Tumore del pancreas con mutazione Brca: olaparib dimezza il rischio di progressione della malattia

Tumore del pancreas con mutazione Brca: olaparib dimezza il rischio di progressione della malattia

  • di Redazione
  • 24 Gennaio 2020
  • Italia ed estero

Si chiama Olaparib, è uno dei parp inibitori più utilizzati per cronicizzare il tumore ovarico e si studia la sua efficacia per il cancro al pancreas con mutazione BRCA.

Le mutazioni BRCA sono ereditarie e sono note per aumentare le possibilità di sviluppare il cancro alle ovaie, al seno e alla prostata. Secondo alcuni studi si è dimostrato che circa il 5-6% dei tumori del pancreas sono causati da mutazioni in uno o entrambi i geni BRCA.

Lo studio POLO, presentato nel mese di giugno al 55° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), i cui dati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine, ha dimostrato un incremento significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza nei pazienti con tumore al pancreas con mutazione dei geni BRCA1 e/o BRCA2 che hanno ricevuto olaparib dopo la chemioterapia. A 2 anni, il 22% dei pazienti trattati con olaparib risulta libero da progressione di malattia (rispetto al 9,6% di quelli trattati con placebo). Guardando i dati nel breve periodo i pazienti da progressione di malattia di 7,4 mesi rispetto a 3,8 mesi, riducendo quindi del 47% il rischio di progressione della malattia.

Per questo al Policlinico Gemelli Irccs di Roma è stato istituito il programma per l'uso compassionevole del primo farmaco, l’olaparib appunto, per il cancro al pancreas legato alla mutazione dei geni Brca. Tale programma consente di ricevere il farmaco dall'azienda e darlo ai pazienti con mutazione dei geni Brca 1 o 2 e tumore del pancreas metastatico, che abbia risposto bene a un particolare regime di chemioterapia. Per i pazienti significa sostituire la chemio con delle pillole da assumere a casa: "Si tratta della prima terapia di mantenimento per questi casi, per di più una terapia domiciliare", ha spiegato Cinzia Bagalà, oncologa del Comprehensive Cancer Center al Gemelli in un’intervista rilasciata per Adnkronos. L'obiettivo è che assumendo il farmaco, dopo alcuni cicli di chemioterapia a base di platino, "il tumore al pancreas e le metastasi - prosegue Bagalà - restino stabili. Ma pensiamo, sulla base dei dati clinici disponibili, che ci possa essere un'ulteriore risposta terapeutica e che la malattia possa continuare a ridursi".