Radioterapia: una cura dei tumori su misura diventa possibile

Radioterapia: una cura dei tumori su misura diventa possibile

  • di Redazione
  • 19 Ottobre 2021
  • Italia ed estero

La radioterapia rappresenta ormai un’arma insostituibile per 6 malati oncologici su 10 e grazie a una nuova rivoluzione tecnologica si potranno avere dosi più elevate con meno sedute.

Viene prescritta circa al 60% dei malati, può salvare la vita e, anche grazie al suo utilizzo, un numero crescente di persone, in Italia e nel mondo, guarisce o riesce a convivere a lungo con un tumore. Attualmente esistono diversi macchinari e i trattamenti sono sempre più personalizzati, come è emerso dal congresso nazionale dell’Associazione italiana di radioterapia e oncologia clinica (Airo), tenutosi a Bologna.

"Dalla sua nascita, più di un secolo fa, a oggi questa disciplina è stata rivoluzionata. Da almeno un ventennio le innovazioni sono sempre più rapide e ora è in atto un vero e proprio cambio di paradigma nell’approccio al paziente e al tumore. Oggi la radioterapia ritaglia sul singolo caso il miglior trattamento possibile attraverso l’analisi del profilo genetico, della radiomica e l’elaborazione di dati clinici con software e algoritmi sofisticatissimi di intelligenza artificiale", ha dichiarato Vittorio Donato, presidente Airo.

Ogni seduta di radioterapia dura di solito pochi minuti e viene effettuata con macchinari di diversa complessità tecnica (acceleratori lineari, apparecchiature per tomoterapia, cyberknife, gammaknife) che lo specialista sceglie a seconda delle indicazioni.

"Può essere prescritta sia per i tumori solidi sia per i tumori del sangue, prima, durante o dopo l’intervento chirurgico, da sola o associata ad altre terapie oncologiche, come per esempio i nuovi farmaci immunoterapici. Grazie alla ricerca e alle continue innovazioni tecnologiche la radioterapia è cambiata totalmente: ora è possibile scegliere il trattamento radiante in base alle caratteristiche del tumore e della persona che si deve curare, abbreviando il più possibile le sedute e frazionando anche in modo estremo le dosi di radiazioni, colpendo il bersaglio nel modo più preciso possibile, risparmiando così i tessuti sani dalla tossicità della cura", ha sottolineato Donato, che è anche capo del Dipartimento di Oncologia e medicine specialistiche e direttore della Divisione di Radioterapia al San Camillo Forlanini di Roma.

Accanto alla chirurgia e ai tanti farmaci (chemioterapici, a bersaglio molecolare e immunoterapici) impiegati per curare i diversi tipi di cancro, anche i trattamenti radianti, una volta usati per lo più come palliativi, sono diventati un'opzione strategica cruciale. Motivo per cui il radioterapista è diventato una figura indispensabile nel team multidisciplinare che dovrebbe seguire ogni malato di tumore, affiancando i vari esperti e le loro competenze per selezionare le cure necessarie e più efficaci.

La radioterapia utilizza radiazioni ad alta energia, emesse da sostanze radioattive o prodotte da specifiche apparecchiature dette acceleratori lineari. Le radiazioni ionizzanti, dirette contro la massa tumorale, sono in grado di danneggiare il Dna della cellula cancerogena per portare alla sua distruzione. Al fine di risparmiare i tessuti sani, i fasci delle radiazioni vengono sagomati e rivolti da diverse angolazioni e si intersecano al centro della zona da trattare, dove ci sarà un quantitativo di dose assorbita totale superiore a quelle delle aree adiacenti.

