Un paziente oncologico su tre non dispone di un supporto psicologico

Un paziente oncologico su tre non dispone di un supporto psicologico

  • di Redazione
  • 25 Luglio 2019
  • Italia ed estero

Il 69% dei pazienti oncologici richiede un supporto psicologico, ma spesso il servizio non è "disponibile". A rivelarlo è  un sondaggio condotto da All.Can international cancer initiative (una rete di esperti sostenuta in 19 Paesi, tra cui il nostro, che si occupa di elaborare strategie a lungo termine per migliorare la vita dei pazienti oncologici) su circa 4000 persone di 10 paesi diversi tra cui l’Italia

Sì, circa sette intervistati su dieci hanno affermato di avere o di aver avuto bisogno di supporto psicologico durante o dopo le cure, ma oltre un terzo di loro (il 34%) ha dichiarato che questo servizio non era ‘disponibile’ .  In Italia i dati sembrano leggermente più confortanti ma comunque impietosi perchè il 25% dei pazienti non ha potuto accedere al supporto, e che per altro quando lo è stato non è sempre è stato utile e adeguato. 

Come ha dichiarato Matti Aapro, della Clinique de Genolier, centro svizzero specializzato nella cura delle malattie oncologiche, e membro del comitato direttivo di All.Can: "Il supporto psicologico oggi è riconosciuto come una componente essenziale dell’approccio multidisciplinare al cancro", risulta essere fondamentale "Perché l’angoscia che accompagna chi soffre di cancro peggiora sensibilmente la qualità di vita, già compromessa dalla malattia, e rischia anche di avere un impatto sulla sopravvivenza, visto che i malati di cancro affetti da depressione avrebbero un rischio maggiore di mortalità del 39%" come viene ricordato in una nota dello studio condotto da All.Can.

Alla base dell’insoddisfazione dei pazienti sta la mancanza di tempi rapidi per arrivare alla diagnosi: un quarto degli intervistati (26%) ha dichiarato che  è stata la fase più inefficiente del percorso di cura, e quasi un terzo (32%) che il suo tumore è stato inizialmente diagnosticato come qualcos'altro, una volta o più volte.

Il secondo punto chiave riguarda l’ alleanza terapeutica e la comunicazione tra medico e paziente e la condivisione delle scelte. Quasi la metà del campione (il 47%) non si è sentita sufficientemente coinvolta nella scelta delle opzioni di cura e il 39% ha riferito di non aver mai ricevuto, o solo qualche volta, un adeguato sostegno per affrontare sintomi ed effetti collaterali delle terapie.

Il terzo punto si concentra sull’assistenza multidisciplinare integrata, che deve diventare per All.Can una realtà per tutti. Il 69% degli intervistati ha affermato di aver bisogno di supporto psicologico durante o dopo la cura, ma un terzo (34%) ha dichiarato di non avere avuto la possibilità di accedervi. Inoltre quasi un quarto degli intervistati (il 24%) ha detto di non avere la possibilità di accedere ad altri professionisti, come il nutrizionista o il fisioterapista.

Infine, il quarto punto riguarda la relazione tra soldi e tumori: il 26% degli intervistati ha riportato una perdita di reddito da lavoro dovuta ai trattamenti del cancro. A questo proposito da uno studio italiano, pubblicato su Annals of Oncology a fine 2016 che misurava la qualità della vita di 3800 persone con tumore del polmone, della mammella o dell’ovaio, è emerso che circa un quarto dei malati (22%) vive un disagio economico legato alla malattia. Ora arriva anche lo studio europeo a confermare quello che ormai è chiaro: il cancro impoverisce.