Tumori e rischio burnout tra i professionisti del settore

Tumori e rischio burnout tra i professionisti del settore

  • di Redazione
  • 5 Novembre 2025
  • Italia ed estero

Fondazione Aiom ha lanciato il primo progetto nazionale per la salute psico-emotiva degli oncologi e degli operatori sanitari.

Prendersi cura di chi cura, non è un gioco di parole, ma un’esigenza importante perchè il burnout è dietro l’angolo ed è sempre più frequente nel mondo della sanità. 

E’ una sorta di bolla emotiva che porta alla depersonalizzazione, isolamento, mancanza di empatia. E diventa un grosso problema quando a soffrirne sono i professionisti del settore come i medici e chirurghi perchè le loro prestazioni possono avere ripercussioni sui pazienti e sulle loro famiglie. E sembrerebbe che il burnout sia frequente in chi si occupa di tumori ginecologici e che riguardi ben 4 oncologi ginecologi su 10. La Fondazione Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) lancia dunque il primo progetto nazionale di educazione contro il burnout e per la salute psico-emotiva degli operatori sanitari. Tale iniziativa è dedicata in particolare a chi si occupa di tumori ginecologici. Vengono messe a disposizione 5 lezioni online per imparare a riconoscere e conoscere la sindrome del burnout, e le strategie per prevenirla e fronteggiarla.

"Tra le sfide che oggi l’oncologia deve affrontare vi è anche la tutela della salute psico-fisica di tutti coloro che assistono i pazienti – sottolinea Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom - Le neoplasie ginecologiche rappresentano un esempio emblematico di quanto sia difficile per un clinico trattare certe gravi malattie. Spesso le diagnosi sono tardive e quindi anche le possibilità di successo delle terapie si riducono notevolmente. Ciò è particolarmente vero nel carcinoma ovarico. Vi è poi un’alta mortalità che si riscontra ancora tra le pazienti e che porta costantemente gli operatori ad interfacciarsi con fonti di stress emotivo. Con le nostre lezioni online abbiamo voluto dare a tutti i professionisti uno strumento di aiuto concreto".

Per Domenica Lorusso, professoressa ordinaria di Ostetricia e Ginecologia alla Humanitas University e Direttore del Programma di Ginecologia Oncologica Humanitas San Pio X di Milano, ci sono due aspetti che pesano su chi lavora in questo ambito: "Si tratta di tumori che colpiscono la sfera riproduttiva e spesso chiamano in causa l’ereditarietà genetica, il che crea nella paziente un sovraccarico psicologico importante, che inevitabilmente viene trasmesso al medico. I nuovi farmaci, inoltre, permettono oggi delle sopravvivenze più lunghe grazie a meccanismi d’azione molto innovativi. Questo porta inevitabilmente gli oncologi ad entrare nella vita personale dell’assistita, in un rapporto che spesso va al di là di quello medico-paziente". 

Il burnout sta dietro l’angolo soprattutto nelle strutture sanitarie in cui si ha mancanza o deficit di personale sanitario. 

Gabriella Pravettoni, Direttrice della Divisione di Psiconcologia dell’Istituto Europeo di Oncologia e Professoressa di Psicologia delle Decisioni all’Università di Milano descrive in questo modo il burnout: "Non si tratta di normale stress, ma del sentirsi ‘bruciati vivi’: si entra in una dimensione di isolamento emotivo, in cui non si riesce più a provare emozioni condivisibili ed adeguate, sia verso i colleghi, sia verso i pazienti, sia nella sfera personale. Ossia, non si riesce più ad applicare quella che chiamiamo intelligenza emotiva".

A questo punto è inevitabile se si possa prevenire. "Sì, si può e si deve prevenire - prosegue l’esperta - Il lavoro dell’oncologo richiede di essere empatici, ma bisogna imparare a gestire l'empatia, perché vi è una esposizione continua alla sofferenza. I giovani, che non hanno esperienza e fanno più turni, sono particolarmente esposti. Un bravo oncologo è prima di tutto un oncologo che ha un buon equilibrio psicologico. Ecco perché sarebbe importante poter offrire un supporto psicologico anche al personale sanitario, con figure preparate che conoscano bene anche le dinamiche intrinseche degli ospedali".

Tra le più frequenti conseguenze del burnout vi sono l’abuso di alcol o la tendenza ad altri comportamenti non salutari, l’aumento di sintomi ansiosi e depressivi e più in generale una peggiore qualità di vita. Di qui l’importanza di iniziative come questa, resa possibile da un contributo non condizionante di Abbvie. "Per sconfiggere il cancro è importante anche contrastare tra gli oncologi lo scarso entusiasmo per l’attività lavorativa, lo scetticismo o la sfiducia verso le proprie competenze - conclude Cinieri - E’ questo l’obiettivo che ci siamo posti con il nostro progetto e proseguiremo con attività simili anche in altre neoplasie".