Olaparib può ridurre il rischio di recidiva di alcuni tumori al seno con mutazione BRCA

Olaparib può ridurre il rischio di recidiva di alcuni tumori al seno con mutazione BRCA

  • di Redazione
  • 8 Giugno 2021
  • Italia ed estero

Olaparib è un valido alleato nel combattere il tumore alla mammella! Questo è quanto emerge da uno studio tra i più importanti presentati al congresso dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO), il principale appuntamento mondiale dedicato alla lotta al cancro. Si è infatti evidenziato che se il farmaco viene utilizzato dopo l'intervento chirurgico di rimozione del tumore al seno, riduce sensibilmente le probabilità di recidiva nelle giovani donne con neoplasia HER2- e positive alle mutazioni nei geni BRCA.
Una delle strategie più diffuse per ridurre il rischio di sviluppare recidive nel tumore al seno attualmente prevede la somministrazione, subito dopo l’intervento chirurgico, di una terapia adiuvante a base di chemioterapia e terapia ormonale. Questo trattamento ha portato, negli anni, ad una netta riduzione nel numero di recidive.
Ma ogni caso di tumore al seno è differente dall'altro sia a livello di espressione dei recettori sia a  per ciò che concerne le mutazioni nei geni BRCA che oggi si calcola siano legate a circa il 10% dei tumori alla mammella. Ed è proprio in questi casi che la malattia si presenta in forma aggressiva già in giovane età. Non solo, sono proprio questi tumori ad avere maggiori probabilità di recidiva. Partendo da queste evidenze la comunità scientifica ha da tempo investito nella ricerca di molecole in grado di agire in maniera specifica sulle cellule che presentano queste mutazioni. Una di queste è olaparib, molecola sviluppata in coppia da AstraZeneca e MSD. Lo studio di fase III OlympiA ha coinvolto 1.836 donne con carcinoma mammario precoce ad alto rischio di recidiva HER2- e con mutazioni nei geni BRCA1 o BRCA2, incluso il tumore triplo negativa. Tali pazienti, prima del trattamento con olaparib, avevano già ricevuto una chemioterapia adiuvante o neoadiuvante standard, in seguito alla rimozione chirurgica del tumore.
In seguito ai trattamenti standard, metà ha ricevuto olaparib per un anno, l'altra metà il placebo. Dalle analisi è emerso che a 3 anni dal trattamento la percentuale di donne in vita e libere dalla malattia è stata dell'85,9% per chi aveva ricevuto olaparib e del 77,1% per il placebo. Una differenza di ben 9 punti percentuali che rappresenta un risultato storico nel trattamento adiuvante del tumore al seno. 
Questo risultato sembra prospettare un cambiamento nello standard di cura nelle donne con tumore al seno in stadio iniziale HER2- e con mutazione BRCA. La consulenza genetica diventa, dunque, sempre più importante per tutti i tumori del seno per garantire una personalizzazione delle terapie