Oltre la metà delle donne non aderisce alle campagne di screening oncologico

Oltre la metà delle donne non aderisce alle campagne di screening oncologico

  • di Redazione
  • 21 Maggio 2025
  • Italia ed estero

Nel 2023 milioni di cittadini non hanno ricevuto o hanno ignorato l’invito a sottoporsi a uno screening oncologico gratuito, soprattutto nel del sud. Guardando l’altra faccia della medaglia si può notare che non sono stati diagnosticati oltre 50mila casi di tumore o di lesioni precancerose.
Lo ha calcolato la Fondazione Gimbe sulla base dei dati del Report dell’Osservatorio Nazionale Screening (Ons),  network che monitora gli screening oncologici offerti dal Servizio Sanitario Nazionale (Ssn). 
Si è notato in particolare che la metà delle donne che dovrebbero sottoporsi allo screening per il tumore del seno e della cervice uterina non si presenta all’appuntamento. Se si osserva il tumore del colon retto la percentuale sale al 65% .

"Nel 2023 - spiega il Presidente Nino Cartabellotta - la mancata adesione ai programmi di screening organizzati non avrebbe consentito di identificare circa 10.900 carcinomi della mammella, di cui quasi 2.400 invasivi di piccole dimensioni; di quasi 10.300 lesioni pre-cancerose del collo dell’utero; e per il colon-retto di oltre 5.200 tumori e quasi 24.700 adenomi avanzati. Complessivamente si tratta di oltre 50 mila lesioni la cui identificazione avrebbe consentito di avviare il percorso per una diagnosi precoce e, ove necessario, per una terapia efficace . Complessivamente, nel 2023 quasi 16 milioni di persone (15.946.091) sono state invitate ad eseguire un test di screening, ma solo 6,9 milioni (6.915.968) hanno aderito, con marcate differenze di adesione sia fra i tre programmi sia, soprattutto, tra Regioni e macro-aree del Paese".

La media nazionale di adesione allo screening mammografico è del 49,3%, ed esiste un grande gap da nord e sud: si passa dall’82,5% della Provincia autonoma di Trento all’8,1% della Calabria. 

Se si fa riferimento allo screening del collo dell’utero si osserva che nel 2023 sono state invitate 3.982.378 donne, di cui il 71,3% (n. 2.838.955) con test HPV e il 28,7% (n. 1.143.423) con Pap-test. Complessivamente, è stato invitato il 111% della popolazione target, con forti differenze tra Regioni: dal 162,9% della Puglia al 61,5% della Calabria. "Le percentuali superiori al 100% - spiega Cartabellotta - registrate in ben 12 Regioni, lasciano presumere un numero molto elevato di recuperi degli inviti non effettuati negli anni segnati dalla pandemia". La media nazionale di adesione allo screening cervicale è del 46,9%, con forti disparità tra le Regioni: dal 78% della Provincia autonoma di Trento al 17% della Calabria.

Nel 2023 è stato invitato il 94,3% (n. 7.945.956) della popolazione target per la prevenzione del colon retto. Sono state evidenziate marcate differenze regionali: dal 118,6% dell’Emilia-Romagna al 55,9% della Sardegna. La media nazionale è del 32,5%, con un’adesione che varia  dal 62% del Veneto al 4,4% della Calabria. Tutte le Regioni del Mezzogiorno, ad Capita anche che svariate persone, soprattutto nel caso dei controlli mammografici e per il tumore della cervice uterina, scelgono vie diverse da quella dello screening organizzato. 

"È evidente che sul fronte degli inviti molte Regioni, in particolare del Sud, devono migliorare le proprie capacità organizzative. Ma, la principale criticità rimane la scarsa adesione agli screening: servono maggiori informazioni, strategie di comunicazione efficaci e coinvolgimento attivo dei cittadini", conclude Cartabellotta. "Perché aderire agli screening organizzati significa diagnosi precoce, trattamento tempestivo delle lesioni pre-cancerose, un numero maggiore di guarigioni definitive, meno sofferenze per i pazienti, costi minori per il SSN e, soprattutto, meno decessi per tumore".