente lo rifiutassi, sono sempre stata consapevole dello stato avanzato della mia malattia e, con il tempo, a piccoli passi ho cominciato ad accettarlo, e a contrastarlo dando spazio e fiducia ai bravissimi medici ai quali mi sono affidata. A loro l’onere di gestire questa situazione complicata. A loro l’onere, perché sono loro che possiedono le competenze, l’intuito, la lungimiranza, la sensibilità necessarie per gestire e individuare le migliori strategie in assoluto per poter fronteggiare quel tumore aggressivo che, in pochi mesi, è esploso come una bomba a mano all’interno del mio corpo, cercando di defraudarmi della mia giovinezza e serenità.
Ed è anche grazie a loro, e al piccolo miracolo che avevano compiuto restituendomi alla vita, dopo i primi iniziali mesi di immobilismo, che compresi che il mio treno non era ancora giunto al capolinea, perché sì, avevo un tumore ME-TA-STA-TI-CO, ma potevo ancora fare tanto, c’era ancora VITA, da assaporare, da onorare vivendola appieno, magari diversa da quella che avevo programmato e immaginato, ma pur sempre vita, e per me ora LA VITA È ADESSO.