La paura ritorna, la conferma!!!

La paura ritorna, la conferma!!!

  • di Redazione
  • 19 Dicembre 2017
  • Rita, poesie e non solo

Continuano le avventure della nostra cara Rita Meleddu che racconta passo per passo il suo percorso.

Varicella!! La dottoressa non finisce di esclamarlo che già mi sollecita a chiudermi in casa in isolamento. Posso essere contagiosissima per donne incinte e infanti.  Ora ditemi voi, vedete donne incinte da qualche parte? Io no! Neanche mezza.  E bambini? Proprio a cercarli con il lanternino, possono essere poche decine. Devo poi avvisare in dh dove sono seguita perché potrei aver contagiato mezzo mondo. 

Esagerati! Io tutto questo allarmismo lo trovo ingiustificato.  Io devo avvisare tutti. Ma nessuno pensa a me. Chi mi ha contagiato? Salti fuori se ha il coraggio. Sono convinta che se di varicella si tratta, l'ho presa in ospedale.  Da  qualcuno che in quel momento poteva anche non sapere di avere la varicella, ma dopo si che lo sapeva e se n'è guardato bene dall'avvisare.  Comunque non sono qui per fare il processo alle intenzioni del varicelloso impostore e cosciente che ormai ho la varicella, mi attivo per avvisare tutti. Il reparto, il mio medico di famiglia e la mia infermiera personale. 

Comincio a pensare che non era varicella. Oppure doveva essere una varicella poco potente. Oh, non ho contagiato nessuno. Che razza di malattia mi sono beccata? A me piace fare le cose in grande. È vero che mi sono chiusa in casa subito, ma con tutte le persone con cui sono venuta in contatto prima, non aver provocato nessun contagio, non è un vanto né per me, né per la mia varicella. Deve essere una varicella di serie B. 

Ad ogni buon conto, dal momento stesso in cui so di avere questa malattia (perché mi mancava), mi sento un'appestata. Ci mancava solo che mi legassi una campanella al collo, mi gettassi su un carretto e aspettassi  i monatti per condurmi al Lazzaretto. Potrei stracciarmi anche le vesti e darle fuoco come si faceva ai tempi della peste, per evitare ogni possibilità di contagio.  Si  sa che il fuoco disinfetta tutto, ma durante le epidemie di pestilenze, c'erano intanto poche conoscenze mediche,  cioè nel 1600 e qualcosa quando scoppiò la peste a Milano (lo so perché ho letto i "Promessi sposi", non perché sia sapientona).

Immaginate se uno passando attraverso le cataste di cadaveri, avesse chiesto ai pochi sopravvissuti: "Scusi buon uomo, dove fanno la Cyber knife?" Questi l'avrebbe guardato male e avrebbe risposto:"Ma cuse l'è la Saibernaif?", non avrebbe atteso risposta e avrebbe proseguito a camminare tra i morti e i lamenti strazianti degli agonizzanti. Non capisco perché oggi sono così macabra ma ormai ho preso questa strada e devo continuare. Ma era giusto per far capire cose che del resto già sappiamo, e cioè che le conoscenze mediche all'epoca erano quelle che erano. 

Certo non c'era la terapia del dolore che sollevava i morenti da atroci dolori. E l'igiene era altresì scarsa. Questo facilitava, anzi agevolava il diffondersi della peste e di tutte le malattie contagiose. I morti per peste venivano ammassati su dei carretti. I loro vestiti (per chi li aveva) bruciati, come tutte gli oggetti con cui venivano in contatto. I pagliericci su cui giacevano, anche loro dati alle fiamme. Ma considerando l'estrema povertà e la promiscuità nella quale i malati vivevano, è lecito pensare che non appena uno sventurato esalava l'ultimo respiro, un altro ne prendeva il posto nello stesso giaciglio, senza guardare tanto per il sottile e senza cercare il pelo nell'uovo. Che casomai l'uovo se lo mangiavano, vista la fame che imperava e che talvolta mieteva più vittime della peste.

Non appare neppure fantascientifica l'ipotesi che neppure i vestiti e gli oggetti dei morti venissero tutti bruciati. Chissà quanti poveri indigenti addetti al trasporto e all'eliminazione delle vesti contaminate, anziché bruciarle, non le abbiano essi stessi indossate o vendute a dei poveri diavoli disperati quanto loro, incrementando cosi la diffusione della spietata malattia e del macabro mercato nero dell'orrore.  Ho già detto che non so perché mi sono incartata con questa storia della peste, ma tant'è, ce lo teniamo.

Oggi ero decisa a risolvere l'enigma. Sarò andata a Milano? Avrò fatto la Cyber knife? Ancora un po' di pazienza.  La settimana prossima ne verrete a conoscenza.  Anche se ora che ci penso, mi è successa una cosa che...