Mai una gioia...

Mai una gioia...

  • di Redazione
  • 6 Novembre 2018
  • Rita, poesie e non solo

Ritorna l’appuntamento del martedì con la rubrica curata dalla nostra magica Rita Meleddu

Oggi mi apprestavo a raccontare qualche aneddoto spiritoso o anche serio della mia vita, poi improvvisamente ho cambiato idea. Parlerò della mia schiena bloccata. Che argomento interessante! Ma proverò anche in questo caso a trovare il buono in un tema non proprio lieto. Dunque, dopo una settimana non esattamente bella per certi accadimenti che forse prima o poi racconterò, ma tutto sommato tranquilla dal punto di vista della malattia, stavo decidendo di andare in cimitero a trovare i miei morti (e i morti in generale aspettano sempre che qualcuno li vada a trovare e ne hanno proprio piacere), e poi si è messo a piovere… Mi si è bloccata la schiena e va da sé che non sono andata da nessuna parte. I morti aspetteranno a meno che non vogliano subito la mia compagnia perenne e allora il problema di andare o meno a trovarli non si porrà. Per ora, potendo, vorrei stare ancora qui, poi quando sarà il momento partirò. Tanto come cantava Renato Zero ne "Il carrozzone ", uno alla volta si scende anche noi. Se non altro la morte non è discriminante, prima o poi ci prende tutti. Ma torniamo alla mia schiena. Al mattino, mentre sbrigavo le faccende domestiche, devo aver fatto qualche movimento sbagliato e ho sentito come uno scricchiolio all’altezza delle vertebre lombari, " craaaaac". Ahia, che dolore! Ho capito subito che mi avrebbe fatto soffrire. Non è la prima volta che mi blocco nel corso degli anni. Delle volte si è risolto subito, delle altre ci sono volute iniezioni a base di antinfiammatori, e tanta fisioterapia con massaggi, laser e cose varie. Il dolore è terribile, ormai lo conosco, ora è tutto più complicato dal fatto che non posso assumere antinfiammatori per via dei reni, e devo cercare di risolvere con paracetamolo e cortisone. Mio marito voleva che chiamassi la guardia medica, vista l'impossibilità fisica di recarmi io in pronto soccorso. Ho segnato il numero della guardia medica ma ancora non l' ho chiamata. Se riesco a risolvere da sola bene, altrimenti certo che la chiamerò. Ma immagino la faccia che farà il dottore non appena gli dirò che ho un tumore e pure avanzato, ma giusto un pochino...( qui siete autorizzati a ridere!). Praticamente non ho una zona del corpo libera da tumore. Sono un rudere altro che ridere! Perché immagino che il medico di guardia mi guarderà con l'espressione tipica di chi vede un fantasma, poi si esibirà in tutta una seria di : "Ma io non so… Lei ha anche un tumore... Non so cosa fare per lei... E se le faccio male invece che bene?" Me lo immagino perché è già successo e più di una volta, ma allora potevo spostarmi con le mie gambe e recarmi io stessa al pronto soccorso o alla guardia medica. Sono sempre dell' avviso che meno disturbo do alle persone, meglio è. Poi quando mi capita? Sabato e domenica o festivi! Ogni volta resisto fino allo stremo perché sono tonta di natura e, come già detto, non voglio arrecare disturbo a chicchessia, anche se spesso così facendo, poi disturbo il doppio. Ma racconterò brevemente le mie esperienze con la guardia medica.  Lascio perdere il pronto soccorso perché ci potrei scrivere un'altra storia e già mi allungo così...
Dunque, un giorno di tanti anni fa andai dalla guardia medica dopo una notte e una mattina di dolori atroci. Come al solito erano un sabato e una domenica. Quella volta furono il biglietto da visita delle metastasi alle vertebre dorsali.  Lo spasmo insorse improvviso e non mi lasciò, lancinante, fisso, ossessivo, non mi dava tregua. Mi sembrava di ricevere cento coltellate e che mi squartassero le spalle. Terribile. Se avessi dovuto quantificare il dolore da uno a dieci, senza esagerare avrei detto cento! Mi venne la febbre, la nausea ed ero più gelata di una statua di marmo. Che fare? La notte passò così: camminando in casa da una parte all' altra. Non potevo stare neppure seduta, né sdraiata, né semisdraiata. Nulla! Il dolore era insostenibile.  Sebbene la domenica avessi chiamato il medico di famiglia, all'epoca già in pensione e mio vicino di casa, in un minuto fu da me. Si stupì per il malore fortissimo. La mia fortuna è che non mi lamento e neppure per molto e dunque vengo creduta subito. Mi fece mezza puntura di Toradol. Io insistevo che me la facesse tutta ma lui non volle. Disse che era troppo forte e anche metà sarebbe stata più che sufficiente. Morale, il dolore non cessò né diminuì, anzi, aumentò. Il medico non volle osare oltre e mi mandò dalla guardia medica o al pronto soccorso. Mi recai all’ospedale di Isili e ricordo che prima tentai al pronto soccorso, ma era pieno e dovetti desistere. Poi suonai il campanello della guardia medica. Aprì il medico e ci fece accomodare. Gli esposi il problema, mi ascoltava attentamente, ma giustamente dovetti dirgli che avevo un tumore. Apriti cielo. Fece quasi un balzo. Se avesse visto Linda Blair in persona, quella del film "L'esorcista " avrebbe avuto uno sguardo meno spaventato.  