Un mix di farmaci come nuova strategia per il tumore al seno metastatico

Un mix di farmaci come nuova strategia per il tumore al seno metastatico

  • di Redazione
  • 13 Luglio 2017
  • Italia ed estero

L’Italia, sempre in prima fila nella ricerca, coordinerà uno studio mondiale che si occuperà di valutare l’efficacia di una classe di farmaci, gli inibitori di Parp, che dimostrano una specifica attività nelle donne con mutazione Brca.

Gli studi presentati durante il congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) svoltosi a Chicago hanno confermato il successo e l’efficacia di una classe di farmaci, gli inibitori delle chinasi ciclina-dipendenti (CDK) 4 e 6, coinvolti nella crescita del tumore affermando che la combinazione di farmaci diversi, che agiscono su più fronti contemporaneamente, rrappresenta una scelta efficace anche nel caso del tumore al seno metastatico.

In particolare, trattare le pazienti con tumore metastatico ormonosensibile ma negativo per il recettore Her2 mettendo insieme ribociclib, inibitore delle CDK4/6 al letrozolo, un inibitore dell’aromatasi che rappresenta la terapia standard per questo tumore, aumenta il tempo libero da malattia di oltre 26 mesi. Rispetto a quante vengono trattate solo con l’ormoterapia, le donne che hanno ricevuto la combinazione hanno avuto un aumento del 54,7% del tempo libero da progressione. Alcune delle pazienti sono in trattamento ormai da più di tre anni senza riportare effetti collaterali gravi, mentre il beneficio si conferma sempre consistente.

"Risultati importanti, a cui l’Italia ha contribuito in maniera rilevante, che ci consentono ora di lanciare una nuova sperimentazione in cui verranno incluse più di 3 mila pazienti provenienti da 90 centri di tutto il mondo. Vogliamo confermare l’efficacia di questa combinazione ed esplorare meglio alcuni aspetti legati alla sua tollerabilità per essere sicuri di dare a ogni paziente il farmaco più indicato" ha spiegato Michelino De Laurentiis, direttore dell’Oncologia Medica Senologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori "G. Pascale" di Napoli che coordinerà lo studio.

In particolare, per le donne con mutazione Brca arrivano i risultati che riguardano il primo di una nuova classe di farmaci, i parp-inibitori, molecole in grado di colpire selettivamente le cellule tumorali interferendo con i meccanismi di riparazione dei danni al Dna usati nel trattamento del tumore ovarico. Lo studio ha coinvolto donne portatrici di mutazione in uno dei geni BRCA e con tumore metastatico Her2 negativo, trattate precedentemente, e ha messo a confronto l’efficacia di olaparib con la chemioterapia standard. I risultati mostrano una riduzione del 42% del rischio di progressione nel gruppo trattato con il parp-inibitore senza far rilevare effetti collaterali importanti.

"I risultati di questo studio sono molto promettenti perché è la prima volta che una terapia target mostra un vantaggio rispetto a quella standard in questo tipo di pazienti", sottolinea De Laurentiis.