Cancro e casualità

Cancro e casualità

  • di Redazione
  • 6 Aprile 2017
  • Italia ed estero

Tra le cause del cancro la casualità

Tra le cause del cancro fumo, vita sregolata, alcol, cattiva alimentazione e casualità.  Sì, casualità, esistono anche i casi in cui la scienza non può dare risposte. Ad affermarlo sono Bert Vogelstein e Cristian Tomasetti, rispettivamente genetista e biostatistico della Johns Hopkins University di Baltimora, che nel 2015 su Science risposero con uno studio tradotto dalla stampa così: "Di cancro ci si ammala per caso e per sfortuna".

Di recente i due ricercatori hanno pubblicato su Science la seconda puntata della loro ricerca.

Una cellula normale diventa tumorale quando nel suo Dna si accumulano almeno due o tre mutazioni che la fanno "impazzire". Vogelstein e Tomasetti hanno calcolato oggi che ben due terzi di queste mutazioni dipendono proprio da errori casuali, che le cellule normalmente fanno quando si dividono e replicano la loro doppia elica. "E che avverrebbero comunque, qualunque cosa facciamo. Anche andando a vivere su un pianeta con l'aria pulita, senza raggi del sole e mangiando solo cose sanissime, queste mutazioni ci farebbero ammalare lo stesso" spiega Vogelstein, che alla Johns Hopkins è condirettore del Kimmel Cancer Center.

"Il paradigma tradizionale è che il cancro ha cause ereditarie, ambientali e legate agli stili di vita" spiega Tomasetti, italiano da 15 anni negli Usa. "Noi all’inizio volevamo quantificare il peso di ciascuna di queste cause. Per farlo avevamo bisogno di eliminare il cosiddetto rumore di fondo: i fattori legati al caso. Ma andando avanti con le nostre statistiche ci siamo accorti che il caso non era affatto un rumore di fondo. Anzi, giocava un ruolo principe nel causare le mutazioni del Dna che a loro volta causano il cancro".

Ogni volta che una cellula si divide, in ciascuno dei tessuti del nostro corpo, lascia nel Dna degli errori di copiatura. "Da tre a sei per ogni duplicazione" precisa Tomasetti. "E negli 80 anni della vita di un uomo una cellula può dividersi fino a 5mila volte". Queste "sviste" possono avvenire ovunque nella doppia elica. Spesso non hanno conseguenze, ma se toccano uno dei geni che promuovono il cancro e se si accumulano una dopo l’altra, possono far nascere la malattia. "Più alto è il numero di divisioni cellulari che avvengono in un tessuto", aggiunge il ricercatore, "più alto è il rischio di ammalarsi. L’epitelio che riveste il colon, ad esempio, si rinnova completamente ogni 4 giorni. Idem per la pelle. Anche nel seno le replicazioni cellulari sono molto frequenti. Non a caso questi tessuti sono più colpiti dai tumori rispetto al cervello, dove i neuroni non si dividono mai o quasi".

Mettendo insieme tutti i tipi di tumore (i ricercatori ne hanno studiati 32 in 69 paesi) si arriva al dato complessivo del 66% delle mutazioni dovute al caso, mentre il 5% è legato a fattori ereditari e il restante 29% è imputabile a stili di vita scorretti.

Perché avvengano questi errori di copiatura è presto detto. "Le alterazioni del Dna sono il motore dell'evoluzione. E quindi possiamo dire che i tumori, della nostra evoluzione, sono l'effetto collaterale" spiega Vogelstein.

Uno dei filoni di ricerca più nuovi, seguito alla Johns Hopkins ma non solo, "è quello delle biopsie liquide, che mi fanno guardare al futuro con ottimismo" spiega Tomasetti.