Un tumore???? E io :"Sì, un tumore, ma la prego, mi aiuti, ci sarà qualcosa che può fare per me!" Non ho detto che il nostro ospedale Oncologico non è dotato di pronto soccorso e se il paziente sta male nel fine settimana si deve arrangiare. Alla fine, dopo trattative vari, e mi diede il "Coefferalgan". Quasi gli baciavo i piedi. Non avevo mai provato quel farmaco e devo dire che mi aiutò. Il dolore si affievolì di molto e il giorno dopo potei recarmi, seppur piangente, in ospedale. Feci una risonanza urgente che mostrò appunto metastasi a due vertebre dorsali. Si presero provvedimenti. Certo non fu assolutamente una passeggiata, fu una cosa lunga e dolorosa, ma almeno venni fuori da quelle metastasi.
Altro episodio con la guardia medica: due anni fa cominciai ad avere mal di gola i giorni precedenti il Natale. Ma poca roba. Il giorno di Natale invece stavo piuttosto male e il 26 dicembre la situazione precipitò. Non avevo febbre ma il mal di gola era insopportabile, gola in fiamme. Completamente infuocata. Non riuscivo neppure a mandar giù la saliva né a parlare. Per quello poco male, se ne sarebbero avvantaggiate le orecchie di Elio! A questo punto visto che ognuno conosce il suo pollo, in questo caso io conosco me stessa e sapevo che senza antibiotico non avrei avuto miglioramento, si decise di andare immediatamente dalla guardia medica. Si ripetè la scena già vista anni prima. Il medico non era lo stesso che mi aveva visitato tempo fa, ma dovevano essere parenti o simili perché finché gli dissi che avevo un forte mal di gola e non era un eufemismo, mi ascoltò e mi guardò come a dire : "Ah, questa me la sistemo subito, un minuto e me la sbrigo, niente di che". Racconto spesso questo episodio perché la situazione cambiò non appena gli dissi: "Ho un tumore avanzato". La sua faccia csi trasformò come quella di chi vide in un sol colpo Linda Blair, sempre lei, preda dei vomiti e con gli occhi bianchi e iniettati di sangue rivolti verso l' alto, o Belfagor il fantasma del Louvre, terrore di noi piccoli degli anni '60/'70 o il protagonista di Shining.
Dicevo che il medico cambiò espressione in un attimo e mi fece: "Signora mi dispiace per il tumore", e io prontamente: "Non si preoccupi per il mio tumore che in questo momento non mi sta provocando dolore, ma pensi alla mia gola, la prego!"
Che me ne fregava in quel momento del tumore. Avevo un  fuoco in gola e dovevo spegnerlo! Alla fine naturalmente il medico mi diede l' antibiotico e tutto si risolse, non prima però di aver girato mezzo mondo prima di trovare una farmacia aperta essendo il giorno di Santo Stefano.  Ecco perché esito a rivolgermi alla guardia medica. Devo dire, a loro difesa, che non è facile neppure occuparsi di una persona che non conoscono, e che ha una storia clinica particolare. Tornando alla mia schiena, dite la verità che vi eravate ormai dimenticati della trama di questo racconto? Ora la paura è anche che si tratti di metastasi. Ho varie metastasi ossee disseminate qua e là, è vero che sono osteoaddensanti e quindi meno facili alla frattura, ma chi lo sa? Con un tipo subdolo e astuto come il tumore c'è da aspettarsi di tutto. Però voglio sperare che non sia così, certo il dolore è molto forte a seconda del movimento che faccio. Ieri notte non riuscivo ad alzarmi dal divano. Ci provavo ma niente da fare. Riuscivo a sollevarmi fino a un certo punto poi ricadevo a sedere. Questa storia è durata un bel po' finchè mi sono aggrappata a mio marito e cercando di ignorare il dolore veramente forte, sono riuscita a raggiungere la camera da letto e a sdraiarmi, finalmente. Ho potuto dormire un po', al momento di alzarmi sono tornati i dolori ma piano piano sono riuscita ad entrare in cucina dove, dolore o non dolore, ho gustato una bella colazione. Ora sento il malore forte ma se sto in determinate posizioni lo sento di meno. Per cui niente divano ma sedia con spalliera alta e cuscini per appoggiarmi. Me ne sto così, ferma, immobile, rigida come una regina sul trono. Solo che qui non ci sono giullari per farmi ridere; ma per quello basto io, né  sudditi ai miei piedi, in attesa di ordini.
Quando invece riesco ad alzarmi, dopo i primi momenti nei quali sono costretta a camminare piegata, mi metto dritta, col petto (che vorrei ricordare non c'è più) in fuori, e cammino tutta impettita, tronfia oserei dire, più di un gallo nel pollaio, mi manca solo di fare "chichirichiiiiii" e siamo a posto. Chissà quante galline cadrebbero ai miei piedi. Ma ho seri dubbi anche su quello. Per ora mi tengo la schiena bloccata sperando di non avere necessità della guardia medica né di altro ma che il dolore mi faccia la grazia di andarsene così come è venuto.  E basta... mai una gioia!