Una giornata particolare

Una giornata particolare

  • di Redazione
  • 8 Maggio 2018
  • Rita, poesie e non solo

Ritorna l’appuntamento del martedì con la rubrica curata dalla nostra magica Rita Meleddu


Ogni giornata in ospedale è sempre una giornata particolare.  Sebbene vi abbia passato tantissime giornate, ognuna è stata diversa dall' altra pur essendo delle volte simile.  Vi voglio raccontare una giornata ospedaliera tipo.
Ci si alza al mattino prestissimo (alle 4:00), ci si prepara, si riordina la casa (non sia mai partire con la casa in disordine) e si va. Si arriva in ospedale anche prima delle 6:00. Ci accoglie un silenzio irreale, ovattato. Elio, mio marito, va a prendere il biglietto col numeretto che mi seguirà per esami, visite varie e terapia. Io entro nella cappella dell'ospedale e nonostante il sonno che mi perseguita recito il Rosario o faccio una preghiera per tutti. Verso le 7:15 iniziano i prelievi sanguigni. Sono sempre tra i primi a farli, così ho speranza che anche i miei esami arrivino presto e l' oncologa li possa consultare tempestivamente. Ecco perchè arriviamo prestissimo in ospedale! Fatto il prelievo ci vuole un po' di relax e una bella colazione. Il momento di tutta la mia giornata ospedaliera che amo di più. Usciamo dall'ospedale per recarci in un bar tranquillo e riservato. Questi momenti sono dedicati solo a noi. Tutto il resto rimane fuori, anche la malattia.  Dopo la pausa ristoratrice si torna in ospedale e ci si predispone all'attesa della chiamata da parte della dottoressa. Bisogna armarsi di pazienza e aspettare. Per far passare il tempo faccio ricorso alla " Piccola biblioteca" presente in ospedale, leggo un libro e il tempo passa più veloce. Arriva finalmente la chiamata dell'oncologa. Si parla, si fanno supposizioni, si aggiustano le cure e, se sono arrivati gli esami e il loro esito è buono, la dottoressa dà l' ok per le terapie. Questo è il momento più bello (dopo la sosta al bar si capisce) perché vuol dire che farò le cure e non devo tornarmene a casa con la coda tra le gambe come è accaduto altre volte, sebbene pochissime. Ecco, ora c'è da attendere. Avere anche il numero uno non vuol dire che farò la chemio per prima. Bisogna che la dottoressa mandi lo schema con la terapia in farmacia, qui provvederanno alla diluizione del farmaco che poi torna nei piani superiori dell’ospedale in attesa della somministrazione. Naturalmente non sono sola . Tantissime persone attendono nella sala d'attesa. Tutte devono fare la terapia e anche qui bisogna aspettare. Capita il giorno fortunato nel quale si deve attendere poco e capita quello più pesante nel quale occorrono delle belle ore. Ma a me poco importa.  Sono lì per curarmi e la pazienza non mi fa difetto. Come tutti preferirei tornarmene a casa presto ma se c'è da aspettare, aspetto senza fiatare. Finalmente una delle dolcissime e pazienti infermiere chiama il mio numero. Felice come una Pasqua raggiungo le salette dove si praticano le infusioni. Sono stanze che possono ospitare due pazienti. Se si ha voglia di fare due chiacchiere si fanno, altrimenti ognuno sta con i propri pensieri. Chi legge, chi dorme, chi ascolta musica. Insomma si fa quello che si vuole. La mia terapia è abbastanza veloce. Dura generalmente meno di due ore, comunque pur durando relativamente poco, è raro che io lasci l'ospedale prima delle 14 o anche le 15. Finite le terapie e salutate le infermiere che sono il nostro sostegno durante tutto il percorso di cura, si torna a casa non prima di essere passati a fare la spesa. Un classico! Qualcosa serve sempre. Io devo comprare giusto due cose e non si sa come, ogni volta esco dal supermercato col carrello pieno. Ora si intraprende il viaggio di ritorno. Ancora un' ora e saremo a casa. Arrivati nel nostro focolare domestico ci riposiamo un po' e poi si riprende la solita vita perché essere ammalata non ti esime dai tuoi doveri. Fare la spesa appunto, riordinare la casa, preparare la cena. Così trascorre il tempo e a notte fonda si conclude la nostra lunghissima giornata ospedaliera che detta così sembra semplice, ma alcune volte è veramente pesante e stancante.  Ma se si vuole vivere bisogna fare tutto quanto è nelle nostre possibilità, e allora ben vengano anche queste giornate. E auspico che per me ce ne siano tante altre ancora.