Giornata mondiale sul tumore Ovarico: cosa occorre sapere

Giornata mondiale sul tumore Ovarico: cosa occorre sapere

  • di Redazione
  • 8 Maggio 2019
  • Italia ed estero

L’8 maggio 140 associazioni oncologiche in 50 paesi diversi celebrano la Giornata mondiale sul tumore ovarico, il cosiddetto killer silenzioso, la neoplasia ginecologica più pericolosa che solo 6 donne su 10 conoscono e per la quale non esiste ancora alcuna forma di prevenzione e screening specifico. Ogni anno circa 295000 donne nel mondo ricevono una diagnosi di tumore ovarico e 184000 vengono a mancare a causa di questa patologia. Solo il 10% sono di origine genetico-ereditaria. E i casi sono in aumento: si stima infatti che entro il 2035 si avrà un numero annuo di 371mila nuove diagnosi, pari a un incremento del 55 per cento.

Non esiste uno screening specifico. Per questo tipo di cancro non esistono ancora efficaci strumenti di diagnosi precoce come per il tumore dell’utero (Pap test e HPV-DNA test) e del seno (mammografia). Oggi il tumore ovarico si può prevenire solo sottoponendosi periodicamente a visita ginecologica ed ecografia transvaginale e con un’efficace informazione.

Diagnosi Tempestiva. È per questo fondamentale che ogni donna impari a riconoscere per tempo i segnali della malattia che sono: sensazione di sazietà anche a stomaco vuoto; gonfiore persistente all’addome; fitte addominali; bisogno frequente di urinare; perdite ematiche vaginali; stitichezza o diarrea persistenti. La tempestività è importantissima perchè quando il carcinoma ovarico viene rilevato in fase iniziale (quando cioè il tumore è limitato alle ovaie) la possibilità di sopravvivenza a 5 anni è del 75-90 per cento. Se il tumore viene rilevato quando è già esteso ad altri organi e con presenza di metastasi, la possibilità di sopravvivenza a 5 anni si aggira attorno al 25/45 per cento.

Mutazione genetica. Sono maggiormente a rischio di contrarre questa patologia le donne nelle cui famiglie si sono verificati più casi di tumore dell’ovaio, della mammella o dell’utero. Inoltre avere ereditato una mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2 aumenta fino a 50 volte il rischio di sviluppare un tumore ovarico anche in età relativamente precoce. Oggi sapere di avere la mutazione genetica garantisce sia un’utile forma di prevenzione ma anche di cura: permette infatti alla paziente di accedere a cure più mirate sia di tipo chirurgico che farmacologico, grazie alle nuove classi di farmaci parp inibitori. Secondo recenti studi la pillola anticoncezionale riduce il rischio di tumore ovarico. I contraccettivi orali, se assunti per lunghi periodi (almeno 4 anni) abbattono il rischio di tumore all’ovaio fino al 50 per cento. Gravidanza e pluriparità (ovvero avere più figli) sono altri due importanti fattori di protezione che riducono le probabilità di ammalarsi. Anche l’asportazione delle ovaie e delle tube diminuisce del 96% il rischio di tumore dell’ovaio e del 56% il rischio di tumore al seno. L’intervento chirurgico di rischio riduzione è consigliato alle donne sane che abbiano ereditato una mutazione BRCA e che siano al termine della vita riproduttiva, in genere intorno ai 40 anni, quando il rischio di tumore ovarico aumenta in modo considerevole.