Nuovo studio evidenzia assenza di legame tra talco e tumore ovarico

Nuovo studio evidenzia assenza di legame tra talco e tumore ovarico

  • di Redazione
  • 20 Luglio 2020
  • Italia ed estero

Usare il talco in polvere aumenta il rischio di contrarre il tumore dell’ovaio? La questione ritorna periodicamente all’attenzione generale, talvolta per le notizie di maxi risarcimenti richiesti alle aziende da persone che si sono ammalate, soprattutto negli Stati Uniti.  L’analisi di 4 studi coorte condotti su 250.000 donne ha evidenziato che non esistono correlazioni significative sul piano statistico fra l’uso dichiarato di polvere di talco e il rischio di ammalarsi di tumore all’ovaio. I risultati sono stati pubblicati nel gennaio 2020 su JAMA, la rivista dell'American Medical Association.

Il talco è stato usato, soprattutto in passato, per l’igiene e la cosmesi di bambini e adulti, per profumare e tenere asciutte parti del corpo umide, come le aree genitali. Oltre all’uso esterno, molte donne hanno utilizzato il talco su dispositivi da collocare all’interno della vagina, come i diaframmi anticoncezionali. Non c’è solo il famoso borotalco: il talco è utilizzato come componente fondamentale in cosmetici di vario tipo, ma anche in altri settori produttivi, dai materiali per l’edilizia alle pentole. Da dove arrivano le preoccupazioni per una sua eventuale cancerogenicità? Soprattutto dalle miniere da cui il talco viene estratto. A seconda dei giacimenti, infatti, può esserci la presenza di amianto, o asbesto, nota sostanza cancerogena legata a tumori gravi come il mesotelioma della pleura. Da tempo è conosciuta la pericolosità dell’amianto, che è stato messo al bando e che deve obbligatoriamente essere assente da ogni prodotto a base di talco.

L’Agenzia per la ricerca sul cancro, l’IARC, ha il compito di analizzare sostanze, agenti o elementi di vario tipo e determinare se aumentano o meno il rischio di cancro. Secondo l’IARC l’amianto è cancerogeno per l’uomo, così come il talco contenente amianto; nel 2010 l’agenzia ha classificato il talco non contenente amianto nel gruppo 3 (non cancerogeno per l’uomo), collocando in via prudenziale l’uso perineale del talco in polvere nel gruppo 2B (forse cancerogeni per l’uomo). 
Perchè l'IARC non esclude che usare talco in polvere nelle aree genitali possa aumentare il rischio di cancro? Questo perché nel corso dei decenni alcuni studi (non la maggioranza) hanno rilevato un'associazione fra i tumori dell’ovaio e il talco. Però quasi tutti gli esami condotti finora sono considerati non rigorosi, poiché per verificare la relazione tra talco e rischio di tumore dell'ovaio, le partecipanti sono state invitate a ricordare che cosa hanno fatto nel passato. Si tratta di studi "caso-controllo", con cui si cerca di capire quali eventi o comportamenti del passato sono comuni tra le persone che si sono ammalate (i "casi") e non lo sono invece tra le donne che non si sono ammalate (i "controlli"). I dati sono raccolti tramite interviste o questionari a cui i partecipanti rispondono in base ai ricordi. Tuttavia la memoria è spesso labile e influenzabile a seconda di come vengono poste le domande. Per questo i ricercatori sanno che i risultati di questi studi sono poco attendibili. Più affidabili sono gli studi detti di coorte, che reclutano un ampio gruppo di donne sane e le seguono nel tempo raccogliendo numerosi dati (tra cui per esempio il consumo di prodotti per l'igiene intima con talco) per cercare di capire che cosa differenzia le donne che a un certo punto vengono colpite dal tumore.

Sono ben note le cause giudiziarie individuali e collettive contro aziende produttrici di polveri di talco, in particolare contro un colosso della cosmetica. La logica dei giudici nel ritenere di dover risarcire un danno non è la stessa della ricerca scientifica chiamata a valutare l’esistenza di un rischio oncologico aumentato. Per questo anche in assenza di prove scientifiche determinanti, alcune sentenze hanno riconosciuto la necessità di risarcire le donne ammalate e di riconoscere le responsabilità a carico dell’azienda, ad esempio affermando che avrebbe dovuto riportare sul prodotto la possibilità di un rischio anche non accertato. Le cause sono migliaia e le sentenze di risarcimento si alternano a pronunciamenti opposti in appello. Secondo il Los Angeles Times la compagnia In questione si trova a fronteggiare circa 17.000 cause in cui è accusata di avere nascosto che la "baby powder" fosse contaminata da amianto (vincendone otto e perdendone cinque, solo nell’anno passato).

Si può dunque applicare il principio di precauzione, in armonia con la posizione dell’IARC, evitando di utilizzare prodotti a base di talco nell’area perineale e vaginale.