Un concetto sempre più diffuso è quello dell'ipofrazionamento che si occupa di trattamenti più brevi. "Sono trattamenti più brevi, più concentrati, dove la dose radiante per ogni singola seduta è più elevata rispetto allo standard che consisteva in piccole dosi e cicli molto lunghi. Oggi grazie all’imaging che ci permette di riconoscere tumori molto piccoli e grazie alla tecnologia sofisticata si possono fare trattamenti ipofrazionati selettivi, più convenienti perché il paziente deve recarsi in ospedale non 40 volte, ma 5. Inoltre, somministrando una dose più elevata e mirata sulle cellule cancerose (risparmiando i tessuti sani) il trattamento è più efficace e la percentuale di guarigione è maggiore", ha indicato Barbara Jereczek, direttore della Divisione di Radioterapia all'Istituto Europeo Oncologico di Milano e coordinatore del Comitato scientifico di Airo.

.Il radioterapista ha inoltre la possibilità di vedere quello che l’occhio umano non percepisce, l’infinitamente piccolo, grazie all’integrazione di genomica e radiomica con la clinica. L’intelligenza artificiale aiuterà a costruire modelli di intervento per singolo paziente e singolo tumore. L'obiettivo finale è quello di avere trattamenti migliori, più guarigioni e soprattutto un migliore controllo della malattia, e poter prevedere la risposta del singolo malato per poter meglio calibrare tutta la strategia terapeutica.

"L’intelligenza artificiale, per la quale siamo solo all’inizio anche se sta aprendo nuovi scenari di cura, consente attraverso software e algoritmi sofisticatissimi l’analisi delle immagini TAC, risonanza magnetica e PET e permette d'individuare quelle caratteristiche tumorali che non sono esplorabili dall’occhio umano e che permettono di fare una predizione sulla risposta del paziente e del tumore al trattamento radioterapico. Attraverso queste avanzatissime tecnologie è possibile monitorare le modifiche del corpo del paziente e della neoplasia e adattare il trattamento. Se riusciamo a capire di più dalle immagini arrivando laddove l’occhio non vede possiamo caratterizzare meglio la neoplasia e scegliere di intensificare o ridurre il trattamento", ha specificato Jereczek, che è anche professore ordinario di Radioterapia all'Università degli Studi di Milano.

"Genomica, radiomica e intelligenza artificiale sono novità in parte già attive in alcuni centri italiani. È una realtà che si sta consolidando attraverso studi scientifici, alcuni dei quali hanno già dato buoni risultati quanto a efficacia e miglioramento della qualità della vita dei pazienti, per quanto riguarda alcune tipologie di tumori", ha aggiunto Donato.

Nonostante i molti progressi compiuti, resta il fatto che il 40% dei macchinari in Italia è ancora troppo vecchio: quelli nuovi, più potenti e precisi, sono anche più veloci. Più volte gli specialisti Airo hanno sottolineato l'urgenza si aggiornare e ampliare il parco macchine nel nostro Paese, ma nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) trova spazio anche l’ammodernamento del parco tecnologico negli ospedali italiani, con un investimento di 1,19 miliardi di euro previsto per l’acquisto di 3.881 nuove apparecchiature e di macchinari ad alto contenuto tecnologico, tra cui gli acceleratori lineari per la radioterapia, che dovranno poi essere distribuiti in maniera equa su tutto il territorio nazionale in modo da coprire le necessità dei malati in tutte le regioni.

"L’innovazione tecnologica, per quanto preziosa, non può però prescindere dalla componente umana, il radioterapista oncologo con la sua esperienza e competenza resta il cardine del trattamento. Per aiutare pazienti, familiari e medici di base, poi, il sito di Airo (www.radioterapiaitalia.it) contiene informazioni che rispondono alle domande più frequenti; uno spazio dedicato a materiale informativo sulle radiazioni, sui loro effetti rispetto al tipo di tumore, sui benefici del trattamento, sui possibili effetti collaterali e come mitigarli. Infine il sito contiene la mappa di tutti i centri radioterapici attivi in Italia e una sezione per la formazione e l’aggiornamento, con incontri rivolti anche ai medici di base che sono i primi interlocutori dei pazienti. Abbiamo inserito anche un documento sul vaccino anti-Covid e sui pazienti più fragili per i quali si raccomanda la vaccinazione", ha concluso Roberto Pacelli, responsabile della Radioterapia al Federico II di Napoli e membro del Consiglio direttivo Airo.